lunes, julio 03, 2006











Mentre ascolto una bellissima canzone da Push the Bottom dei "Chemichal Brothers" ("Marvo Gingo", il misterioso - ed esoterico - titolo), ripenso ai mille volti che ho incontrato per strada in questo fine settimana paurosamente "pieno di cose, di gesti, di persone, di... volti", appunto. Rivedo una bambina con in mano dei palloncini che, sulle spalle del padre, grida a piena voce una canzone dal ritmo forsennato di cui disconosco autore e titolo; rivedo una coppia omosessuale che si bacia in pieno centro, indifferente agli sguardi (divertiti alcuni, di censura talaltri) delle persone che si trovano a passare di là. E rivedo un tipo, un africano, che mi dice: "Stai attento ai cinesi, ti rubano i soldi"; solo perché sono entrato in un negozio di cinesi per comprarmi la scheda internazionale che uso per chiamare i miei e mettermi in contatto con Alyssa (quando non possiamo via Skype o via Messanger, cioè sempre: ma si può? Lei, l'unica persona con cui davvero ci passerei le ore a gratis, devo sentirla dalle cabine, con il sottofondo - o bassofondo, o "colonna sonora" involontaria - di macchine, clacson, gente, casino ovunque, sempre e ad ogni ora, dalla città da cui scrivo -Nowhere? La zona del crepuscolo: "Twilightzone" in inglese, se non vado errato e la memoria non mi tira un brutto scherzo -chiudo parente). E poi rivedo... sì, un gatto: rosso, come Biscotto (quello di Alyssa, che più mangione e rozzo non si può) che mi osserva dal balcone di un appartamento al quarto piano di una palazzina poco lontana da qui, da dove scrivo e abito(e provo a studiare). E' stato davvero simpatico: io lo guardo, lui mi guarda. Sono le 4 del mattino: io stanco morto, lui beato e tranquillo, da sotto la sedia di plastica dei padroni. Io a pezzi, e mezzo ubriaco e lui, il gatto insonne, che sembra prendermi per il culo, come a dire: "Vai, vai a dormire, tanto è sempre la stessa storia, notte da leoni...mattina da coglioni...e io me ne frego, e ti osservo dall'altro del mio quarto piano, mica cazzi". Il bello viene dopo: faccio degli incubi assurdi, parlo con Paul Auster, vedo la fine del mondo insieme a mio fratello, corriamo davanti a una discoteca con la bicicletta, ma poi buchiamo e dobbiamo continuare a piedi. Ah! Che tempi!

Poi rincaso (con la faccia rossa dal sole che ho preso senza protezione alcuna in piscina - Rosy mi ha fatto un test: odio i test, ma ancor di più, quelli i cui risultati "ci azzeccano"). E trovo Ambar, l'altra mia coinquilina, che sta scrivendo al computer non so cosa. Glielo chiedo. Mi domanda: "Mi dai una mano? Si tratta di una lettera e di un questionario: dall'italiano all'inglese, mi puoi dare una mano?". La cosa sinceramente m'incuriosisce. E così, mi metto d'impegno a leggere quell'allegato e scopro che c'è un prete che ha realizzato le colonne sonore di varie serie tv a carattere religioso (marcatamente cattolico) e che, per questo e in nome del suo lavoro (in nome di Dio?), ha ricevuto vari premi da parte della critica americana. E io che non sapevo nemmeno che esistesse, una critica che si occupa esclusivamente di giudicare le colonne sonore di film, serie e telefilm vari! Quanta mancansa d'ignoranza!(Marco Paolini docet) E non solo: scopro che questo tizio gestisce una scuola in cui arruolano i futuri migliori coristi del Vaticano. Bah! Il tipo inglese gli sottopone un'intervista, una serie di "questions", appunto: "Crede che, dopo il successo da lei ottenuto per le sue colonne sonore religiose, riceverà offerte da parte di registi per comporre anche per film di carattere laico, di suspense, drammatici, comici?". E m'immagino la faccia del prete dinanzi a simili domande. E ripenso al gatto strafottente, che mi piglia per il culo dal balcone, e alla coppia omosessuale che si bacia allegramente per la strada, e alla bambina che grida al cielo la sua gioia, e alla nonna che pulisce il nipotino in piscina, schiaffeggiandogli simpaticamente le chiappe, e al tipo che mi ha venduto un maxibon con panna e caramello (che in Italia ancora non si trova, almeno, per quanto ne so e ricordo) e ricordo...

Come scrissi in magismagisque commentando il primo post di Rosy: "Non siamo noi a non avere tempo, è il tempo che non ci possiede", citando ovviamente e verbatim il fuso-orario di Enrico - Ghezzi.

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