domingo, octubre 23, 2016


Convivere con i ricordi del passato (di chi se ne va)





Questa mattina (martedì, 18 d’Ottobre del 2016), alle 7:30 del mattino, mia madre mi ha chiamato e mi ha dato la notizia: “E’ morto nonno”. Il fatto di sapere che, prima o poi, questo annuncio sarebbe arrivato alle mie orecchie, non ha attutito gli effetti del dolore di chi resta e sa che una parte di sé muore insieme al defunto. Oggi ci sentiamo tutti un po’ orfani, perché, appunto, se ne è andato (per sempre) un pezzo dei nostri ricordi, della nostra vita, delle nostre illusioni e passioni sorte attorno al nonno, una figura familiare potente, un personaggio noto a molti, in paese (mia sorella m’informa sulla situazione attuale: da stamattina, fino ad oggi pomeriggio, è già passato mezzo paese a casa dei nonni, lui conosceva tutti – o era conosciuto da tutti – e ci sono stati momenti di tensione, come se ci fosse la coda, tutti in attesa per dargli l’estremo saluto).

Vivere un lutto stando all’estero è durissimo. Ci si sente ancor più impotenti (dopo le parole di mia madre sono rimasto di sasso, non sapevo letteralmente cosa fare, ma avevo lezione alle 9, dovevo comunque uscire di casa e muovermi, non aveva senso mollare tutto e lasciare i miei alunni allo sbando). E così, sono andato all’Università come sempre, come faccio nella mia vita normale dal Lunedì al Venerdì, anche se camminavo male, e qualche passante ha notato i miei pensieri cupi e qualcuna (una mamma che accompagna il figlioletto a scuola, una donna in carriera che non ha perso l’istinto materno, una donna delle pulizie madre di otto figli) ha notato anche le lacrime. E poi sono entrato in aula, come se niente fosse, come se fosse un altro giorno qualsiasi (di spiegazioni su spiegazioni sulla letteratura e la letterarietà – cos’è che rende un testo “letterario”, che intendiamo per “testo” e cosa per “letterario”, domande complesse, alle 9 del mattino). E il senso d’impotenza ha continuato ad agire fino all’ora di pranzo, quando, ormai, l’idea di prendere un aereo al volo era stata scartata (i funerali si celebrano domani alle 15).

Impotente. Orfano. Solo. Ho mangiato perché era previsto dal copione; la morte di una persona cara ti fa capire quanto sia sciocco e prevedibile il copione che tutti i giorni seguiamo in maniera quasi involontaria, applicando alla vita una serie di automatismi che ci salvano dall’abisso (le abitudini sono fondamentali, l’essere umano è un animale abitudinario, togli le sante abitudini e rischiamo tutti di smarrirci). E poi, inevitabilmente, ho pianto di nuovo. Perché è difficile non riandare con la mente a tutti quei ricordi che associamo (subito, d’istinto) alla persona cara ormai deceduta. E così, rivedo il nonno immerso nella lettura di un libro di storia antica; concentrato nell’esecuzione della Primavera di Vivaldi (era un violinista autodidatta eccezionale); circondato da decine, anzi, da centinaia di studenti che hanno imparato a suonare grazie a lui (mio nonno è stato il primo vero maestro di musica del paese; da qui il fatto che stamane sia iniziata una lunga fila di persone in attesa di salutarlo; avrà insegnato a capire e a leggere le note a più della metà del paese in cui è nato).

E uno si domanda: come farò a convivere con tutti questi ricordi del passato di una vita che ormai si è spenta? Come fare, quando restano lì, intatti, gli oggetti, i documenti, i libri, gli strumenti che sono stati “suoi” per così tanto tempo? (mio nonno nacque nel 1928, se non erro; ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale; la Guerra Fredda; l’atterraggio sulla Luna, etc. etc.). Come fare, quando il suo violino preferito è ancora lì, sopra la scrivania della sala, in mezzo a mille libri e appunti sparsi e leggii e note trascritte su mille pentagrammi…


Mia cugina mi trascrive un messaggio che lo definisce bene: “Un amore per la musica che lo ha reso il Maestro di intere generazioni, un grande uomo di passioni e coraggio, di valori e d’istinto”. E le lacrime m’impediscono di continuare a scrivere. E’ duro, durissimo, convivere con i ricordi di chi abbiamo amato in vita e ora non c’è più. E’ complicato tornare a casa sapendo che non ci sarà più il nostro Maestro e violinista preferito ad allietarci la giornata con la sua musica classica, i suoi Mozart, i suoi Bach, la sua strabiliante Marcia di Radetski

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