domingo, julio 22, 2012


Amore e (come sempre) altre catastrofi (naturali e non)



  1. Quando si viene invitati a un matrimonio e si accetta di parteciparvi in quanto amici dello sposo e si da il caso che ci si presenti all'evento da single, si avverte sempre la strana sensazione di essere degli “esclusi”, degli “estranei”, dei “poveretti”: il tuo amico e coetaneo convola a felici nozze, e si appresta a mettere al mondo 3 o 4 bambini (entra, di diritto, nel mondo degli adulti), mentre tu continui a sollazzarti con la prima che passa e fai vita da studente pur essendo un adulto, un professore, per giunta, uno che ha smesso da svariati anni di studiare e che, ora, si ritrova (spesso) dall'altra parte della cattedra, dalla parte di chi ha in mano il microfono e parla alla platea variegata dei variegati studenti (più o meno annoiati, più o meno attenti).
E tutto, ma veramente tutto, ci si può aspettare, nel corso di un pranzo di matrimonio (uno di quei pranzi megagalattici che cominciano alle 14 e finiscono alle 8 della sera), tranne che di ricevere la telefonata della propria ex, pochi minuti dopo aver parlato della ex con la tua amica del liceo con cui sei rimasto in contatto e in buoni rapporti, nonostante i molti anni trascorsi (la tua amica è fidanzata, pure lei, ma ha avuto il buon gusto di presentarsi da sola, così non fai la figura dello sfigato single tra coppie d'innamorati già convolati – o sul punto di convolare – a nozze; anzi, c'è perfino il padre dello sposo che vi chiede se, dopo tanti anni, vi siete fidanzati, visto che al liceo eravate sempre insieme, sempre a ridere e a parlare, e voi dovete spiegargli che no, che non siete fidanzati, che lei ha il ragazzo che è rimasto a Roma, oggi, e che tu non hai ancora la fidanzata, non una fissa e costante, almeno, non ancora...). E insomma, è davvero strano e incredibile che, pochi secondi dopo aver parlato della tua ex con la tua amica più cara ai tempi del liceo, ti chiami la tua ex per dirti che (reggiti forte): si sposa, sì, hai capito benissimo, si sposa, con il ragazzo con cui convive da 6 mesi, perché lui, a differenza tua, ha chiesto la sua mano, le ha chiesto di sposarsi dopo appena 6 mesi di convivenza... molto più sicuro dei suoi sentimenti, lui, per niente dubbioso, lui, assolutamente convinto dell'amore che prova per lei, lui, non come te, che hai rinunciato alla tua ex per sempre, che l'hai rifiutata, che hai avuto il coraggio di lasciare e abbandonare a se stessa, lui la sposa e lei te lo dice perché – sostiene – ti rispetta e ti considera come una delle persone più importanti della sua vita, e tu non sai cosa dire, e lei si mette a piangere, perché per lei tu sei davvero una delle persone più importanti della sua vita, non ci sono santi né cristi, tu sei importante per lei, talmente importante che lei arrivò perfino a chiederti di sposarla e tu rispondesti picche, dicesti che non ti sentivi sicuro e ora non sai come prenderla, ti manca il terreno sotto i piedi, ti tremano le gambe, la tua amica dei tempi del liceo ti chiede se stai bene, ti siedi e continui ad ascoltare il lento e pacato pianto di lei, e ti chiedi che senso ha tutto ciò: lei si sposa, te lo dice perché ti rispetta, tu rispondi, in qualche modo e con la solita frase fatta: “Auguri e figli maschi” e lei piange, e piange, e piange, perché non vuole perderti e perché – lo ripete due volte – tu sei comunque una delle persone più importanti della sua vita, e tu pensi: “Ma anche tu sei una delle persone più importanti della mia vita” e poi pensi: “Eppure, ho avuto il coraggio di lasciarti e di non sposarti e ora c'è un altro, al posto mio, che ha colto subito l'occasione al balzo per chiederti di sposarlo e io non so cosa pensare né cosa sentire, non so cosa dire né cosa provare, una sensazione sgradevole, come se il mondo si ribaltasse e non esistesse più il sopra e il sotto, la destra e la sinistra, l'alto e il basso”...
