miércoles, agosto 31, 2022

 Luglio e Agosto (e ora Settembre)


Luglio e Agosto sono scivolati via tra viaggi e congressi, rimpatriate (nel senso letterale del termine) e cene in riva al mare, tra corse in bici e tra le montagne e viaggi sul lago di Scanno e all'isola di Capri. Non mi sono quasi reso conto del passaggio dal lavoro intenso alla vacanza vissuta a pieno ritmo, senza computer, senza email a cui rispondere con prontitudine, senza studenti che ti chiedono aiuto per ogni sciocchezza, senza riunioni burocratiche e ora...Ora si avvicina Settembre, domani è il 1 di Settembre, oggi è il 31 di Agosto, non riesco a digerire questa metamorfosi, Cronos ci divora, Saturno non ci rispetta, o non tiene conto dei nostri stati d'animo. Come fare per non soccombre alla malinconia? Cosa fare dinanzi all'angoscia di tornare alla routine? Perché quest'anno (più degli altri, forse) mi pesa così tanto il ritorno alla routine?

L'idea di riabbracciare i vecchi amici e colleghi non mi aiuta a superare il trauma che implica l'idea di tornare all'interno di un ufficio fatto di tante scrivanie allineate, di tanti computer messi in fila, di tanti esseri umani pensanti schierati uno accanto all'altro, come fossero altrettanti robot.

E poi c'è la postazione alla mia destra: dovrò evitare di girarmi verso destra, perché so già che lì non ci sarà più lei, non ci sarà più quello sguardo ambiguo e misterioso, né quel sorriso, né quelle mani che scrivono veloci sulla tastiera, né quel cervello che si mette in movimento e crea articoli eruditi di una profondità inaudita, né quella passione, né quello scambio fatto di intesa su tutto, come fossimo "altri speculari", o "specchi" in cui l'uno riflette sull'altro le sue stesse ansie e gioie e paure e illusioni e pensieri e ricordi...

Settembre, che è anche il mese del mio compleanno, quest'anno ti temo...ti temo davvero tanto...

viernes, junio 03, 2022

 Una poesia di Juan Luis Panero


Fantasmas en la nieve

Andas bajo la nieve, con las botas mojadas
y el blanco abrigo afgano,
por la orilla helada del Hudson,
una tarde oscura de febrero.
Luego, desnuda, en el cuarto caluroso,
miro la curva suave de tu culo,
el empapado brillo de tus ojos,
mientras sigue cayendo nieve en los cristales.
Es un recurso simple, muy poco original,
pero lo guardo para aquellas horas
en que volviendo atrás, sin amor ni odio,
intentando recordar, acercar nuestra historia,
sólo quedan retocadas anécdotas, viejas fotografías,
y unas pocas palabras desgastadas.
Gotas en tu frente y el brillo de tus ojos,
errantes y abrazados en la ciudad extraña,
así ríes aún, así regresas hoy, así nos imagino,
borrados y distantes, fantasmas en la nieve.

Fantasmi nella neve

Cammini sotto la neve, gli stivali bagnati
e il bianco giaccone afgano,
lungo la riva gelata dell'Hudson,
un pomeriggio oscuro di febbraio.
Poi, nuda, nella stanza riscaldata,
guardo la soave curva del tuo culo,
l'umido brillìo dei tuoi occhi,
mentre continua a cadere la neve sui vetri.
È un trucco semplice, affatto originale,
ma lo tengo in serbo per quelle ore
in cui tornando indietro, senza amore e senza odio,
provando a ricordare, ad avvicinare la nostra storia,
restan solo aneddoti ritoccati, vecchie fotografie
e poche parole consumate.
Gocce sulla tua fronte e il luccicore dei tuoi occhi,
erranti e abbracciati nella città straniera,
è così che continui a ridere, così che torni oggi, così ci immagino,
cancellati e distanti, fantasmi nella neve.

miércoles, mayo 18, 2022


Microracconti a go-go


Per C., amica e maestra


Sono passati mesi, ormai, forse un anno, da quando le ho spedito la mia traduzione di microracconti di un autore spagnolo inedito in Italia. E la mia amica e carissima collega C. (ormai in pensione, Professoressa Ordinario tra le più esperte della letteratura spagnola del XV e XVI secolo) non ha smesso di invarmi il microracconto del giorno.

