lunes, febrero 26, 2018


Lettere incrociate




Allora, questa mattina mi scrive una collega da Liverpool. Dice che lì fa ancora più freddo che a Roma; che è appena uscita la recensione al mio libro (il tomo pesante di quasi 400 pagine che non leggerà nessuno, tranne due o tre specialisti); che l’apertura ufficiale dell’anno accademico sarà affidata a Pep Guardiola (sì, lui, l’allenatore del Manchester United)…

Le rispondo ringraziandola dell’informazione; della recensione; delle notizie sul freddo polare del Regno Unito; e le mando la foto che mio fratello ha scattato questa mattina all’alba ai Fori Imperiali innevati (uno spettacolo inusuale e bellissimo, chi potrebbe negarlo?). Le faccio anche notare che, sì, in effetti, siamo messi molto male se le Università (sia pubbliche sia private) ricorrono a certi personaggi famosi per farsi pubblicità e per trovare fondi. Siamo messi decisamente male…

Poi mi scrive un medico, un dottore esperto di trapianti del cuore, con cui sono venuto in contatto grazie alla mia compagna d’avventure. Il suo ospedale (l’ospedale pubblico in cui prima di lui suo padre fu tra i primi chirurghi ad effettuare trapianti del cuore) festeggia i 30 anni di vita (o i primi 40, ora non ricordo) e, quindi, vorrebbe che io lo mettessi in contatto con uno scrittore molto in voga da queste parti e che lui sa che io conosco in modo intimo e personale in modo tale da invitarlo a dare una conferenza in cui si parli di letteratura e malattia, o di letteratura e psicologia, o di letteratura e salute, nell'Aula Magna dell'ospedale stesso...

In più, una collega mi chiede di scrivere a un’altra persona che conosco e che, a sua volta, conosce una psicologa esperta nei traumi del linguaggio e che basa tutta la sua ricerca sul…flamenco… La collega vorrebbe convincere la psichiatra (tramite il mio contatto di prima mano) affinché venga da noi, presso la nostra Università, a farci una bella lectio magistralis sui benefici del flamenco nei bambini con deficit o alterazioni dell’apparato linguistico-comunicativo…

Cosa dedurre da tutto ciò? Che lezione trarne?
 a)  Che siamo tutti collegati con tutti (a prescindere da internet e dai cellulari);
b)  Che il nostro lavoro e il successo sul lavoro dipendono dagli altri;
c) Che le reti di relazione tra esperti non sempre sono frutto di strategie volte al profitto e all’interesse particolare e di parte (o "egocentrico");
d) Che l’arte può aiutarci a migliorare o a rendere leggermente migliore questo posto che occupiamo tutti momentaneamente e che, prima o poi, saremo tutti condannati a lasciare (la Terra, ovviamente, è ad essa che mi riferisco). Sia la letteratura (nella figura dello scrittore famoso che conosco) sia il flamenco (nella figura della psichiatra) possono avere la loro utilità. Quella che, giustamente, Nuccio Ordine chiama (in un bellissimo saggio che consiglio a tutti di leggere) L’utilità dell’inutile…(Milano, Bompiani, 2013).

E insomma…non è poco…visto come va il Mondo oggi...

sábado, febrero 24, 2018

Incubo napoletano


Dunque, vediamo di ricordare bene l'accaduto: stanotte ho avuto un incubo (uno dei tanti, che mi tormentano la notte, da un po' di giorni a questa parte) in cui mi ritrovavo da solo a Napoli. 

Lo scrivo perché non vorrei dimenticarlo; perché sento - in modo oscuro e misterioso - che potrebbe tornarmi utile in futuro (per quale motivo? Questo non lo so, è qualcosa di assolutamente irrazionale, ma so che questo incubo devo metterlo per iscritto per non farlo scivolare verso quella che Cervantes chiamava "la sepoltura dell'oblio").

Dunque, siamo a Napoli e sono in compagnia di una comitiva di amici: conosco tutti, tutti ridono alle mie battute, anche a quelle più sciocche, poi una ragazza mi spinge da un balcone e finisco in una pozza di mare, Napoli è diventata improvvisamente Venezia, le strade sono come le calli della città lagunare, anzi, Napoli è tutta una laguna, la corrente mi trascina lontano dalla casa in cui qualcuno - prima di buttarmi in acqua - mi aveva proposto anche di bere un caffè.

