miércoles, octubre 15, 2014


A volte mi domando...


A volte mi domando a cosa serve fare questo mestiere, trasmettere un minimo di cultura, provare a contagiare gli studenti col nobile virus della lettura (o della passione per la lettura), provare a portare avanti il discorso degli Umanisti, in un mondo come il nostro in cui d’umanista (per non dire, “d’umano”) è rimasto ben poco.

L’altro giorno, a lezione, faccio un po’ di domande, tanto per tastare il livello generale degli alunni che ho di fronte, per misurare un po’ la temperatura culturale di chi viene all’Università per seguire corsi di Lettere e Filosofia:

“Lo conoscete Daniel Defoe? Avete mai letto Robinson Crusoe?”, chiedo.
Niente.
“Charles Dickens?”
“È quello del Racconto di Natale?”
“Sì, l’ha letto?”
“No” (ecco, te pareva).
“E sapete cosa ha scritto Lewis Carroll?”
Silenzio di tomba.
“Avete mai visto Alice nel paese delle Meraviglie?”
Qualcuno alza la mano per dire sì. Chiedo quale versione, se il cartone animato o il film di Tim Burton.
“Tim Burton”, mi risponde.
“Sapete quali altri film ha fatto Tim Burton?”
Batman”, risponde uno coi rasta, dal fondo.
La sposa cadavere”, aggiunge un altro.
The Nightmare Before Christmas”, aggiungo io, e poi anche: “Edward Mani di Forbice, qualcuno di voi l’ha mai visto, con Johnny Depp, attore feticcio del regista americano? E Beetlejuice?”.
No questo non l’ha visto nessuno, è del 1988, se non erro, loro non erano neppure nati, io avevo solo 10 anni, figuriamoci se hanno mai visto Beetlejuice…uno dei film più anarchici e divertenti e folli di Tim Burton…
E poi continuo, con le domande sulla letteratura:
“E Cent’anni di solitudine? Qualcuno l’ha letto?”.
“So che è un romanzo di Gabriel García Márquez”, fa una, in prima fila. È già qualcosa.
“E l’Odissea? Sapete chi l’ha scritta?”.
Nulla. Il vuoto. Silenzio assoluto. E insisto, scioccamente: “E l’Iliade?”
Niente. Non reagiscono. Saranno una quarantina. Non li ho mai visti con un libro in mano. Non voglio fare il moralista o il solito apocalittico “non integrato”, ma mi sconvolge sempre vedere che studenti di Lettere e Filosofia non leggano, se si eccettuano i telefonini, o i tablet, su queste nuove teconologie hanno sempre gli occhi fissi, quante retine si bruceranno o quante pupille arrossiranno, alla fine di quest’anno accademico.
“Omero. È stato Omero a scrivere l’Odissea e l’Iliade, anche se ancora oggi non sappiamo chi si nasconda dietro questo nome”. Voglio farmi del male:
“E qualcuno sa chi ha scritto Ulisse? La versione “moderna” dell’Odissea?”.
Niente, come prevedevo.
“È stato James Joyce, uno che diceva di aver scritto un romanzo che avrebbe fatto impazzire i critici e i professori, gli interpreti, via, per almeno altri 100 anni dalla data di pubblicazione e in parte ci ha azzeccato, se pensate che Ulisse apparve in librería nel 1922”.
Poi, per una rapida associazione d’idee cito T. S. Eliot, e The Waste Land
“Avete mai letto La terra desolata?”.
Che razza di domande, avranno tra i 21 e i 22 anni, cosa pretendo? Questa è gente nata nel 1995 o 96 o al massimo 94…
“Francis Ford Coppola, però, vi prego, almeno lui, ditemi che lo conoscete!”.
Una ragazza timidamente fa cenno di sì con la testa. Ha visto Il Padrino. Tutte e tre le parti. Non sa che Apocalypse Now è una riscrittura di Hearth of Darkness di Conrad e che contiene un’omaggio velato al T. S. Eliot di The Waste Land e, soprattutto, una citazione da The Hollow Men (“Siamo gli uomini vuoti, siamo gli uomini impagliati, che appoggiano l’un l’altro la testa piena di paglia”… queste le parole che declama un Kurtz-Marlon Brando stralunatissimo…).

Uno si domanda che tipo di lettori saranno i futuri laureati in Lettere e Filosofia. E si chiede che senso ha provare a trasmettere il virus benefico della lettura (o della cultura in generale, per questo ho fatto anche domande sul cinema) a gente che non ha curiosità, non mostra nessuna voglia di leggere o di studiare per informarsi e migliorarsi, non mostra alcuna curiosità nemmeno verso le cosiddette “pietre miliari” della Storia del Cinema.
Le Università stanno diventando (se non lo sono diventate già) degli esamifici, luoghi in cui ciò che conta è il voto all’esame e il numero (matematico, esatto, fiscale) di “crediti” che uno deve sorbirsi se vuole la laurea, un pezzo di carta come un altro, ormai, per tanti, purtroppo, anche per quei pochi che vengono per studiare e approfondire e imparare davvero, anche per i bravi…

Uno si domanda che senso abbia il suo lavoro (riflettere sul linguaggio, spingere a riflettere sul mondo attraverso gli occhi delle opere letterarie) quando il mondo (in generale) sembra andare da tutt’altra parte…

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