lunes, diciembre 19, 2016

S'AVVICINA (IL NATALE)




Non l’immaginavo mica che, sul finire del 2016, a ridosso del Natale (si avvicina e la gente impazzisce dietro ai regali, file chilometriche di clienti nei negozi di vestiti, di scarpe, di sciarpe, di alimentari, di abbigliamento sportivo), mi sarei ritrovato a consultare il sito della mia banca per vedere come procedono i fondi (a bassissimo rischio, così me li ha presentati il direttore, ma vatti poi a fidare, chissà): risalgono, per fortuna, anche se di pochissimo (all’inizio ho perso circa 124 euro, ora un po’ meno, mi dice che per la prossima primavera sarò andato in parità, se non con qualche spicciolo in più di guadagno netto su non so quale diavolo di percentuale); né immaginavo che potessi finire col comprarmi un prosciutto intero (si sa, qui in Spagna, il “jamón serrano” non è un cibo qualunque, c’è dietro tutta una serie di rituali, una sfilza di secoli, un insieme impressionante di saperi e di abilità culinarie che si coagulano per darci una prelibatezza che non ha uguali al mondo). E così, mentre ascolto Luigi Boccherini (morto in Spagna e al servizio della corona spagnola finché campò – famosa la sua “La musica notturna per le strade di Madrid”), mi accorgo di com’è difficile vivere, di com’è dura affrontare le vacanze natalizie (sto già sognando di rintanarmi in casa, anzi, in camera da letto, di staccare tutto, cellulare, computer, fax, di non vedere nessuno, amico o parente che sia, solo per guardare decine, centinaia di film che ho in lista da un bel pezzo e che non ho ancora potuto vedere con la calma che meritano), di com’è antipatico dover essere per forza felici solo perché è così che vuole il calendario, lo detta la legge delle norme sociali: è Natale (s’avvicina! S’avvicina!) e siamo tutti più buoni, siamo tutti più clementi, siamo tutti più pronti ad offrire amore (ma quando mai?).

La mia compagna di avventure mi dice che sono troppo scorbutico, ultimamente, e anche troppo negativo: l’altro giorno, passeggiando in centro, capitiamo sotto tiro d’una statua di un equilibrista che cammina con un bastone in mano sul filo del rasoio; all’estremo opposto della testa dell’equilibrista pende un globo, un pallone gigante che dovrebbe rappresentare il mondo. Lo guardo e glielo dico (è più forte di me, non posso resistere): “Guarda quella scultura; immagina che ora si trovi a passare di lì un pedone e si scioglie il nodo che tiene attaccata la palla alla base dei piedi dell’equilibrista e che la palla rovini addosso al pedone e gli spacchi il cranio, immagina la massa encefalica e il sangue che schizzano sul marciapiede, gli occhi che come schegge impazzite fuoriescono dalle orbite, immaginatelo…”.

E tutto ciò nonostante il fatto che non abbia tanti problemi di cui lamentarmi, non ho troppe rogne, non ho tanti nodi da sciogliere, come è magari capitato anni addietro…

Anzi, l’editrice del mio libro mi dice che (testuali parole) “si sta vendendo bene”; e penso che sia davvero incredibile, che si tratti quasi di un miracolo, che “si venda bene” un tomo di quasi 400 pagine di critica letteraria, in un mondo come il nostro in cui – siamo sinceri – si legge sempre meno e la minoranza che incarnano i lettori “forti” non si dedica di certo a leggere opere di “critica del testo” (elucubrazioni a volte astratte e astruse che non portano da nessuna parte, discettazioni a volte scritte con stile arzigogolato solo per mascherare la propria impossibilità di capire il testo – spero non sia questo il mio caso, io almeno ci ho provato, a dire la mia sul testo, e il tutto con uno stile il più possibile “asciutto” e “chiaro” e “diretto”).

Boccherini continua a suonare (archi, violini, trombe, violoncelli, è un tripudio di suoni che mettono allegria, nonostante i passanti che sbattono l’uno contro l’altro per la furia di fare l’affare del secolo e di comprare i regali a buon prezzo); sulla scrivania Guido Paduano aspetta che lo riprenda in mano: La nascita dell’eroe, è così che s’intitola questo saggio su Achille, Odisseo ed Enea, ovvero, sull’Iliade, l’Odissea e l’Eneide, ovvero, i tre principali poemi epici della classicità greco-romana da cui nascerà gran parte della letteratura occidentale così come oggi la conosciamo… Lo incontrai solo una volta, Guido Paduano, per sbaglio, in un corridoio della Facoltà di Lingue presso l’Università di Pisa (lì insegna – o insegnava, forse è andato in pensione – Filologia Classica e Letterature Comparate), e non ricordo nemmeno più che faccia abbia. L’oblio è sempre pronto a cancellare porzioni del nostro passato; e quando uno si sforza e tenta di tornare con la memoria a quella determinata scena passata non può più farcela, il nome è rimasto saldo in mente, il volto è scomparso per sempre nella nebbia.


Felice Natale a tutti, gente! 

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