Forse ispirata proprio dalla mia traduzione, oltre che dallo stile peculiare dell'autore tradotto, non si è più frenata, né fermata. Ogni mattina so che, nell'atto di aprire la posta elettronica, troverò uno dei parti (geniali) della sua immaginazione (fervida). A quasi 80 anni ha scoperto una vena creativa incredibile e che pare non avere limiti. Scrive microracconti a partire da ogni input possibile e immaginabile: una pagina di cronaca; una notizia del telegiornale; un ricordo d'infanzia; un pettegolezzo ascoltato al supermercato; una confidenza fatta dall'amica del cuore; un frammento letterario letto in giornata; una poesia, un romanzo, i microracconti degli altri scrittori che legge con gusto e fervore crescente; un diario; una pubblicità intravista sul bus; tutto, assolutamente tutto, è suscettibile di diventare "materia" di scrittura in questa enorme fucina di microracconti che avanzano e non si fermano più (ci sono giorni in cui il primo microracconto mi arriva alle 7:00 del mattino e il secondo alle 21:00 della sera, ovvero, tardissimo, visto che C. è solita coricarsi presto per poi svegliarsi all'alba).

Le ho appena scritto per ringraziarla del nuovo frutto della sua immaginazione desbordante: è un microracconto che parla della sua mania di scrivere e mandare microracconti a una ristretta cerchia di amici lettori (tra cui io mi conto e di cui faccio parte con piacere ed orgoglio sinceri). 

C. non smette di scrivere e io la invidio tantissimo perché se io, per riuscire a finere un racconto di 10 pagine, posso impiegare anche un anno, lei scrive alla velocità della luce (e ogni parole è pertinente, non c'è nulla che sia superfluo nella sua scrittura).

C. non smette e scrive e continuerà a scrivere finché avrà fiato in gola e forza e ingegno per danzare con le sue  piccole dita sulla tastiera del computer.

C. è un'amica, ma anche un'eccellente filologa, una maestra e una confidente, una delle persone più importanti e belle e serie che io abbia mai conosciuto e sono certo che finché ci sarà un suo microracconto da leggere la vita avrà ancora un senso...E così ad infinitum

lunes, abril 04, 2022

 Un romanzo inedito


Le temperature si abbassano anche qui; non nevica, come nel mio paese abruzzese d'origine, ma fa un freddo polare e piove. Passo l'intero sabato e parte della domenica mattina a leggere un romanzo inedito di uno scrittore piuttosto famoso non solo in Spagna, ma anche all'estero (lo hanno già tradotto in inglese, ma anche in italiano, in francese e in tedesco). Mi chiede un favore: leggere per dirgli cosa ne penso. Non mi è mai successo prima di avere un incarico del genere, di dover dare un verdetto su un romanzo ancora non pubblicato, di dire cosa ne penso ad uno scrittore in gamba che considero anche un amico...E se poi non mi piace? E se vedo sviste o errori nella struttura, nel linguaggio, nella trama? 
Niente di tutto ciò. Leggo con un senso di vertigine, come se fossi posseduto dalla stessa ossessione del narratore, un fotografo che intreccia le riflessioni sulle immagini a quelle sulla morte. Il conflitto generazionale tra giovani e vecchi; il conflitto intimo tra chi ha smesso di amarsi; il rifiuto dell'altro e del corpo dell'altro; la natura inquinata che sembra ribellarsi all'uomo; il senso di una precarietà che è di tutti noi e che potrà portarci allo sfacelo; il senso di un'Apocalisse in atto di cui non possiamo ancora intuire la grandezza. Le foto che galleggiano nello spazio di un mare fatto di alghe putrefatte. Il senso di un tempo che non sappiamo più come congelare e come fare andare avanti. 
Una lettura che mi lascia a bocca aperta, che mi fa venire il ribrezzo in certi passaggi particolarmente macabri, che mi emoziona, in altri in cui il lirismo non è semplice retorica, ma tentativo di scandagliare a fondo l'animo umano.
Direi che come prima esperienza è stata entusiasmante. Quando sono arrivato alla pagine finale ho potuto tirare un respiro di sollievo. Penso al giorno in cui verrà pubblicato il romanzo. E all'effetto straniante di saperne già la trama...

