domingo, febrero 13, 2011

Asino chi legge, di Antonella Cilento: un bollettino di guerra pieno di speranza per il futuro


Tempo fa scrissi della mia prima esperienza di "scrittura creativa" vissuta proprio grazie a (oltre che insieme ad) Antonella Cilento, chiamata a intervenire nell'Università in cui lavoro per un incontro su "Giovani e scrittura". Non ero convinto dell'efficacia delle scuole di scrittura (creativa o meno), ma rimasi molto soddisfatto dei risultati ottenuti dall'autrice (i ragazzi dovevano scrivere tutto quello che passava loro per la testa entro 5 minuti d'orologio e a partire dalla frase: "L'anima è una farfalla").
Poi ho letto l'ultimo libro della scrittrice, Asino chi legge. I giovani, i libri, la scrittura (Parma, Guanda, 2010) e sono stato come risucchiato dal ritmo, dall'ironia, dall'autoironia, dalla limpidezza della scrittura (scrittura che nasce da un italiano molto vivace, in cui fa capolino - in modo sempre elegantissimo - il napoletano delle origini dell'autrice - fenomeno, questo, molto simile a quello che ho riscontrato in un altro autore partenopeo, il regista Paolo Sorrentino, col suo Hanno tutti ragione - ma questa è un'altra storia e torniamo a noi...).

Asino chi legge è una sorta di diario: l'autrice ci parla di sé in quanto "operatrice culturale" chiamata dai presidi delle scuole pubbliche italiane di ogni ordine e grado per i cosiddetti PON (quei progetti o laboratori che alcune scuole attivano affinché gli studenti possano sviluppare quelle capacità e/o svolgere quelle attività cosiddette "extra-curriculari" cui non è dato spazio la mattina quando si fa lezione "standard"). Non solo: il libro si presenta come un vero e proprio reportage sulla situazione dell'istruzione pubblica in Italia, come un viaggio dal Nord al Sud della Penisola.
E leggendo uno si rende conto immediatamente di due cose: a) dell'enorme passione che una come Antonella Cilento ci mette nel fare quello che fa (con energia, con pazienza e abnegazione invidiabili); b) degli enormi problemi che hanno afflitto e affliggono ancora oggi la scuola pubblica italiana (un luogo in cui, invece di sviluppare il senso critico dei ragazzi, si tira a campare, si diffonde un metodo di studio nozionistico che poca presa ha sui ragazzi e che dà scarsi risultati sul piano didattico). Un problema messo giustamente in risalto dalla Cilento è che a scuola non si impara più a leggere; non solo non si promuove la lettura (di testi letterari degni d'attenzione); non solo si continua a fruire la letteratura in pillole (brani di classici antologizzati e basta); non solo non si fa quasi niente per accattivarsi l'attenzione degli alunni sulle questioni inerenti la lettura e la scrittura, ma, addirittura, si sottraggono fondi (soldi) per promuovere quegli esperimenti che potrebbero portare i ragazzi a scoprire i libri (che non sono sempre e solo "libri di testo" - così odiati, e così asfittici, anche per un docente di buona volontà).

"Da qualche anno [...] leggere è considerato un errore, una perdita di tempo, un insignificante vizio. Studiare e leggere, è ormai noto, non ti porteranno da nessuna parte, non ti apriranno le porte del mondo del lavoro, non faranno di te una persona migliore" (p. 18).

Questa riflessione corrisponde alla verità (e all'attualità della triste cronaca di questi mesi): e non è affatto vero che i ragazzi del Nord siano più bravi (o preparati) di quelli del Sud; gli studenti si assomigliano tutti (e manifestano tutti le stesse identiche idiosincrasie) perché è la scuola pubblica italiana stessa che si comporta come un unico enorme mostro che si trascina da decenni gli stessi difetti (e le stesse tare).

Ecco allora l'importanza dell'azione di Antonella Cilento quando, una volta entrata in classe, si mette a parlare di scrittura o di libri e, addirittura, si mette a leggere a voce alta brani da Edgar Allan Poe, da Pasolini, o da Cechov: è quando legge e riesce a catturare l'attenzione degli alunni che Antonella Cilento riesce a scalfire il malfunzionamento di un'istituzione da cui dipende il grado di civiltà di un intero paese; e basta un sorriso, uno sguardo d'intesa, l'interesse dichiarato a viva voce anche da uno solo dei suoi alunni per dare alla Cilento la forza di proseguire in questa sua azione di contrasto al malfunzionamento dell'intero sistema scolastico italiano. Una sola pagina letta in più in classe; un solo esercizio di scrittura creativa in più; un sorriso, un barlume di curiosità intorno alle parole lette ad alta voce dalla scrittrice: sono questi i piccoli gesti che, a detta della Cilento, danno la forza per andare avanti e per sperare in un mondo migliore.

Ecco cos'è Asino chi legge: un bollettino di guerra (scritto direttamente dal fronte) pieno di speranza per il futuro. Un libro che racconta l'Italia di oggi e di cui dovrebbero far tesoro tutti quelli che a scuola ci lavorano (a volte controvoglia o senza la minima coscienza dei danni che possono fare non facendo bene il proprio mestiere). Un libro su come contrastare (con i fatti, e non solo a parole) quell'"analfabetismo mentale" che l'intera società sembra voler imporre a tutti, partendo proprio dalle giovani generazioni, quelle più influenzabili e manipolabili.

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