miércoles, agosto 22, 2007

Apocalypse "now"



Per motivi "que no vienen aquí al caso", mi son armato di curiosità e pazienza e, proprio in questi giorni, ho concluso la lettura dell'Apocalisse, l'ultimo libro della Bibbia (uno dei primi best-seller della letteratura mondiale e di tutti i tempi) e, al contempo, ultima parte del Vangelo secondo Giovanni (anche se ancora oggi, nonostante siano passati tanti secoli e al di là dei numerosissimi e attentissimi studi da parte di critici e teologi, non si è ancora accertato se a scriverla sia stato davvero l'apostolo che risponde - rispondeva? - al nome di "Giovanni", oppure un altro che si spacciava per lui, o uno sconosciuto cristiano improvvisatosi "profeta" annunciatore del futuro che verrà; sono davvero tanti i misteri che suscita una lettura simile; oltre all'autore - o meglio, gli autori - la Bibbia è piena di misteri, di conti che non tornano, di letture trasversali, di interpretazioni allegorico-simbolico-misteriche dalle sfumature più variegate; per un primo approccio a quanto sostengo cfr. Frank Kermode, The Secrecy of Genesis, un piccolo capolavoro di critica letteraria).

Ciò che più mi ha colpito è che l'Apocalisse si sviluppa come un racconto (all'interno del racconto più generale e ampio che copre gli avvenimenti che vanno, appunto, dalla Genesi, fino alla Fine di Tutto e alla discesa del Regno dei Cieli) e che, all'interno di tale racconto, la scena della resurrezione e del conseguente Giudizio Universale di tutti i morti, o meglio, di tutti i vivi che poi sono diventati morti, occupa pochissimo spazio, appena un capitoletto, per l'esattezza il 20 (vv. 11-15).

Anche all'interno di questa micro-struttura l'andamento è narrativo (e sintetico: poche frasette per dire tutto quello che l'apostolo-profeta vede e sente e che, evidentemente, dopo la visione profetica, mette per iscritto, affinchè tutti lo leggano e lo sappiano, ricordiamoci che Giovanni scrive perchè convinto che la Fine è imminente - anche se poi, nel corso dei secoli, sappiamo che non è più così, che, come dice lo stesso Kermode, succitato, la Fine da imminente si è fatta immanente, e ogni secolo, ogni comunità umana, ogni cultura si è "inventata" per così dire la sua Fine Ultima, le sue Apocalissi personali (una delle ultime, che ha colpito l'immaginazione di quanti vivono nella zona occidentale del mondo, risale all'11 Settembre 2001, con riprese in diretta ritrasmesse a livello planteraio dalle tv di mezzo (o intero?) mondo - le due Torri che crollano come fossero di carton gesso, i due aerei che, a distanza di pochi minuti, si schiantano contro le finestre e i muri di cementoarmato); cfr. F. Kermode, The Sense of an Ending [ecco spiegato quell'articolo "indeterminativo" nel titolo: il Senso di "una" Fine, non "della" Fine, ognuno si sceglie il modo migliore per finire o per vedersi finito; in relazione al tema esiste un ampio ventaglio di possibilità; tra queste, quelle presentate da Giovanni non lasciano certo tranquilli e sereni; vedi le cavallette con volto umano che mietono morte e terrore sugli urlanti peccatori perseguitati fin sotto le grotte; la pioggia di sangue e le grandinate improvvise; i terremoti che sconquassano i mari; il cielo che si rabbuia e la luna che diventa rosso sangue; ecc. ecc.]).

Ebbene, dicevo, i passi che parlano del Giorno del Giudizio e della resurrezione finale sono scarni e occupano poco spazio, all'interno dell'intero libro. E seguono anche loro un andamento narrativo; sembra che l'autore adotti la tecnica musicale del crescendo (ciò che in letteratura si chiamerebbe climax, ovvero: partire da un elemento dato, accomunarlo a un altro di maggiore spessore, sovrapporne un terzo, fino ad arrivare al parossismo, all'iperbole, a un'immagine che non può non colpirci):

1-Prima fase: "Allora vidi un gran trono bianco e quegli che vi stava seduto; innanzi al suo sguardo la terra e il cielo scomparvero, e di essi non si trovò più traccia".

