martes, septiembre 30, 2025

 Lo stress di tutti i giorni

Sembra sia un fenomeno universale, che riguarda tutti, senza distinzione di genere, età, condizione sociale. Lo stress ci attanaglia, da quando ci si sveglia fino a quando si va a dormire (e chi soffre d'insonnia, a causa dello stress, non trova il ristoro della fase notturna, di quando, in teoria, ci si distacca dagli affanni mondani).

Lo stress coglie gli alunni che devono studiare per l'esame e i prof che devono fare lezione e preparare quegli stessi esami che poi dovranno valutare per dare un voto all'alunno. Lo stress è dei segretari che devono formalizzare l'iscrizione ai vari corsi degli studenti e del bidello che deve stare attento alle chiavi delle varie aule dell'Università; lo stress colpisce perfino il giardiniere, che deve mettere a puntino gli alberi dell'ingresso principale, e il vigilante che si preoccupa dei parcheggi e che nessuno rubi o distrugga le macchine di alunni e prof.

Lo stress è di mio fratello avvocato che, a Roma, non si ferma un secondo e dei carcerieri che lavoro a Rebibbia; dei carcerati che non sanno come accelelare il passo del tempo della condanna e dei poliziotti che li scortano a mensa o al cortile dove fanno sport o teatro.

Lo stress è di mia madre che non riesce a trovare il tempo per fare la spesa e di mio padre che, ormai in pensione, non sa come riempire il tempo in attesa della morte.

Lo stress è una malattia che colpisce tutti e da a tutti la sensazione di non avere tempo per fare nulla. La velocità del sistema in cui siamo immersi c'impedisce di andare piano, la lentezza non è una virtù elogiata in questo XXI secolo in cui ci tocca vivere e chi va piano viene visto con sospetto se cammina troppo lentamente in una strada del centro di una grande città. Tutto subito e ora, hic et nunc, senza pause, senza intervalli, senza intermezzi.

Penso a quanto sia importante, invece, la lentezza, sia per leggere che per contemplare un paesaggio, per contemplare il volto di una persona amata o per fare un viaggio in bici fuori dai circuiti prestabili e dall'ossessione della misurazione dello sforzo fisico applicato alla corsa. Penso a quei pochissimi ciclisti che vanno in giro senza GPS, senza contachilometri, senza nulla che quantifichi lo sforzo fatto coi pedali. Penso a Nietzsche, al prologo che scrisse al suo saggio Aurora, se non erro, dove si scusa per essere stato troppo lento a scrivere quello stesso prologo, ma d'altronde, i temi affrontati nel saggio implicano molto tempo, non si possono risolvere in pochi minuti.

Lo stress e il suo legame con la velocità, la rapidità, la fretta. Lo stress e il suo legame con la lentezza nel caso dei carcerati o di mio padre, che vive da carcerato in casa e non esce e non parla quasi più con nessuno. Lo stress e la salute mentale di un mondo al bordo della Terza Guerra Mondiale. Quanti motivi per essere (vivere?) stressati ci sono (sempre stati).

viernes, septiembre 26, 2025

 Venerdì 26 settembre


È venerdì 26 settembre del 2025. Pomeriggio, quasi sera. Il sole sta per tramontare sulla città del Sud della Sud della Spagna in cui vivo ed ho da poco ripreso la bici che mi accompagna nelle mie scorribande su per i monti e in mezzo alla Natura selvaggia dal meccanico italiano che vive qui da più di me.

Sono 200 euro di spesa: asse centrale, catena, guarnitura, freni e i copertoni di entrambe le ruote. Ho cambiato catena solo una volta, dopo aver fatto 7 mila chilometri. Oggi la bici ha totalizzato quasi 20 mila chilometri. Il meccanico mi sgrida come fossi un figlio discolo: "Ma non lo sai che la catena si cambia ogni 5 mila???". Chiedo venia, pago e provo la bici: non un rumore, non uno scatto o salto di catena, non un difetto di direzione. La pedalata è liscia, fluida, ordinata, come acqua sull'olio.

Intanto, penso a Giulia, alla sua morte, al saluto che non ho potuto mandarle per telefono, al vocale mandato e mai risposto, alle foto delle bimbe (a Giulia piaceva vedere come crescevano Giulia e Carmen, chissà se avrà visto queste ultime foto).

Il sole è ormai tramontato. È buio quasi e fa fresco anche qui. Quanti chilometri potrò ancora percorrere? Quante avventure potrò ancora vivere su questa bicicletta? Quanti libri ancora da leggere? E quanti articoli ancora da scrivere?

Una cara e intima amica mi confessa che, ultimamente (dalla morte di Giulia), mi nota più sensibile, più tenero, più...fragile. Le dico che forse ha ragione. E che è triste restare orfani di certe amiche, di amiche che sono anche state maestre di vita. È la vita, mi dice la mia amica giovane e bella. Va accettata così com'è. E come sarebbe bello questo tramonto se potessi vederlo insieme a lei...

 Natale 2025 Penso a quanto si sia spopolato il vicolo negli ultimi 10 anni. Tante vedove, tante vicine di casa anziane vedove da anni, sono...