L'acqua è gelida, ghiacciata, diaccia: e la cosa più orripilante e spaventosa è che il mio corpo, trascinato dalla forza e dalla potenza della corrente, rischia di sbattare contro mobili, pezzi di case distrutte e, orrore, cadaveri... La corrente trascina i corpi di persone prive di vita: un vecchio con il parrucchino che gli è rimasto stranamente impigliato alla giacca; una bambina dai capelli lunghi e neri; una donna con la minigonna e le calze a rete. 

Veniamo trasportati tutti verso non si sa che mare (c'è ancora il Tirreno? E se andassimo verso l'Adriatico? Nel sogno faccio di questi ragionamenti assurdi di geografia comparata: mi domando anche se Pescara possa essere stata spostata e se Napoli ora occupa il suo posto; se il Mar Ionio ancora bagna la Liguria o se Venezia, per uno spostamento globale della tettonica delle placche, è finita al posto di Genova...il tutto mentre affogo o sto per affogare, perché è ovvio che anche nei sogni io non so proprio nuotare...).

Poi mi ritrovo in terrazza: nella stessa casa in cui qualcuno, poco fa, voleva offrirmi un caffè. E c'è Veronica (Vero), una mia cara amica, la mia migliore amica di Madrid, argentina di Buenos Aires e compagna di viaggio, che mi invita a contemplare il cielo stellato da un binocolo o telescopio. E la ringrazio, ma ho freddo e avrei bisogno di un fon per asciugarmi i capelli (io nella realtà non uso mai i fon). E poi arriva gente, chiassosa, rumorosa, meridionale, con tutta l'allegria spensierata di chi sta per andare a fare baldoria (al mare, in discoteca o nella stessa casa, perché ci apprestiamo a cenare, anche se io non fame...).

Il sogno finisce con Vero che sbatte la porta, arrabbiata perché mi sono rifiutato di contemplare il cielo dal telescopio che mi porgeva con tanta gentilezza e con il balcone da cui qualcuno, prima, mi ha buttato giù in acqua che mi guarda e mi attira a sè, come se fosse un essere animato...un balcone vivo che sento che potrebbe parlare...

Che vuol dire? Perché questa razza di incubo? Che c'entra Vero con Napoli? Che c'entra Venezia con Napoli? Che c'entro io, mezzo affogato, immerso in un mare gelido pieno di cadaveri e mobili e oggetti vari?

Eppure questo non è un periodo particolarmente stressato: due giorni fa ho conosciuto una scrittrice molto mediatica qui in Spagna (ha apprezzato il modo in cui l'ho presentata ad alcuni studenti della superiori, in un'istituto pubblico della periferia); e l'altroieri sono andato a sentire Luis Landero (un altro grande romanziere di questo paese). Ho trovato perfino il coraggio di avvicinarmi e di chiedergli un'autografo su quello che resta uno dei suoi romanzi migliori e più belli e più letti, Juegos de la edad tardía (del 1989). E mentre mi lasciava l'autografo sulla prima pagina del libro, mi sono perfino azzardato a dirgli che è un umanista, "lei è un grande umanista", gli ho detto ad alta voce, con tono tremante, non ben sicuro di stare dicendo la cosa giusta e, di fatto, Luis Landero mi ha guardato strano, prima di sorridere e di farmi l'in bocca al lupo (per cosa, poi?).

Leggo una frase dal saggio che mi sta ipnotizzando in questi giorni (Gilles Deleuze, L'image-mouvement. Cinéma 1, del 1983):

"Chiamiamo Immagine l'insieme di ciò che appare. Non possiamo nemmeno dire che un'immagine agisca su un'altra o reagisca a un'altra. Non c'è corpo in movimento che si distingua dal movimento eseguito, non c'è mosso che si distingua dal movimento ricevuto. Tutte le cose, cioè tutte le immagini, si confondo con le loro azioni e reazioni: è la variazione universale" (cit. dall'ed. italiana per Einaudi, del 2017, p. 74).

E mi viene in mente proprio il mio incubo, in cui sono un corpo in movimento - movimento sia patito che provocato - nonché un momento della conferenza di Luis Landero in cui l'autore ci spiega che il ricordo e il sogno, la capacità di rimembrare il passato e quella di poter sognare, sono i due principali esempi di narrativa che abbiamo incorporati nel nostro cervello sin dalla notte dei tempi, quando eravamo ancora ominidi, o parenti stretti delle scimmie...quando le nonne, al calore del focolare, ci raccontavano delle storie straordinarie, reinventado il passato o veicolando ciò che anche loro, bambine, impararono dai genitori...