miércoles, marzo 30, 2022

 Pensare e guardare secondo Ludwig Wittgenstein


Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi (1977), ed. de Georg Henrik von Wright, trad. de Michele Ranchetti, Milano, Adelphi, 2021, p. 144: 

“Pensare è difficile [...]. Che cosa vuol dire, veramente? Perché è difficile? – È quasi come dire che “guardare è difficile”. E, in effetti, aguzzare la vista è faticoso. E si può aguzzare la vista e tuttavia non vedere nulla, oppure credere continuamente di vedere qualcosa, senza però riuscire a vedere nitidamente. Ci si può stancare a forza di guardare anche quando non si vede nulla”

Quanta ragione ha qui Wittgenstein? Quanto può aiutarci a capire i giorni che ci sono toccati in sorte in questi primi 22 anni di questo XXI secolo che sembra voler tornare indietro nel tempo, agli anni 30 e 40 del XX?

Pensare è difficile. Guardare è difficile. Entrambe le attività implicano sforzo, sofferenza, fatica e sudore. Per pensare bene e guardare bene ciò che ci circonda c'è bisogno di una attenzione, di una concentrazione che pochi hanno o si permettono il lusso d'avere... Oggi evitiamo le difficoltà. E, spesso, evitiamo di pensare, oltre che di guardare. Ci voltiamo dall'altra parte. Ci si distrae per non pensare. Si naviga per non pensare. Si guarda per non pensare.

Cosa direbbe oggi Wittgenstein di internet? Cosa dei social? Cosa dell'invasione assurda dell'Ucraina da parte della Russia? Cosa dell'uso dei social a fini ideologici?

domingo, marzo 27, 2022

 Cambio d'ora

Cambio d'ora: tra poco meno di un'ora, dovremo spostare le lancette di un'ora in avanti. I tg non smettono di annuciarcelo e di spiegarcelo: si dormirà un'ora meno; ma la luce del sole ci illuminerà qualche ora in più (farà notte più tardi). Le giornate si allungano. Sì. Ma il cambio d'ora non coincide con il cambio d'aria. Perché sembra che le stesse cose ritornino (come il covid-19 con le sue mille varianti), solo che in una versione peggiorata. 

Se penso all'Ucraina, mi vengono gli incubi. Se penso che domani una bomba potrebbe annientarci tutti, mi viene da chiedermi come mai gli scrittori di romanzi distopici sono stati così cauti nelle loro ipotesi, nell'inventarsi i loro mondi futuri pieni di storture...

Poi penso anche alla bellezza che, a differenza di quanto diceva Dostoevskij, non salverà il mondo, ma, almeno, quando siamo in grado di captarla, ci fa vivere momenti indimenticabili...
 
E allora ricordo una mattina passata sul terrazzo di una palazzina del centro della città; una mattina qualsiasi, mentre la pioggia incessante smuove gli ombrelli dei passati. E due persone innamorate si strigono forte per darsi calore. Si baciano con passione. L'ombrello trema. Lui lo stringe forte e abbraccia con ancora maggiore forza la compagna, che, mentre lo guarda dritto negli occhi, gli sorride. I due si guardano così intensamente che quello sguardo dà luogo al monocolo di un ciclope. Un ciclope che non riesce a guardare più nulla dell'altro, talmente è ravvicinata la visione, talmente è entusiasmante ciò che vede. Ci servirebbe uno come Rilke per descrivere nel dettaglio questa scena. O come Shakespeare per dire quanta felicità trasmettono questi due innamorati inzuppati fradici sotto ad un ombrello troppo piccolo e un'acquazzone troppo forte. Eppure restano lì. Attaccati. Abbracciati. I corpi avvinghiati, le lingue intente a scavarsi l'intimità l'uno dell'altra. Felici. Anche se coscienti del fatto che il Mondo va in pezzi...

