Mia madre, di Nanni Moretti: non solo un
film e basta
“Un film e basta”, così
s’intitola uno degli “extra” del dvd di Mia
madre, l’ultimo lavoro di Nanni Moretti, uscito nel 2015 e che io non ho
potuto vedere al cinema (magari al Sacher dello stesso Moretti) perché ormai,
dal 2013, vivo in pianta stabile in Spagna… (ed è la prima volta che non corro
a vedere l’ultimo di Nanni, mi sento un traditore, come se avessi mancato un
appuntamento importante…). E invece no, non è affatto “un film e basta”, questo
qui, è anche un canto alla madre scomparsa, un piccolo saggio di auto-analisi e
una breve ma intensa riflessione su chi siamo (noi tutti) di fronte alla morte,
piccoli essere umani deboli e pieni di difetti e di dubbi e di illusioni (e su
questo versante, è inutile aggiungerlo - chi ha visto il film lo sa - Margherita
Buy svolge un ruolo fondamentale, riesce a dare davvero un volto e un corpo
alla disperazione e alla rabbia, al senso d’impotenza di chi sta di fronte alla
Morte e sa che non potrà fare più nulla per contrastarla o arrestarla,
Margherita Buy è bravissima e Nanni Moretti le regala i primi piani più belli
ed intensi del cinema italiano di questi ultimi anni).
E c’è una scena, in
particolare, che mi è rimasta impressa, ed è quella in cui Margherita Buy, che
qui impersona l’alter-ego di Nanni Moretti e fa la regista intellettuale di
sinistra in crisi, tocca i libri che sono appartenuti a sua madre,
professoressa di Latino al liceo, e si domanda (in pieno set, davanti agli
operatori e a John Turturro, la star americana chiamata a recitare il ruolo del
“cattivo” di turno): “Tacito, Seneca, che fine faranno? Dove andranno a finire tutti
i libri di mia madre? Tutte le giornate, le ore, passate a leggere, a tradurre
e a studiare?”.
La domanda ce la poniamo
tutti, prima o poi. Io me la sono posta quando La Repubblica mise a disposizione dei lettori un breve video di un
paio di minuti in cui si vede Umberto Eco gironzolare all’interno dell’immensa
biblioteca di casa sua e uno si domanda di nuovo, insieme alla Buy: “Dove
andranno a finire tutti quei saggi, quelle centinaia di romanzi, quei
manoscritti antichi e medievali rarissimi e costosi, appartenuti al grande Eco?
Che fine faranno?”.
E c’è un’altra scena che
poi, alla fine, Nanni Moretti ha deciso di scartare e, invece, è morettiana al
massimo grado ed è un vero peccato che, alla fine, l’abbia eliminata, ed è la
scena in cui una donna chiede alla regista che film stia girando e Margherita
Buy non vuole rispondere e s’inventa una trama, dice che si tratta di un film
sentimentale, un film d’amore, addirittura, e allora Nanni Moretti ci mostra
uno spezzone, un frammento di questo film “immaginario”, in cui si vede John
Turturro che torna a Roma dall’America e ritrova la donna della sua vita
all’interno di una libreria e i due si guardano, si riconoscono, si sorridono e
poi si mettono a ballare, in modo dolce, dinoccolato, e così pure il resto dei
dipendenti della libreria, tutti danzano, al ritmo di una canzone che domani
andrò a cercarmi su YouTube, perché è un pezzo formidabile, romantico,
nostalgico, pieno di tenerezza, che fa sorridere e fa anche un po’ piangere,
Nanni Moretti al cento per cento, in questa scena alla fine tagliata, in cui
tutti ballano, tutti si abbracciano, e l’amore – quello vero, ma qual è l’amore
vero? – sembra prevalere su tutto, e lo spettatore viene trasportato per un
minuto in una dimensione in cui la Morte non c’è più, perché ha stranamente
perso la sua partita contro l’uomo e siamo tutti più sorridenti e allegri e
rilassati…
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