  1. Quando la tua ex ti dice che si sposa non c'è modo di poter tornare indietro, non serve pensare al “cosa sarebbe potuto succedere e non è successo” né al “cosa potrebbe ancora succedere e potrei far succedere, se solo mi decidessi...”. Quando la tua ex ti dice che sposerà un altro, tu diventi un altro e ti butti il passato (la vita passata) alle spalle e provi a dare un senso al trascorrere delle ore e dei minuti (e dei secondi, nei momenti di maggiore sconforto e depressione). Quando la tua ex diventa definitivamente la tua ex, diventi un altro e ti guardi allo specchio e ti vedi brutto, invecchiato e incattivito dall'esperienza. E pensi che non ti sposerai mai, credi che non avrai mai più l'occasione di sposare la donna della tua vita, semplicemente perché pensi che la donna della tua vita è andata in sposa ad un altro e tu stesso sei ora un altro e chissà chi ti si piglia, chi potrà mai sentire l'impulso di chiederti di convolare a nozze...
E invece... E invece succede che la vita cambia e fa mille giri per poi tornare al punto di partenza: illusioni, sogni ad occhi aperti, delusioni, amarezze, si torna sempre al punto di partenza, si ripercorrono le stesse strade, anche se con persone diverse. E ti ritrovi a cenare con una collega che hai intravisto mesi fa in un convegno e che hai notato per i suoi capelli biondi. E ti ritrovi a parlare della tua ex e lei coglie la palla al balzo per parlarti del suo ex e così, senza quasi volerlo, vi confessate le vostre rispettive vite sentimentali... Una specie di confessione reciproca dei vostri peccati del passato. E si instaura un piacevole clima di confidenze sussurrate o dette ad alta voce, affinché l'altro capisca e carpisca il messaggio: “Di te mi fido, ho fiducia in te, mi fido tanto da confidarti cos'ho combinato in passato con la mia ex, come se ci conoscessimo da una vita, come se fossimo due amici di vecchia data”. Ed è davvero una bellissima sorpresa scoprire che c'è intesa, tra di voi, che tu gli piaci e lei ti piace, anche se non sai ancora se sarà mai la donna della tua vita, e però pensi: “Ma com'è intelligente, questa collega, e com'è carina, come veste elegante, e come si trucca bene, che bel modo di camminare e che piacevole modo di parlare, che bel sorriso e che bella labbra e chissà come bacerà...”. E quando poi le vostre labbra si sfiorano e poi, pochi sencondi dopo, si toccano e poi le vostre lingue s'intrecciano, pensi: “Ma come bacia bene, questa mia amica e collega, ma che bella sorpresa”, e la vita prende un'altra piega, lei ti propone di guidare, tu le dici che guiderai, ma per andare a casa sua a fare l'amore, perché sei timido, sì, ma l'amore ti dà coraggio e così glielo dici a chiare lettere: “Io guido la tua macchina, ma tu non mi riaccompagni a casa, adesso andiamo a casa tua a fare l'amore” e lei incredibilmente ti dice che sì, che va bene, ma che non farete l'amore, la prima volta, perché lei non è di quelle che si concedono subito, al volo, al primo appuntamento, che farete tutto, ma non l'amore, che potrai perfino dormire da lei, ma non l'amore, e tu allora ne approfitti per mettere i puntini sulle “i” e per dirle che sì, che ok, che non farete l'amore, ma che la bacerai dalla testa ai piedi, che la riempirai letteralmente di baci, e che la bacerai nei punti più svariati del suo corpo, obbligandola a stare con gli occhi chiusi e lasciandola nella più totale incertezza circa il prossimo punto del corpo di lei che bacerai, può essere il piede, o il gomito, la pancia o l'interno coscia, i capelli o un sopracciglio, non le farai mai capire in quale punto del corpo di lei arriveranno i tuoi molteplici baci, e lei ci starà, dirà di sì, accetterà le regole del gioco e si divertirà come una matta e il ricordo della tua ex diventerà un ricordo meno pungente e meno doloroso, quando, la mattina dopo, quando la tua collega si sveglierà prima di te per andarsi a fare la doccia e tornerà in camera da letto con una tazzina di caffè tutta per te tu ti sentirai stranamente bene e coccolato e amato e l'afferrerai per la vita e la riempirai di baci e le dirai che lei è riuscita a farti sentire coccolato dopo mesi e mesi di assenza di coccole e lei ti guarderà negli occhi e ti sorriderà con un sorriso che ti spiazzerà e ti chiederai se mai esistano nel mondo le donne ideali e se questa donna che hai davanti potrà mai diventare la tua donna ideale e se accetterà mai di diventare tua moglie, in futuro, la madre dei 3 o 4 figli che pensi di fare e dare alla luce... ti domanderai se è lei e se è giunto il momento di voltare pagina, di lasciarsi il passato alle spalle e di guardare al futuro con più allegria e ottimismo...