viernes, febrero 11, 2022

Le giornate piene (di sorprese) 


Ieri, 10 febbraio del 2022, alle ore 8:55 del mattino e senza previo avviso, il mio ex-Prof di Letteratura Inglese al Liceo Linguistico mi scrive su Messanger per mandarmi il link per una videoconferenza su Meet. Una settimana fa mi aveva mandato un email per chiedermi se sarei stato disponibile a concedere un'intervista agli alunni del quinto. Gli rispondo al volo dicendo che ne sono lunsingato, che sì, che certo, ma che magari prima sarebbe il caso di parlare delle domande, del tenore dell'intervista, dei temi da trattare. Il Prof annuisce e poi dice "a presto". E ieri mattina la sorpresa. Gli rispondo alle ore 9:00, con la faccia ancora assonnata, i capelli spettinati, il piagiama ancora appiccicato alla pelle. "Dammi almeno 10 minuti". "Ok, dai, sbrigati che alle 11:00 devo andare da un'altra classe". 

Mi collego alle 9:05 e da lì fino alle 10:00 è un viavai costante e piacevole di domande e risposte sul perché faccio il professore, sul mio percorso di studi, su come ho fatto a finire in Spagna a insegnare Letteratura Spagnola agli spagnoli, sui ricordi che ho dei tempi del Liceo...

Non è solo un'intervista: è anche una sorta di denudamento in pubblico, di autoanalisi, di tuffo nel passato e di parallela ricerca del "tempo passato", di quando ero giovane e pieno di belle speranze. I ragazzi sembrano interessati. Sono svegli e vispi. Qualcuno sorride quando faccio qualche battuta o scherzo con il loro Prof. d'Inglese. Quando è tutto finito, mi scrive di nuovo su Messanger: "Quando gli hai parlato della "curiosità" sono rimasti scioccati". Ma lo sanno tutti, da Aristotele in poi, che la curiositas è lo strumento fondamentale per dare avvio alla philosophia (o "amore per il sapere").

Poi mi scrive una collega che coordina la "Società Dante Alighieri" della città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo e lavoro e mi propone di parlare di Pasolini in occasione di un congresso in cui si celebra l'anniversario dei 100 anni dalla nascita. Le dico che, pur non essendo un italianista, né un esperto in Pasolini, accetto. Mi risponde subito, entusiasta, per ringraziare e per dirmi anche di scegliere una poesia con cui inaugurare l'evento. Penso subito a "Il pianto della scavatrice" da Poesia in forma di rosa. E poi rifletto: di nuovo, un'occasione per parlare di Letteratura Italiana ma stando in Spagna. Così come pochi minuti fa avevo parlato dell'Italia stando in Spagna. 

Infine, mi arriva la tesi di laurea di una studentessa di Lingue dell'Università di Trento. Figuro come correlatore. È la prima volta che la studentessa si mette in contatto con me. Il relatore, un caro amico e collega, mi rassicura sulla bontà del lavoro: è una in gamba, vedrai. Le rispondo subito: "La ringrazio, leggerò la sua tesi con interesse e sincera curiosità". E di nuovo un pezzo d'Italia che entra in contatto con il mio fare quotidiano stando qui in Spagna. Ponti che non si chiudono mai. Per fortuna. E penso: "Ma che giornata! E quante sorprese!" (per fortuna tutte belle).

martes, febrero 08, 2022

Un possibile racconto futuro


Dunque, l'idea mi è venuta mentre andavo al "Carrefour" per comprare il caffè Lavazza (essendo il "Carrefour" uno dei pochi supermercati della città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo in cui è possibile trovare il Lavazza a un prezzo ragionevole: 2,85 euro al pacchetto di "Crema e gusto"; perché "Qualità rossa" costa quasi 4 euro; il decaffeinato è decisamente inavvicinabile: 5,45 euro! Roba da matti!).

