viernes, febrero 11, 2022

Le giornate piene (di sorprese) 


Ieri, 10 febbraio del 2022, alle ore 8:55 del mattino e senza previo avviso, il mio ex-Prof di Letteratura Inglese al Liceo Linguistico mi scrive su Messanger per mandarmi il link per una videoconferenza su Meet. Una settimana fa mi aveva mandato un email per chiedermi se sarei stato disponibile a concedere un'intervista agli alunni del quinto. Gli rispondo al volo dicendo che ne sono lunsingato, che sì, che certo, ma che magari prima sarebbe il caso di parlare delle domande, del tenore dell'intervista, dei temi da trattare. Il Prof annuisce e poi dice "a presto". E ieri mattina la sorpresa. Gli rispondo alle ore 9:00, con la faccia ancora assonnata, i capelli spettinati, il piagiama ancora appiccicato alla pelle. "Dammi almeno 10 minuti". "Ok, dai, sbrigati che alle 11:00 devo andare da un'altra classe". 

Mi collego alle 9:05 e da lì fino alle 10:00 è un viavai costante e piacevole di domande e risposte sul perché faccio il professore, sul mio percorso di studi, su come ho fatto a finire in Spagna a insegnare Letteratura Spagnola agli spagnoli, sui ricordi che ho dei tempi del Liceo...

Non è solo un'intervista: è anche una sorta di denudamento in pubblico, di autoanalisi, di tuffo nel passato e di parallela ricerca del "tempo passato", di quando ero giovane e pieno di belle speranze. I ragazzi sembrano interessati. Sono svegli e vispi. Qualcuno sorride quando faccio qualche battuta o scherzo con il loro Prof. d'Inglese. Quando è tutto finito, mi scrive di nuovo su Messanger: "Quando gli hai parlato della "curiosità" sono rimasti scioccati". Ma lo sanno tutti, da Aristotele in poi, che la curiositas è lo strumento fondamentale per dare avvio alla philosophia (o "amore per il sapere").

Poi mi scrive una collega che coordina la "Società Dante Alighieri" della città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo e lavoro e mi propone di parlare di Pasolini in occasione di un congresso in cui si celebra l'anniversario dei 100 anni dalla nascita. Le dico che, pur non essendo un italianista, né un esperto in Pasolini, accetto. Mi risponde subito, entusiasta, per ringraziare e per dirmi anche di scegliere una poesia con cui inaugurare l'evento. Penso subito a "Il pianto della scavatrice" da Poesia in forma di rosa. E poi rifletto: di nuovo, un'occasione per parlare di Letteratura Italiana ma stando in Spagna. Così come pochi minuti fa avevo parlato dell'Italia stando in Spagna. 

Infine, mi arriva la tesi di laurea di una studentessa di Lingue dell'Università di Trento. Figuro come correlatore. È la prima volta che la studentessa si mette in contatto con me. Il relatore, un caro amico e collega, mi rassicura sulla bontà del lavoro: è una in gamba, vedrai. Le rispondo subito: "La ringrazio, leggerò la sua tesi con interesse e sincera curiosità". E di nuovo un pezzo d'Italia che entra in contatto con il mio fare quotidiano stando qui in Spagna. Ponti che non si chiudono mai. Per fortuna. E penso: "Ma che giornata! E quante sorprese!" (per fortuna tutte belle).

martes, febrero 08, 2022

Un possibile racconto futuro


Dunque, l'idea mi è venuta mentre andavo al "Carrefour" per comprare il caffè Lavazza (essendo il "Carrefour" uno dei pochi supermercati della città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo in cui è possibile trovare il Lavazza a un prezzo ragionevole: 2,85 euro al pacchetto di "Crema e gusto"; perché "Qualità rossa" costa quasi 4 euro; il decaffeinato è decisamente inavvicinabile: 5,45 euro! Roba da matti!).

Lei si trova in viaggio a Lugo, in Galizia, nel Nord della Spagna. Lui si trova in una città del Sud del Sud della Spagna. Lei è lì per lavoro; lui continua a lavorare stancamente presso una scuola superiore in cui i colleghi sono zombi e gli alunni degli arroganti figli di papà. Lei gli manda alcune foto del fiume Miño. Lui le esprime tutta la sua tristezza e malinconia per non poter essere lì con lei mentre lei passeggia sulle rive del fiume Miño. Si capisce che lui e lei si amano. E poi succede l'imprevedible: qualcosa recepisce i segnali registrati nei due dischi d'oro che viaggiano insieme alla sonda spaziale Voyager I e Voyager II. Un'entità aliena decodifica i messaggi contenuti nei due dischi: le foto degli umani, scattate negli anni 60 e 70 (essendo state lanciate le due sonde nel settembre del 1977); le canzoni e canti popolari e la musica classica da Beethoven a Mozart; insomma, tutte le istruzioni su "come funzionano gli umani sul pianeta Terra" che gli scienziati della NASA hanno pensato potessero essere utili e propedeutiche ai fini di una comprensione a 360 gradi della specie umana. 

Come finisce il racconto? Come termina questa specie di storia d'amore a distanza? Non lo so. E, per il momento, non voglio saperlo. Vorrei scoprirlo "in corso d'opera", mentre scrivo o scriverò il racconto. Poco a poco. Come il tesoro dell'Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson...

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...