La Lettera d'amore a Giacomo Leopardi di Antonio Moresco: un inno alla gioia, in un mondo che crolla a pezzi
Nessuno me l'ha chiesto, ma se qualcuno, oggi, 19 aprile del 2025, in procinto di vivere la Pasqua e la Pasquetta (si sia credenti o meno), mi chiedesse di scrivere una recensione dell'ultimo libro di Antonio Moresco, io non saprei da dove partire, mi metterei le mani nei capelli e risponderei solo con un sorriso, un applauso e un salto.
Sono anni che leggo tutto ciò che pubblica questo scrittore anomalo, inclassificabile, tenero e crudele, spietatamente realista (quando occorre) e incredibilmente lirico (in modo spontaneo, mai affettato). Sono anni che mi lascio sorprendere dalla scrittura di quest'uomo che non ha mai smesso di credere nella letteratura come strumento d'indagine della verità, cosciente del fatto che non esiste la Verità, ma tanti modi d'intenderla, d'intravederla, di approssimarcisi. Sono anni che mi lascio sorprendere perché per Moresco la vera letteratura deve fare proprio questo: aprire nuove strade, nuove ipotesi, nuovi percorsi di conoscenza. Ed ecco, allora, che la lettura di quest'ultima Lettera d'amore a Giacomo Leopardi (Milano, Solferino, 2025) mi permette di godere di nuovo di tutta la bellezza che impregna lo stile di Moresco, la sua lingua italiana piena d'ironia e d'invenzioni neologische pazzesche, la sua visione lirica e ironica e tremenda del mondo...
"Caro Giacomo,
è da tanto che volevo scriverti una lettera, scavalcando d'un balzo lo spazio e il tempo, che volevo mettere tutto ciò che in questi anni oscuri sento e penso dentro una lettera indirizzata a te. Ma non una lettera qualsiasi: una lettera d'amore" (id., p. 7).
Ecco: è così che comincia questa lettera che è un atto d'amore verso un poeta ammirato, letto, studiato, riletto e che è anche, al contempo, un viaggio. All'interno delle opere più famose e importanti del poeta di Recanati (i Canti, ma anche lo Zibaldone; le Operette morali, ma anche gli epistolari); ma anche all'interno del mondo contemporaneo in cui sia Moresco che il suo lettore si ritrovano a vivere e a sperimentare le crisi che, oggi, da più parti, ci circondano, ci preoccupano, ci fanno paura.
Questa lettera d'amore ci fa sentire la voce di Leopardi come una "vera presenza", nei termini di George Steiner, ovvero, come una persona reale che continua a parlarci e che ha saputo anticipare di due secoli molti dei problemi sociali, filosofici, esistenziali, culturali che stiamo vivendo in questi primi 25 anni del XXI secolo. Questa lettera d'amore ci permette di riascoltare la potenza dei versi de L'infinito e il senso profondo, spietato, delle molte riflessioni che il poeta con la gobba ha saputo sviluppare con la sua mente da ventenne isolato da tutti e "incarcerato" dal padre nella sua "prigione dipinta". Questa lettera d'amore sa farci ridere come pochi altri testi letterari di questi ultimi vent'anni, perché Moresco è capace d'infondere ironia, umorismo, comicità perfino a una lettera che poi diventa favola che a sua volta diventa operetta morale buffa piena di colpi di scena indimenticabili.
In questa lettera il lettore contemporaneo potrà sentire Leopardi dire le parolacce e districarsi con acume nei registri colloquiali (a volte volgari) del nostro italiano attuale; in questa lettera il lettore contemporaneo potrà letteralmente volare in compagnia dell'autore e del poeta in un viaggio aereo che lo porterà a scoprire chi c'è all'interno del parlamento italiano (Roma), dove si nasconde Putin (Mosca), chi comanda veramente oggi gli Stati Uniti d'America (Washington). In questa lettera, che fa ridere e commuovere, che fa riflettere e fa paura, c'è tutta la carica dirompente dell'immaginazione e della potenza creativa di uno degli scrittori italiani più originali che ci abbia mai regalato la letteratura che nasce prorio da Leopardi, e da Dante, ma anche da Omero, e da Shakespeare, da Cervantes e da Kafka.
Sì, Antonio Moresco ci fa ascoltare la voce di Leopardi con passione e trasporto, ci fa volare sulla realtà tremenda del mondo in cui viviamo, ci fa ridere e ci fa emozionare fino quasi alle lacrime, per ricordarci che, in mezzo alle rovine di un mondo che crolla a pezzi, c'è ancora spazio (forse) per la bellezza. Questa lettera d'amore a Giacomo Leopardi è (forse anche) un inno alla gioia. O alla gioia che solo l'immaginazione può creare all'interno del buio e del dolore. Un inno alla gioia dell'immaginazione che sa riaprire il discorso sul mondo, che sa ricreare il mondo, che sa staccarsi dal mondo per vedere cosa c'è dietro (o di fianco o sotto o sopra). Viaggiate con Antonio Moresco, cari amici lettori. Volate insieme a lui e a Leopardi.
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