E mi chiedo che razza di struttura narrativa nasconda il mio incubo napoletano (tempo fa lessi Il mare non bagna Napoli, uno dei capolavori di Anna Maria Ortese, ma che c'entra?). 

Mi chiedo anche perché in esso gli spazi reali (Venezia, Pescara, Genova e Napoli) si trovino a ballare all'interno di un universo in cui - come dice Deleuze - è tutto immagine che cambia e che si muove e che viene smossa...

Forse anche i sogni sono, davvero, la "variazione universale"...

jueves, febrero 15, 2018

Il richiamo (della foresta)


Perché in fondo, diciamocelo, siamo animali, noi esseri umani, animali che vanno in giro vestiti, ma che, sotto la sottile scorza dei tessuti (a volte firmati) celano la pelle e gli organi e i muscoli e il sangue di tanti altri mammiferi e carnivori e onnivori...

Soprattutto quando c'è di mezzo il richiamo del sesso...Uno non impara a decrittare certe frasi; uno può anche andare in giro per il mondo con la testa fra le nuvole; uno può perfino essere cieco, di fronte a certe cose, ma quando c'è di mezzo l'istinto animale ed animalesco; quando ci si comunica attraverso gli sguardi e i gesti; quando il linguaggio corporale, e non verbale, prende il sopravvento su quello verbale e formalizzato, beh, ecco, quando succede così, allora c'è davvero poco da fare, si diventa tutti esperti, ed istruiti, oltre che ottimi decodificatori di segnali sessuali...

E se poi lei, oltre ai vari sorrisi, ti chiede di abbottonarle il cappotto (un risvolto del collo sul lato sinistro), ecco, se poi tu ti avvicini al suo corpo e ne percepisci immeditamente il calore, contemplandone estasiato le curve armoniose, se poi noti che ti prende un'irrefrenabile voglia (uno stranissimo ardore) di abbracciarla, di toccarla, di stringertela forte a te e al tuo petto, in modo tale da avere il modo di sentire la turgidità dei suoi seni tondi e ben fatti, quasi disegnati sotto la camicia bianca, ecco...se senti che inizi a sudare freddo e le mani si apprestano a chiudere il bottone con un certo tremolio, ecco...allora vuol dire che la bestia che cerchiamo di tenere a bada sotto i millenni di civilità (occidentale) è pronta, anzi, prontissima, a venire a galla e a prendersi con violenza la ribalta e il primo piano di un film che sai già quali scene prevede, perché l'hai (fortunamente) già vissuto e girato in passato, perché lo prevedi e sai che le sceneggiature prevedono varianti di poco conto, perché ti senti pronto a cogliere il frutto proibito (basta solo che lei ti dia la conferma e trasformi quel sorriso in un'espressione seria, l'espressione di chi sa che con te può andarci a letto e godere, la faccia di chi t'immagina nudo proprio come tu ora la stai immaginado, spogliandola con uno sguardo che la penetra fin dentro la parte più oscura e selvaggia e umida, si nota - lo sentite entrambi - che la cosa è reciproca, che i nervi sono scoperti, che la tensione elettromagnetica nell'aria si taglia a fettine, che basterebbe davvero poco - un bagno, una macchina in un parcheggio fuorimano, una stanza d'albergo - per convertire il sogno proibito in realtà fattuale, lo sai tu e lo sa lei, lo sapete entrambi ed è solo un senso antichissimo di creanza e buone maniere ad impedirvi di violentarvi a vicende sulla scrivania in cui un computer v'informa che oggi, sì, proprio oggi, è il 14 di Febbraio, il giorno di San Valentino, ergo, il giorno degli innamorati...).

E chi l'ha detto che voi due, sì, proprio voi due, non potreste innamorarvi? Chi l'ha detto che oltre al sesso non potrebbe nascere qualcosa di più? (tenero? passionale? fuori dalla norma? E perché dovreste rispettare le norme? Chi impone le norme?).

Fine dell'atto primo...Feromoni e testosteroni in subbuglio rientrano ai loro posti di comando. Il cervello ringrazia, anche se qualche connessione neuronale ha preso una strana forma: due corpi (un uomo e una donna) aggrovigliati in una strana posizione del Kamasutra...

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...