miércoles, junio 28, 2006

Religione? Libertà di?

L'altra notte mi ha chiamato Dadda, mio fratello (come ama chiamarlo Ale, mia sorella). Mi ha chiesto di trovargli un'epigrafe giusta per la sua tesi di laurea sulla libertà religiosa. Abbiamo cercato entrambi su internet e ci siamo accorti di come tutti (o quasi) gli aforismi che concernono la religione siano in realtà frasi "storiche" anti-religione. Si va da Marx (secondo il quale la religione, come sanno tutti, anche senza aver mai letto Marx, è "l'oppio dei popoli") a Cesare Pavese ("E' religione anche non credere in niente"), passando per l'autore dei Miserables ("La religione non è altro che l'ombra gettata dall'universo sull'intelligenza umana") e per l'esiliato di Sant'Elena ("La religione è ciò che trattiene il povero dall'ammazzare il ricco", il più cinico di tutti, Napoleone, a quanto pare...). Come risolvere la questione? Ho pensato: vediamo cosa dice Ghandi al riguardo e salta fuori questo: "Dio non ci dimentica mai, siamo noi che dimentichiamo Lui", frase fatta, sembra una cosa da nulla, poi ci rifletto, non puoi metterla ad epigrafe di una tesi in cui si difende la libertà religiosa e questo mi sa troppo di cattolico per essere abbastanza "onnicomprensivo", ci rinuncio, Da, pensaci te, io non riesco a trovare una frase adatta, che ci possiamo fa? Nel frattempo, dall'oggi al domani, come suolsi dire, mi sono trovato a fare l'ennesimo trasloco. Da una strada centrale alla periferia, in compagnia di due mie care amiche, studentesse anche loro, di "Periodismo", come si dice da queste parti, traducibile con "Giornalismo", ma non esiste, forse, o mi sbaglio, e c'è, eccome, l'espressione esatta: "Scienze delle comunicazioni", sì, potremmo tradurlo così, anche se qui, da dove sto scrivendo, mettono l'accento solo su uno dei molti mezzi di comunicazione a disposizione, evidentemente.

E fa sempre molta impressione vedere come il corpo deve re-imparare tutto daccapo, come devi riabituarti a calcolare le distanze tra te (il tuo corpo) e gli oggetti esterni che ti circondano e con cui non hai affatto (ancora) confidenza (per cui, diciamoci la verità, diventa complicato anche solo azzeccare, meglio, centrare, la posizione dell'interruttore di notte, quando la casa resta immersa nell'oscurità e le tue amiche dormono sonni tranquilli e tu soffri di caldo e muori d'insonnia e ti ricordi che esiste anche la tua vescica, che è inutile, è sciocco far finta di nulla, cazzo, quest'interruttore deve pur esserci, deve pur spuntare prima o poi da qualche parte prima che poi sia troppo tardi e la vescica minacci pipì sulle lenzuola, nemmeno i bambini, su, dai, accidenti, ma dove sarà mai, in questa casa non si vede una cippa, azzo...). E fa sempre piacere assaporare il nuovo ordine delle cose: l'asciugamo lindo accanto al lavandino, il bagno stesso impregnato dai profumi delle tue amiche, la tazza pulita, non come quella che lasciano i tuoi coinquilini a Roma, la doccia funzionante (mi sono fatto una doccia per provare a combattere l'insonnia: ma invano. Fa troppo caldo. Allora, ho pensato: ora mi guardo un film allucinante, uno di quei film che ti fanno calare la palpebra e ti fanno addormentare ipso facto e hic et nunc, qui ora subito e all'istante, e mi son messo a vedere Mr Smith va a Washington dello strappalacrime (e strappapalle, a volte, diciamoci la verità) Frank Capra, quello de La vita è meravigliosa.

Macchè, mi è piaciuto, mi ha coinvolto seguire le arringhe di James Stewart al senato degli Stati Uniti d'America, ispirato dal più sano e idealista senso civico e dalla statua dello stesso (sè medesimo in persona) Abramo Lincoln...Come difendeva la sua causa, il bravo ragazzo venuto dalla provincia e ignaro (completamente all'oscuro, pivello com'è) degli ingranaggi e dei colpi bassi e dell'ipocrisia materialista imperante all'interno di quello che si suppone sia uno degli organi basilari per il corretto e buon funzionamento della politica americana...Dio, quanta retorica, e quante scene costruite apposta per emozionare lo spettatore ingenuo, mi domando come avranno reagito davanti a quel film i milioni di americani che sono andati a vederlo quand'era ancora solo una novità in cartellone, quanti lo rivedono oggi (a parte me, che sono un caso appunto "a parte") e se Bush non gli abbia dato un'occhiata, facendosi venire qualche rimorso di coscienza (ma avrà la coscienza uno che si fregia di esportare la democrazia con la guerra? Bah).