Un attacco di grande effetto, non c'è che dire: Giovanni immagina di guardare il trono su cui è seduto l'Innominato (Dio Onnipresente e Onnipotente; ma perchè il trono è proprio di quel colore, bianco?) e poi immagina che col solo sguardo questi faccia sparire terra e cielo. Cosa resta se togliamo il cielo e la terra? Quale paesaggio desolato potrebbe presentarsi a quel punto dinanzi a questo Essere Supremamente Adirato il giorno del Giudizio Finale? Noi, che siamo umani, non potremmo immaginare il nulla; o forse sì, ed il nulla è proprio questo: l'assenza totale di ogni riferimento spaziale, via la terra, via il cielo, resta, forse un nero assoluto (perchè associamo il nulla al nero? Altra questione aperta);

2-Seconda fase: "Vidi anche i morti, i grandi e i piccoli, ritti davanti al trono, e vennero aperti dei libri. E un altro libro venne aperto: il libro della vita."

Qui la cosa curiosa è che Giovanni "guarda con" Dio, è una visione "stereoscopica", fatta in contemporanea con Dio, diciamo pure che, evidentemente, sia Dio che il suo profeta, si trovano alla stessa distanza e alla stessa altezza dal punto da cui vedono (hanno la visione di) quanto succederà quel giorno. Dunque, cosa vede Giovanni, insieme a Dio? I morti, grandi e piccoli... (nota quell' "anche": perchè "anche i morti"? Si riferisce per caso alle altre visioni e al fatto che a quelle si accocia quest'ultima visione, con tutti i morti?). Dicevamo: i morti, grandi e piccoli. E qui forse non si sta riferendo all'età di quei morti (o forse è proprio quella la differenza che sottolinea? La differenza anagrafica: tra i morti anziani e i morti prematuri, i bambini, i neonati? Ma che sfortuna enorme, nascere proprio poche ore o pochi minuti prima del Giorno del Giudizio, no? Che sadismo, da parte di chi lo consente... o sbaglio?), ma anche alla differenza di rango: il giorno della resurrezione "universale" risorgono davvero tutti, sia i poveri che i re, sia i morti di fame che i potenti della terra (la Morte, si sa, livella ogni esistenza). E poi viene il bello: oltre alla schiera (quanto immensa) dei morti, Giovanni dice di vedere dei libri... A quali libri si riferisce? Mi faccio aiutare dal commento del curatore dell'edizione BUR che ho comprato: all'epoca si credeva che esistessero due tipologie di "libro": quello in cui è descritta fin nei minimi dettagli la vita di ognuno di noi; e il "libro della vita", appunto, che Giovanni immagina di vedere aperto subito dopo l'apertura di quegli altri "libri": quest'ultimo è il libro in cui sono scritti i nomi (e descritte le esistenze?) di tutti gli eletti, dei santi, di coloro che, amati dal Signore, sono stati da lui scelti per far parte del suo Regno eterno (e per l'eternità). Dunque, Dio legge in questa doppia fila di libri: nei primi ricapitola le vite di tutti; nel secondo verifica che l'eletto sia davvero tale; che le opere compiute in vita (e descritte nel primo libro) meritino l'elezione certificata (e dettagliata) nel secondo libro, quello della vita. Di fatto, viene la terza fase:

3-Terz fase: "E i morti vennero giudicati in base a quanto stava scritto sui libri, secondo le loro opere".