Lei si trova in viaggio a Lugo, in Galizia, nel Nord della Spagna. Lui si trova in una città del Sud del Sud della Spagna. Lei è lì per lavoro; lui continua a lavorare stancamente presso una scuola superiore in cui i colleghi sono zombi e gli alunni degli arroganti figli di papà. Lei gli manda alcune foto del fiume Miño. Lui le esprime tutta la sua tristezza e malinconia per non poter essere lì con lei mentre lei passeggia sulle rive del fiume Miño. Si capisce che lui e lei si amano. E poi succede l'imprevedible: qualcosa recepisce i segnali registrati nei due dischi d'oro che viaggiano insieme alla sonda spaziale Voyager I e Voyager II. Un'entità aliena decodifica i messaggi contenuti nei due dischi: le foto degli umani, scattate negli anni 60 e 70 (essendo state lanciate le due sonde nel settembre del 1977); le canzoni e canti popolari e la musica classica da Beethoven a Mozart; insomma, tutte le istruzioni su "come funzionano gli umani sul pianeta Terra" che gli scienziati della NASA hanno pensato potessero essere utili e propedeutiche ai fini di una comprensione a 360 gradi della specie umana. 

Come finisce il racconto? Come termina questa specie di storia d'amore a distanza? Non lo so. E, per il momento, non voglio saperlo. Vorrei scoprirlo "in corso d'opera", mentre scrivo o scriverò il racconto. Poco a poco. Come il tesoro dell'Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson...

domingo, enero 23, 2022

 Inizi del 2022 

È il 23 gennaio del 2022 e piove sulla città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo da ormai quasi 9 anni. È un evento rarissimo, qui non piove mai o quasi mai. E la pioggia mi mette tristezza (sono metereopatico, si dice così?).Intanto, il bilancio è quello di sempre: siamo circondanti da casi Covid, il virus continua a complicarci l'esistenza, io ho fatto la terza dose con "Moderna" e, per fortuna, questa volta, è andata bene e senza troppi effetti collaterali; dopodomani avrei dovuto essere a Roma "La Sapienza" per parlare in un congresso sul romanzo cavalleresco; purtroppo, come in molti casi simili, ultimamente, il congresso è stato spostato tutto "online" e in modalità virtuale (ci saranno colleghi che si collegheranno da Viterbo, da Torino, da Palermo, io sono l'unico che parla dalla Spagna); mi hanno rifiutato un articolo su due versioni cinematografiche del Quijote in una rivista famosa degli Stati Uniti (dandomi una spiegazione alquanto ballerina, oltre che alquanto offensiva, come se fossi un pazzo a pretendere di pubblicare con loro e sulla loro prestigiosissima rivista); il prossimo fine settimana sarò a Madrid per turismo; la prole continua a crescere (mescolando spesso l'italiano allo spagnolo); la mia compagna d'avventura continua a sopportarmi e a supportarmi; a volte scrivo (cose che nulla hanno a che vedere con il mondo accademico); la mia fisioterapista mi aiuta a rimettere a posto spalle, schiena e collo dopo l'incidente del 2 di dicembre 2021 (cfr. post del 2 di dicembre del 2021); la vita va avanti; la Terra continua a girare sul proprio asse e attorno al Sole; devo preparare il curriculum vitae per farmi valutare (sottoporre a giudizio) gli ultimi 6 anni della mia "produzione scientifica"; l'amore ed Eros continuano a darmi forza, a scaldarmi il cuore, a mettere in subbuglio la mia circolazione sanguigna; la vita va avanti; la Terra...etc. 


Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...