domingo, abril 22, 2007


La somiglianza con Frank Zappa: non ci avevo mai pensato. Ma secondo altri assomiglio molto anche all'attore protagonista del simpatico Jalla Jalla!, che in arabo e se non erro dovrebbe significare: Forza, forza! O corri, corri!


Certe volte passiamo l'intera giornata a cercare di scoprire un motivo uno valido per poter andare avanti. Spesso, capita che quel motivo l'abbiamo già trovato e perdiamo tempo dalla mattina alla sera, girando in tondo, intorno alla verità. Poi, basta un sorriso, una passeggiata in centro, una foto scattata in riva all'Arno, quel bacio dato davanti al gelataio, dopo il gelato allo yogurt ai frutti di bosco e fiordilatte, oppure quell'abbraccio forte in Piazza dei Cavalieri, per tornare bambini e fare domande stupide. Con un motivo per andare avanti affianco...


La ruota della Fortuna: gli inglesi, contemporanei e più anziani di Shakespeare, la chiamano "the Wheel of Fortune". I medievali credevano fosse la divinità che apporta la buona o la cattiva sorte; che, nel corso del tempo, distrugge le vite dei re, obbligandoli alla schiavitù, o porta un mendicante ad indossare la corona del sovrano. Su questa ruota ci siamo sopra tutti. Essa gira. Noi con lei. Ignari. E bastano quelle piccole cose che fanno la differenza per fare la differenza. Il giorno in cui la ruota smette di girare non avremo più di preoccuparci. Niente più sorprese. Niente Arno, nè Piazza dei Cavalieri. Forse la pace. Dei sensi e della mente.


Non avrei mai detto di assomigliare tanto a Zappa...

miércoles, abril 18, 2007

Ho incontrato

Gabriel García Márquez questa mattina, al supermercato. Faceva la spesa, esattamente come me, e si attardava (proprio come me e un altro signore anziano e distinto) nel banco dei vini. Io ho scelto un Roccaventosa, Montepulciano d'Abruzzo. Gabo ha scelto un Morellino di Scansano. Ovviamente non si trattava dello scrittore colombiano, quello vero, che ha da poco festeggiato i primi quarant'anni del suo capolavoro (chi non ha letto Cien años de soledad non saprà mai cosa si intende davvero con la parola "romanzo"). No, era piuttosto un suo sosia. Identico, cazzo. Stessi baffi bianchi; stessa pelle abbronzata dal sole dei Caraibi; stessa espressione simpatica, da vecchietto che ne ha viste di tutti i colori.

Poi torno a casa e ascolto musica. Ultimamente mi viene da piangere ascoltando Elisa: "E se c'è un segreto è fare tutto come se vedessi solo il sole". Sto diventando romantico? Alyssa sei avvisata. Stai attenta. Potrei sorprenderti con effetti speciali.

Poi decido che è ora di andare a fare jogging; ultimamente fumo troppo e ingrasso. Perché non dedicarci a un po' di sano esercizio fisico all'aria aperta (ora che a Pisa - sto scrivendo da Pisa, sì, la città più "noiosa" del mondo) per smuovere questa pancia e prendere qualche boccata a contatto con la natura? E non faccio in tempo a scendere le scale che trovo nella buca delle lettere un pacchetto. Proviene da Madrid (la mia seconda casa); è un libro; me lo spedisce "con un cordial saludo" uno dei miei scrittori preferiti (col quale ho avuto la fortuna di avere in passato un simpatico scambio epistolare). Ho capito che il regalo più bello è quello meno aspettato (proprio perché non te lo aspetti). Questa sera è festa: stapperò il Morellino di Scansano (no, no: il Roccaventosa abruzzese, come me) e brinderò a quel genio che si è preso la briga di regalarmi il suo ultimo lavoro. Se ci fosse anche Gabo saremmo al completo.

miércoles, abril 04, 2007


Riuscire a portare a termine un'impresa. Riuscirci nel migliore dei modi (c'è una dama veneziana che mi ha perfino concesso il "bacio accademico" - con conseguente scatto di gelosia di Alyssa, paziente come sempre, come sempre attenta affinchè tutto procedesse per il meglio e nel rispetto degli orari). E poi avere davanti il vuoto. Non sapere più se e dove si passerà il resto dei propri giorni (tra Madrid e Roma c'è il Mediterraneo di mezzo, certo, ma quanto sono vicine, a volte, e quanto mi mancano...). Realizzare un piccolo capolavoro (mi viene in mente, che ne so, Piccolo uomo, di Mia Martini, o Grazie, di Gianna Nannini, o La circolazione del sangue, di quel matto geniale di uno Sclavi, Tiziano). E poi non conoscere la strada (se e quando finirà... Ma finirà? Certo, certo: tutto finisce, e tutto ricomincia. Ancora non ho capito se Eraclito aveva ragione - o torto). Come quando, in classe, in funzione di supplente, sono riuscito a tenere desta l'attenzione dei miei alunni - casinari e primitivi, come è giusto che sia alla loro età - parlando loro dell'ambiguità del linguaggio di Shakespeare...
Prendete questo verso: "The dark backward and abyss of time". Perchè c'è "abyss", l'abisso, tra "backward" e "time"? Che significa in questo contesto "backward"? Dietro, indietro, la parte posteriore? La schiena? Che vuol dire: "La nera schiena e l'abisso del tempo"? A cosa voleva riferirsi il Bardo?
Prendete quest'altro: "Put out the light, and then put out the light". Siamo al V atto dell'Othello, il Moro di Venezia sta per soffocare con il cuscino la moglie Desdemona (Otello impazzisce di gelosia anche per colpa di Jago, una sorta di Demonio che gli fa credere che sua moglie sia una "whore" che se la fa con uno dei suoi sottotenenti): che vuol dire "Spegni la luce, e poi spegni la luce"? A che luce allude Shakespeare? Calcolate che la scena si svolge di notte: c'è chi ha pensato alla luce emanata dalle stelle, luminose in quella notte oscura e piena di oscuri presagi. C'è anche quest'altra ipotesi: più banale. Forse accanto al letto in cui Otello compirà di lì a poco l'uxoricidio c'è una candela, che emana la sua luce fioca. Oppure? La luce può indicare metonimicamente la luce emanata dagli occhi di Desdemona. Oppure? Forza, usateli sti cervelli, metteteli in azione, daglie!

 Un incubo (letterario) La fortuna (o il caso o  il destino o chiunque si trovi a gestire le nostre vite terrene) ha voluto che, un paio di ...