sábado, julio 14, 2012

Ri-partenze




Viaggiare, perdere paesi, perdere amici, conoscerne di nuovi, rifare la valigia, dirsi "addio" o "arrivederci", ricominciare daccapo un'altra vita in un altro posto, un'altra città che farà da sfondo alle mie passeggiate narrative, come un filosofo peripatetico che, pateticamente, si sbronza per non pensare ai suoi guai, e mentre rincasa alle 3 di notte (o del mattino?), ripensa all'incubo fatto la notte prima, un sogno orrendo in cui ha immaginato di riabbracciare la sua ex che era la sua ex, con la sua voce, e mentre diceva le tipiche frasi della sua ex, ma con la faccia diversa, con un volto deforme e le labbra più piccole, gli occhi enormi e azzurri e - dettaglio davvero macabro e raccapricciante - priva di mascella...


Viaggiare, perdere i contatti conquistati a fatica nei primi mesi di permanenza in terra straniera; viaggiare, innamorarsi del Sud (se un giorno ci sarà la rivoluzione, questa partirà dal Sud d'Italia, non ha dubbi), restare legato a città piccole e grandi, alla magia di Napoli, al calore di Salerno, al mistero di Avellino, ai monti dell'Irpinia, ai Lungomare della costa amalfitana, ripensare a tutti quegli studenti meritevoli che ha promosso a pieni voti e al loro destino difficile (dover abbandonare la propria terra per poter trovare uno straccio di contratto di lavoro di merda), ripensare a tutti quelli che, al contrario, ha bocciato perché impreparati, e riflettere su com'è difficile essere giovani oggigiorno (ma quando non è stato difficile essere giovani? In quale epoca è stato facile?).


Viaggiare, perdersi e ritrovarsi, rivedere vecchi amici, conoscerne di nuovi, fare e disfare la valigia, ormai consunta e consumata a forza di viaggi e partenze e ritorni e ripartenze...


Viaggiare e scendere dal pullman, prendere il treno, salire sul tram, perdere la metro, chiamare il fratello perché venga a raccattare le borse piene di libri e, intanto, ringraziare col pensiero tutti coloro che hanno reso la permanenza più piacevole, interessante, bella...


[e anche se non lo verranno mai a sapere - perché ignorano perfino l'esistenza di questo mio blog - ringrazio col cuore e seguendo l'ordine sparso dei ricordi: Carla, Geppi, Giuseppe, Mimma, Laura, Desirée, Antonella, Bianca, Cristian, Armando, Nicola, Angelo, Nina, Nadine e Mariateresa e Nihel... thank you so much, folk!]

lunes, julio 02, 2012


Le stesse cose ritornano (Musil docet)




“Quanti anni hai?”, chiede, interessata (o almeno mi pare) la mia interlocutrice (una ragazza che studia Geologia alla “Sapienza” di Roma).
“Sono vecchio, ormai: 35 anni”, rispondo, incuriosito dall’espressione del volto di lei (un misto tra “non ci credo” e “non si direbbe” o “ti capisco” e “brutta cosa, la vecchiaia”).