E poi ci penso, ci rifletto e mi sovviene che oggi - o ieri? Sto perdendo i colpi - è il 29 e io e Alyssa festeggiamo il mesiversario (sic!), ogni mese lei si ricorda del giorno in cui ci siamo messi insieme, lungo le rive dell'Arno, quando io, invece, smemorando di natura, non ci faccio mai caso, e allora perchè, mi domanda giustamente Alyssa, te ne ricordi sempre quando sei lontano? E che ne so, le ho rispost, che cavolo ne so io, forse sono masochista e mi piace soffrire al ricordo di te e del tuo corpo e dei tuoi baci e delle tue carezze, quando so per certo che dovrò aspettare ancora molto prima di tornare ad assaggiarli (i baci) e a risentirle (le carezze) e rivederlo in figura intera e in versione nature (il corpo). Ebbene, sì, Alyssa mia: oggi "facciamo" 5 anni e 2 mesi e io non so più come fare per spiegartelo: ti voglio bene. Anche se a volte sembra tutto il contrario e ti tratto male e ti faccio del male e mi meriterei un tuo vaffanculo vita natural durante... Comunque, sappilo: l'asinello è accanto al Don Quijote in legno e mi ricorda di "provarle tutte... e di non mollare mai!"
Dunque, vediamo. E' notte. Fa caldo, nella capitale del regno (quale? Uno qualunque, fate vobis). E' la prima volta che mi sento osservato: da un lettore futuro, da un altro-da-me possibile, potenziale e futuro di cui ignoro volto, età, sesso, tutto. Come si sente colui che intraprende la scrittura di un diario personale sapendo che verrà letto da qualcuno? Come ipotizzare e ipostatizzare quel destinatario plurimo e senza volto? Divago, deliro. De-lirare: s-va(n)gare oltre i confini. Così come divago è a metà tra divertimento delirio e svago. Ci giro intorno (e in tondo) insomma. Cercando una possibile via d'uscita (senza emergenza, non c'è fretta). Il filo d'Arianna che conduce alla salvezza e ci permette di tornare a rimirar le stelle. Nel mezzo del gioco del cammino (tracciato da chi? Non lo so; l'altra sera, ad esempio, chiacchieravo con Rosy, davanti a una tazza di caffè e con in mano una bella sigaretta di queste parti - sono più economiche di quelle che compriamo in Italia -, e mi diceva che non poteva non dirsi "cristiana" - è stata battezzata ed è arrivata fino alla cresima, pur se con poca consapevolezza - e che, ciononostante, si sentiva vicina a chi dice di non credere - in dio o in un'entità astratta suprema e superiore alla nostra conoscienza e ai limiti della nostra ragione; chi l'ha costruito il labirinto? Dedalo, potrebbe rispondermi qualche secchione dottorando di Letteratura Inglese "de cuyo nombre no quiero acordarme"..., ma sto di-vagando, appunto, perciò torno nei limiti e chiudo la parentesi). Dunque vediamo: è la prima volta che scrivo sul mio cosiddetto (e all'americana - quanto strapotere questi americani, perfino nella lingua, che è quanto ci rende uomini, secondo Aristotele - o era Platone?) "blog" e non so come, quando, perchè partire. Ma siamo in viaggio, questo lo sanno tutti, anche quelli che non hanno mai letto Omero ma sanno di chi si parla quando parliamo di Ulisse (uno che, in quanto ad astuzie, ne sa una più del Dedalo, tanto per continuare a svagare e di-vagare e sragionare, che è un modo molto divertente di ragionare, a mio modesto parere). Eppure non me la sento; mi sento stanco, a volte; eppur si muove e continuaimo, consci dei pericoli della traversata...

 Un incubo (letterario) La fortuna (o il caso o  il destino o chiunque si trovi a gestire le nostre vite terrene) ha voluto che, un paio di ...