domingo, diciembre 07, 2025

 Il giardiniere e la morte di Georgi Gospodinov: o cosa resta di noi quando muore un padre





Lo sapevo. Io sapevo che a leggere Gosponidov avrei quasi pianto o mi sarei rattristato. È così da quando lo conosco, da quando scopersi (o scoprii?) Romanzo naturale (2007) e poi mi feci del male con Fisica della malinconia (2013). Ne Il giardiniere e la morte (Roma, Voland, 2025), Gospodinov ci racconta la morte del padre per colpa del cancro e cosa succede nei giorni che precedono l'evento finale. La morte attesa e, non per questo, meno temuta.

"Lo guardo e penso che non ci hanno insegnato a invecchiare. Cosa si fa alla fine della vita? Come rallenti, come ti abitui al fatto che il tuo compito adesso consiste nel riposarti (ma è un compito riposarsi?)" (p. 37).

Veniamo al mondo, in realtà, senza il libretto delle istruzioni: e quando (a volte) impariamo a vivere (in mezzo a mille dubbi e a mille incertezze) ecco che si avvicina la Signora della Falce e dobbiamo apprendere ad...andarcene, a lasciare i nostri cari, la casa, il giardino (che continuerà a crescere senza che nessuno se ne occupi o lo curi), il letto in cui abbiamo dormito, goduto, generato i nostri figli...

Non c'è un libretto delle istruzioni sul "buon morire", anche se Gospodinov cita Socrate, Seneca, Epicuro e Marco Aurelio (e avvicina il padre e questi grande maestri dello stoicismo).

E poi il contrasto spaziale tra infancia e vecchiaia: "L'infanzia è verticale. Cresci in altezza, [...] tuo padre ti solleva in alto, ti alzi sulle dita, [...] non vuoi andare a letto, ti ci costringono solo con la forza. La vecchiaia è orizzontale. Riposiamoci un po', sdraiamoci nel pomeriggio, mi stendo sul divano, ché la schiena... La vecchiaia è abituarsi a una lunga, forse eterna, orizzontalità" (p. 124). 

E che tenerezza ci provoca lo scrittore quando si descrive - appunto - stesso accanto al corpo del padre malato di cancro e moribondo, come se lo accompagnasse nella sventura, come se lo volesse proteggere contro la Morte, come a dire: "Morte, allontanati, ci sono io qua con lui...stai lontana, non lo vedi che stiamo facendo le parole crociate insieme?".

Libro malinconico, triste, profondo, e, allo stesso tempo, tremendamente lirico, con Il giardiniere e la morte Gospodinov (futuro potenziale Premio Nobel per la Lettatura) ci offre non solo una bellissima elegia in memoria del padre ormai assente, ma anche un'ennesima prova della sua capacità di plasmare la realtà in forma di poesia. Questo libro è anche un canto alla fragilità (e, quindi, alla bellezza) della vita. Da qui la frase del padre, che il narratore ripete come un talismano o come un ritornello, dalla prima all'ultima pagina. "Niente di grave. Niente di grave"...

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