jueves, septiembre 17, 2015

Dopo tanto

Dopo quasi più di due mesi torno a scrivere su questo "Diario di bordo" di uno (perennemente) "ai bordi" (delle cose, delle questioni scottanti, delle domande esistenziali e dei problemi universali che preoccupano milioni di esseri umani su questa Terra).

E mi figuro la faccia di quella lettrice (continuo ad avere due o tre lettrici, a quanto ne sappia, e son tutte molto fedeli a questo "blog") che, dopo aver letto la poesiola "Disintegrate parole" di tale Tony Umorali (un personaggio di romanzo? Una persona realmente esistita? Un intruso? Un invasato? Un altro-da-me che vuol fare il fico?), deve essersi domandata: e ora? Ha smesso di pubblicare le sue fregnaccelle su questo "blog"? È morto, per caso? Si è stufato di condividere con la blogsfera (come dicono quelli trendy) i parti della sua mente malaticcia?

Ebbene, la risposta è implicita: no, non sono morto; no, non sono stufo di condividere con la blogsfera; no, non ho smesso di pubblicare le mie cosucce da nulla...

Semplicemente, è che ho trascorso quella che potrei definire come "la migliore estate della mia vita" e che, quindi, quando uno è impegnato a viverla, la vita, non può, non è sano, mettersi a scriverne... Ed è un bene (che sia così): ed è così che funziona con me la scrittura: nasce soprattutto nel momento del bisogno, quando sto male o quando qualcosa mi preoccupa, o mi ossessiona, o mi turba, e allora sì, lei, l'amica scrittura, diventa un'ottimo alleato, uno strumento perfetto per chiarirmi le idee e schiarirmi l'orizzonte (privo di senso) che sto contemplando - turbato - in quel preciso momento (che poi ci siano persone che scrivono quando sono ultra contente o ultra felici, beh, che ve devo dì, so gusti e le vie della scrittura sono - davvero - infinite).

Ergo: ricominciamo questo "diario" dal 17 di Settembre (si preparano i corsi del prossimo semestre; si rifanno i conti con gli esami dell'appello straordinario; ci si rimette chini sulle tesi e le tesine di gente che ignora che esistano norme ortografiche e che, a volte, ignora che esista una cosa chiamata "grammatica"). Ma dicevo: andiamo avanti...

P.S.: in questo "diario" non ho mai dato molta importanza ai sogni; né agli incubi che - da gran lettore di Dylan Dog - mi disturbano di notte un giorno sì e l'altro pure... E però ho deciso che certi sogni (e incubi) li devo raccontare, proprio perché raccontadone (e raccontandoli) mi sembra di poterli esorcizzare... In particolare quello in cui appare una mia cara ex-alunna di liceo classico (una che, maggiorenne, aveva un debole per me, come suolsi dire) nell'atto di percorrere con me tutti i musei e i siti archeologici più famosi di Roma e in quello di salvarmi dalle grinfie di un regista che vuole letteralmente il mio scalpo... Se ne rinarrerà. Statene certi.

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