sábado, septiembre 16, 2006

Torino. Via Roma. Se parti dalla stazione (di Porta Nuova - mai visti tanti barboni e tanti giovani drogati che ti chiedono un euro, questo sì, con modi garbati) e prosegui dritto, lungo via Roma (sotto i portoci, in modo tale da non bagnarsi, visto che piove, sì, oggi purtroppo piove, ininterrottamente, e sembra proprio che non voglia smettere, piove), puoi arrivare fino a via Po e da qui, se prosegui, finisci con l’imbatterti nella mole (monumentale) della Mole Antonelliana. Torino è una città misteriosa, non è un caso se qui sono sorte le prime (e più dure a morire) sette sataniche (o sataniste?). Torino è una città ideale per suicidarsi, quando cala la nebbia e la geometria delle sue strade (tutte uguali, tutte molto esatte, nelle loro linee e nelle prospettive che si intersecano come su una schacchiera – Torino è anche una scacchiera, in cui le piazze segnalano gli spazi ideali per una pausa dal gioco: Piazza San Carlo, Piazza Castello, Piazza Arbarello, Piazza Cavour, Piazza Vittorio Veneto) spinge all’astrazione più pura, tutta spigoli e angoli e marciapiedi misurati al millimetro, non una cosa fuori posto, non un dettaglio di più. Ma Torino, diciamola tutta, è anche la città del Museo del Cinema (ricordo il titolo di un film molto lirico e carino di Davide Ferrario, Dopo mezzanotte, su un tipo che è una fotocopia di Buster Keaton e che si isola proprio lì dentro, nella Mole Antonelliana, con le immagini del cinema per amiche, compagne di gioco eterno, l’eterno intrecciare le immagini per farne storie da mostrare agli altri e storie da raccontare e raccontarsi). Domani, se trovo il tempo, mi piacerebbe farci una capatina (ma chi era l’attore che impersovana il protagonista di quel film, così notturno e così misterioso, com’è oggi Torino, città perfetta per girare un giallo – e mi ricordo anche di Profondo rosso e della pseudo-città che Dario Argento creò proprio tra Torino e Roma, come a voler confondere le carte in tavola e creare così una sorta di summa delle città claustrofobiche e pericolose, quelle che a ogni angolo, di notte, nascondono un potenziale assasino in serie – o serial-killer, per dirla all’inglese).
Intanto, fuori piove. La tv satellitare compie i soliti miracoli: posso vedere le varie versioni di quanto accaduto oggi nel mondo (la CNN me lo dice in inglese, TVE in spagnolo, TV5 in francese, e via dicendo…), mentre i canali a pagamento sembrano gratis e su Sky danno The SawII, dovrebbe essere interessante, il primo capitolo lo vidi a Pisa e mi sembrò geniale, un gran film horror, dal finale davvero imprevedibile (lo sceneggiatore, un maniaco sadico di quelli pericolosi, se lo si incontra in una città oscura e misteriosa e piena di nebbia o di pioggia, come Torino, tanto per fare un esempio). Pur tuttavia (che cavolo vorrà mai dire “pur tuttavia?”: e soprattutto, si usa ancora? O sono io quello che deve farsi un bel ripasso della lingua italiana dopo un’assenza comunque di tre mesi dal suolo – e dalla lingua – patria?), mi piace l’idea di addormentarmi con il dolce rumore della pioggia (sembra il titolo di un film, ma mi sbaglio: quello era Il dolce rumore della vita, un piccolo capolavoro di Bertolucci – Giuseppe, non Bernardo, da non confondere). Nelle stanze affianco: il silenzio. Nella stanza di sopra: niente. O è davvero molto tardi, e tutti dormono (e io risoffro d’insonnia, come al solito), o sono l’unico cliente di questo hotel vicino alla stazione di Porta Nuova. Oppure, vaneggio e ho le allucinazioni uditive. Tra poco spegnerò la luce. E chissà che domani, su Torino, non sorga il sole. E tornammo a riveder la luce…

2 comentarios:

  1. In bocca al lupo per la conferenza (anche se non ne hai bisogno perché sarai bravissimo lo stesso).
    E su Torino... questo racconto noir con qualche divagazione cinematografica mi mette quasi i brividi, ma poi guardo fuori e c'è il sole anche se dentro si muore dal freddo per via dell'aria condizionata. Ancora l'aria condizionata, semplice follia!

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  2. Il protagonista di "Dopo mezzanotte" è Giorgio Pasotti...

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