viernes, febrero 18, 2011

Tradurre la luna piena



E' la prima volta che mi capita di stare sulla traduzione dall'alba al tramonto (si noti il capovolgimento del titolo d'un famoso film "cult" di Robert Rodriguez con la coppia - inedita - Quentin Tarantino/George Clooney, From Dusk till Dawn, in lingua originale, del '96 l'annata)...


La professoressa mi osserva con sguardo preoccupato e pensa che stia diventando pazzo: "Lei studia troppo e, a volte, si confonde, fa degli errori davvero sciocchi, prende cantonate". Che sciocco, cazzo! Me lo dico da solo, mentre mi reco in  bagno, ripetendomi - come fosse un mantra - la parola "cantonata" (cantonata, nata-canto, canta nata, canta nato, cantan ato e canton ata...).


Oggi andiamo a pranzo in un ristorante di Piazza Dante; l'ambiente è allegro e la piazza è piena di famigliole di studenti che si sono appena laureati (quante foto, quanto spumante, quanti sprechi, quante illusioni, ragazzi miei...).


E intanto le ore passano e si fa notte e sorge la luna, piena, una sfera bianca in mezzo al cielo stellato. E noi siamo ancora qui alle prese con la traduzione (solo la pausa pranzo e un mezzo minuto per andare al bagno a fare la pipì, niente di più, niente di meno).


Esco dall'Università che fuori è buio fondo (perché le nuvole hanno offuscato per intero la luna). E ricevo due strane telefonate: la prima, da parte di una ex-alunna che voleva tanto rivedermi a Pisa (ma non c'è stato verso, ho fatto troppo tardi per i suoi orari, i treni, gli andirivieni - andi e rivieni  e andiamo, dai); l'altra, da parte di una collega che dice di essere stufa di "mendicare l'amore di uno che, forse, non mi merita".


Le dico che è il verbo ad essere sbagliato, in questa storia: non si dovrebbe mai (dico: mai) "mendicare l'amore". Errore madornale; non si mendica, ci si dona e, se l'altro riceve e capisce quant'è prezioso questo dono, ci ricambia (oppure no, e allora è un'altra, la storia, e i motivi per cui sentirsi soli e sfortunati e amareggiati e, magari, cambiare il destinatario del nostro dono, se ci si riesce e ci si ha la forza).


Mia moglie mi aspetta a braccia aperte: la tavola è inbandita (o imbandita?) e il piatto ricolmo di patatine fritte e due hamburguer dall'aspetto molto, molto interessante (appetibile, sì, meglio).


Accendo la tv: San Remo, ti prego, no. Santoro (meglio?). Match Point di Woody Allen (questo sì che è un capolavoro, ragazzi!). Poi mi torna in mente (anche questo in modo alquanto strambo) il finale di Fight Club di David Fincher... E mi viene da pensare: ma quant'è geniale quel finale? 


"Mi hai conosciuto in un momento molto strano della mia vita", dice Edward Norton alla sua donna, dopo essersi sparato in bocca e esser così riuscito ad uccidere il suo "doppio" (Brad Pitt)... E i palazzi davanti a loro esplodono, in un subbuglio di fuochi d'artificio (non ricordo se anche lì c'è la luna piena)...

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