Ora, immagini il lettore quanto casino possa causare una causa universale, di dimensioni, appunto, "mondiali". Quante lamentele, quanti pianti e dimostrazioni di pentimento, l'ultimo giorno della vita sulla terra; quanti insulti e bestemmie da parte di chi sa già che è condannato (e perciò il suo nome non appare nè mai apparirà sul "Libro della Vita", è già scritto e Dio sa tutto); quanta allegria, invece, e salti di giubilo, da parte dei santi, dci beati, dei misericordiosi, di chi ha fatto del bene, di chi ha fatto sempre buone azioni; quanta incertezza, o paura, o brividi sulla schiena da parte di coloro che effettivamente non sanno, ignorano se le loro sono state davvero "opere buone", se meritano il Regno dei Cieli, se il loro nome appare davvero nel secondo libro aperto; e Dio, da Sommo Giudice, seduto sul trono bianco, che ascolta e passa in rassegna le vite di tutti... Una Biblioteca di Babele, un Universo in espansione verbale, un putiferio, che casino di nomi, date, fatti, un processo generale da portare a conclusione in mezzo a tante anime di defunti arrabbiati, malinconici, preoccupati, felici, scontenti, gioiosi, giubilanti o terrorizzati...

4-Quarta fase: "Il mare poi restituì i morti che in esso riposavano, e la morte e l'ade restituirono i morti in essi; essi vennero giudicati ognuno secondo le opere sue. E la morte e l'ade furono gettati nell'abisso di fuoco; questa, l'abisso di fuoco, è la seconda morte".

La prima domanda è: come fa il mare a restituire i morti, i cadaveri dei naufraghi che in esso persero la vita? Una bassa (o alta) marea? Un'onda anomala tipo tzunami che riversa i corpi nei pressi del trono del Sommo Giudice? Non solo: i morti risorgono dalla morte (personificata) e dall'ade (anche questo, all'epoca, personificazione del luogo in cui opera la morte). E in secondo tempo, il colpo di scena più sconcertante, per un lettore moderno: la morte stessa muore, insieme ad Ade, e finisce nell'abisso di fuoco: l'ultimo giorno, non solo risorgeranno tutti i morti (e i condannati finiranno per sempre nel fuoco), ma morirà la stessa morte; la morte che muore, per lasciare spazio alla felicità e alla beatitudine eterna che regnavano eternamente prima che Adamo ed Eva venissero cacciati dall'Eden... Fa davvero effetto immaginare la morte della Morte (possiamo immaginarcela così come la dipingevano i pittori del Medio Evo: la falce che tanto ha mietuto improvvisamente ridotta ad ammasso di metallo fuso, fonde nel fuoco dell'abisso di fuoco eterno; i quattro stracci sullo scheletro divampati e ridotti immediatamente in brandelli, in cenere, in fumo, in nulla).

5-Quinta fase: "E chi non fu trovato scritto nel libro della vita venne gettato nell'abisso di fuoco".

Una conclusione diabolica, per certi versi; cattivissima e definitiva: evidentemente non serve nemmeno aver operato correttamente e secondo il bene e il buono predicati da Cristo e incarnati da Dio; per salvarsi la pelle occorre essere dentro la lista di quelle vite descritte nel libro della vita; la Provvidenza Divina non fa sconti, mantiene in vigore il libero arbritrio (la libertà di scegliere - di fare il male o il bene), ma non perdona le origini (e allora, dove va a finire il libero arbitrio, se Dio già sa, fin da prima della mia nascita, che la vita descritta nel primo libro, non è contemplata nell'elenco delle vite di quelli che appaiono nel secondo, più cruciale, Libro della vita?). Il libro (dell'Apocalisse) prosegue, descrivendoci quello che succederà una volta che Dio introdurrà il suo Regno per secula seculorum (Satana sconfitto, anche lui, insieme a Morte e Ade, in mezzo al fuoco dell'abisso del fuoco). Ma io smetto di leggere, e chiudo il libro, con in mente l'immagine di questi poveracci che, esclusi dall'altro libro, finisco insieme a Morte, Ade, Satana e altri dannati vari... gettati nelle fiamme, come pezzi di legno o stracci che non servono più a niente, come resti e scarti da dimenticare per sempre...

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