S'AVVICINA (IL NATALE)
Non
l’immaginavo mica che, sul finire del 2016, a ridosso del Natale (si avvicina e
la gente impazzisce dietro ai regali, file chilometriche di clienti nei negozi
di vestiti, di scarpe, di sciarpe, di alimentari, di abbigliamento sportivo),
mi sarei ritrovato a consultare il sito della mia banca per vedere come
procedono i fondi (a bassissimo rischio, così me li ha presentati il direttore,
ma vatti poi a fidare, chissà): risalgono, per fortuna, anche se di pochissimo
(all’inizio ho perso circa 124 euro, ora un po’ meno, mi dice che per la
prossima primavera sarò andato in parità, se non con qualche spicciolo in più di
guadagno netto su non so quale diavolo di percentuale); né immaginavo che
potessi finire col comprarmi un prosciutto intero (si sa, qui in Spagna, il
“jamón serrano” non è un cibo qualunque, c’è dietro tutta una
serie di rituali, una sfilza di secoli, un insieme impressionante di saperi e
di abilità culinarie che si coagulano per darci una prelibatezza che non ha
uguali al mondo). E così, mentre ascolto Luigi Boccherini (morto in Spagna e al
servizio della corona spagnola finché campò – famosa la sua “La musica notturna
per le strade di Madrid”), mi accorgo di com’è difficile vivere, di com’è dura
affrontare le vacanze natalizie (sto già sognando di rintanarmi in casa, anzi,
in camera da letto, di staccare tutto, cellulare, computer, fax, di non vedere
nessuno, amico o parente che sia, solo per guardare decine, centinaia di film
che ho in lista da un bel pezzo e che non ho ancora potuto vedere con la calma
che meritano), di com’è antipatico dover essere per forza felici solo perché è
così che vuole il calendario, lo detta la legge delle norme sociali: è Natale
(s’avvicina! S’avvicina!) e siamo tutti più buoni, siamo tutti più clementi,
siamo tutti più pronti ad offrire amore (ma quando mai?).
La mia
compagna di avventure mi dice che sono troppo scorbutico, ultimamente, e anche
troppo negativo: l’altro giorno, passeggiando in centro, capitiamo sotto tiro
d’una statua di un equilibrista che cammina con un bastone in mano sul filo del
rasoio; all’estremo opposto della testa dell’equilibrista pende un globo, un pallone
gigante che dovrebbe rappresentare il mondo. Lo guardo e glielo dico (è più
forte di me, non posso resistere): “Guarda quella scultura; immagina che ora si
trovi a passare di lì un pedone e si scioglie il nodo che tiene attaccata la
palla alla base dei piedi dell’equilibrista e che la palla rovini addosso al
pedone e gli spacchi il cranio, immagina la massa encefalica e il sangue che
schizzano sul marciapiede, gli occhi che come schegge impazzite fuoriescono
dalle orbite, immaginatelo…”.
E tutto ciò
nonostante il fatto che non abbia tanti problemi di cui lamentarmi, non ho
troppe rogne, non ho tanti nodi da sciogliere, come è magari capitato anni
addietro…
Anzi,
l’editrice del mio libro mi dice che (testuali parole) “si sta vendendo bene”; e
penso che sia davvero incredibile, che si tratti quasi di un miracolo, che “si
venda bene” un tomo di quasi 400 pagine di critica letteraria, in un mondo come
il nostro in cui – siamo sinceri – si legge sempre meno e la minoranza che
incarnano i lettori “forti” non si dedica di certo a leggere opere di “critica
del testo” (elucubrazioni a volte astratte e astruse che non portano da nessuna
parte, discettazioni a volte scritte con stile arzigogolato solo per mascherare
la propria impossibilità di capire il testo – spero non sia questo il mio caso,
io almeno ci ho provato, a dire la mia sul testo, e il tutto con uno stile il
più possibile “asciutto” e “chiaro” e “diretto”).
Boccherini
continua a suonare (archi, violini, trombe, violoncelli, è un tripudio di suoni
che mettono allegria, nonostante i passanti che sbattono l’uno contro l’altro
per la furia di fare l’affare del secolo e di comprare i regali a buon prezzo);
sulla scrivania Guido Paduano aspetta che lo riprenda in mano: La nascita dell’eroe, è così che
s’intitola questo saggio su Achille, Odisseo ed Enea, ovvero, sull’Iliade, l’Odissea e l’Eneide,
ovvero, i tre principali poemi epici della classicità greco-romana da cui
nascerà gran parte della letteratura occidentale così come oggi la conosciamo…
Lo incontrai solo una volta, Guido Paduano, per sbaglio, in un corridoio della
Facoltà di Lingue presso l’Università di Pisa (lì insegna – o insegnava, forse
è andato in pensione – Filologia Classica e Letterature Comparate), e non
ricordo nemmeno più che faccia abbia. L’oblio è sempre pronto a cancellare
porzioni del nostro passato; e quando uno si sforza e tenta di tornare con la
memoria a quella determinata scena passata non può più farcela, il nome è
rimasto saldo in mente, il volto è scomparso per sempre nella nebbia.
Felice
Natale a tutti, gente!
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