Io sorseggio una Becks e lei un mojito; io fumo una Camel Lights e lei una sigaretta fatta a mano col tabacco tritato.
Io indosso jeans (strappati mentre salivo in macchina perché troppo lisi) e una maglietta (semplice) nera e lei un vestitino fiorato molto primaverile e sbarazzino (il vento potrebbe farle qualche scherzetto e permettermi di guardarle le cosce – all’apparenza tornite e ben fatte).

Il set dell’azione: Giffoni Valle Piana, a pochi passi dal mare e dalla costa salernitana (ma in montagna – si respira aria buona e fa freschetto, qui, anche se tra poco queste strade saranno prese d’assalto da migliaia di persone che vengono appositamente per il “Giffoni Film Festival” – il bar in cui ci troviamo ha le pareti tappezzate di foto di attori famosi, una carrellata di volti noti, da Silvio Orlando a Alessandro Gassmann, da Al Pacino a Benicio del Toro, da Laura Morante a Mariangela Melato…).

La luna è rossa e alta nel cielo; la intravediamo tra le foglie degli alberi, mentre il suono di una fontanella sita al centro della piazzetta ci fa compagnia e culla le nostre chiacchiere da 4 del mattino (non c’è alito di vento che possa sollevare la gonna fiorata della mia interlocutrice – non potrò guardarle le cosce oltre un ben delimitato confine).
E uno pensa: “Le stesse cose ritornano”.

Sempre le stesse.

Può cambiare il set dell’azione (e, quindi, invece che a Giffoni, potremmo essere placidamente seduti in un bar di Busto Arsizio, o di Orio al Serio, o di Silvi Marina, o di Pineto, o di Ariano Irpino…), ma l’azione è sempre la stessa. Come ti chiami. Quanti anni hai (o mi dai). E cosa studi. Che lavoro fai. Che lavoro ti piacerebbe fare nella vita. Sei un tipo fedele. Credi nella famiglia. Sei mai stato innamorato. Potrei mai innamorarmi di te, con quella faccia lì che hai, da bravo ragazzo (ma sotto sotto mi sa che tu sei di quelli pericolosi o che fanno male… o che possono fare male…). Ce l’hai la ragazza. Vorresti un figlio. Sei ambizioso. Tradiresti. Hai paura della morte.
Sempre le stesse parole, anche se pronunciate da un’altra persona (che prima non conoscevamo).
Uno cambia città, amicizie, conosce gente nuova, entra perfino in contatto con lingue e culture diverse (come la Turchia, nel mio caso, qualche settimana fa); uno gira il mondo, ma, alla fine, si rende conto di stare vivendo sempre le stesse scene…

Al risveglio, mezzo stonato e molto stanco, accendo il computer: mi arriva la risposta a una mia email da parte di Silvia, una vecchia e cara amica (una delle 4 o 5 lettrici fisse e fedeli di questo blog); nell’email le segnalo un post in cui parlo di lei e cito espressamente il suo nome (è un post del 2010 o 2009, non ricordo)… E Silvia mi fa notare (e domanda – con testuali parole): “Quanto tempo è passato!? E quante cose NON sono cambiate?”.

Ed è così: è come se le vite che ho vissuto a Roma, e a Pisa, e a Firenze, e a Madrid fossero sempre (tutte) presenti; come se non riuscissero (mai) a passare (del tutto); e forse è giusto così, che siano (per sempre) tutte compresenti con quella che vivo ora… E dovrei smetterla di pensare in negativo: la conversazione che ho intrattenuto stanotte (alle 4 del mattino) con quella geologa della “Sapienza” NON è esattamente la stessa che ho avuto con altre ragazze conosciute in passato (o nel passato più recente); io NON sono lo stesso, anche se sembro ripetere le stesse frasi; e NON ho ancora 35 anni, ufficialmente (mancano ancora un paio di mesi); e avere 35 anni NON vuol dire affatto essere vecchi. C’è ancora tanto da fare. E tanto da vedere (Giffoni, che luogo spettacolare! Che panorami sul mare!). E tanto da vivere. E tantissimo, su cui riflettere.

Le stesse cose ritornano, ma non sono mai esattamente le stesse…

 Un incubo (letterario) La fortuna (o il caso o  il destino o chiunque si trovi a gestire le nostre vite terrene) ha voluto che, un paio di ...