viernes, diciembre 09, 2016

Mia madre, di Nanni Moretti: non solo un film e basta



“Un film e basta”, così s’intitola uno degli “extra” del dvd di Mia madre, l’ultimo lavoro di Nanni Moretti, uscito nel 2015 e che io non ho potuto vedere al cinema (magari al Sacher dello stesso Moretti) perché ormai, dal 2013, vivo in pianta stabile in Spagna… (ed è la prima volta che non corro a vedere l’ultimo di Nanni, mi sento un traditore, come se avessi mancato un appuntamento importante…). E invece no, non è affatto “un film e basta”, questo qui, è anche un canto alla madre scomparsa, un piccolo saggio di auto-analisi e una breve ma intensa riflessione su chi siamo (noi tutti) di fronte alla morte, piccoli essere umani deboli e pieni di difetti e di dubbi e di illusioni (e su questo versante, è inutile aggiungerlo - chi ha visto il film lo sa - Margherita Buy svolge un ruolo fondamentale, riesce a dare davvero un volto e un corpo alla disperazione e alla rabbia, al senso d’impotenza di chi sta di fronte alla Morte e sa che non potrà fare più nulla per contrastarla o arrestarla, Margherita Buy è bravissima e Nanni Moretti le regala i primi piani più belli ed intensi del cinema italiano di questi ultimi anni).

E c’è una scena, in particolare, che mi è rimasta impressa, ed è quella in cui Margherita Buy, che qui impersona l’alter-ego di Nanni Moretti e fa la regista intellettuale di sinistra in crisi, tocca i libri che sono appartenuti a sua madre, professoressa di Latino al liceo, e si domanda (in pieno set, davanti agli operatori e a John Turturro, la star americana chiamata a recitare il ruolo del “cattivo” di turno): “Tacito, Seneca, che fine faranno? Dove andranno a finire tutti i libri di mia madre? Tutte le giornate, le ore, passate a leggere, a tradurre e a studiare?”.

La domanda ce la poniamo tutti, prima o poi. Io me la sono posta quando La Repubblica mise a disposizione dei lettori un breve video di un paio di minuti in cui si vede Umberto Eco gironzolare all’interno dell’immensa biblioteca di casa sua e uno si domanda di nuovo, insieme alla Buy: “Dove andranno a finire tutti quei saggi, quelle centinaia di romanzi, quei manoscritti antichi e medievali rarissimi e costosi, appartenuti al grande Eco? Che fine faranno?”.

E c’è un’altra scena che poi, alla fine, Nanni Moretti ha deciso di scartare e, invece, è morettiana al massimo grado ed è un vero peccato che, alla fine, l’abbia eliminata, ed è la scena in cui una donna chiede alla regista che film stia girando e Margherita Buy non vuole rispondere e s’inventa una trama, dice che si tratta di un film sentimentale, un film d’amore, addirittura, e allora Nanni Moretti ci mostra uno spezzone, un frammento di questo film “immaginario”, in cui si vede John Turturro che torna a Roma dall’America e ritrova la donna della sua vita all’interno di una libreria e i due si guardano, si riconoscono, si sorridono e poi si mettono a ballare, in modo dolce, dinoccolato, e così pure il resto dei dipendenti della libreria, tutti danzano, al ritmo di una canzone che domani andrò a cercarmi su YouTube, perché è un pezzo formidabile, romantico, nostalgico, pieno di tenerezza, che fa sorridere e fa anche un po’ piangere, Nanni Moretti al cento per cento, in questa scena alla fine tagliata, in cui tutti ballano, tutti si abbracciano, e l’amore – quello vero, ma qual è l’amore vero? – sembra prevalere su tutto, e lo spettatore viene trasportato per un minuto in una dimensione in cui la Morte non c’è più, perché ha stranamente perso la sua partita contro l’uomo e siamo tutti più sorridenti e allegri e rilassati…

Non sarà un capolavoro, non sarà di certo il suo miglior film (io non so scegliere tra Ecce Bombo e Caro Diario), ma Mia madre è certamente un gran bel film, una di quelle opere da vedere e rivedere, uno di quei pezzi d’arte in cui ci si ritrova tra le mani, le braccia e l’immaginazione di un grande narratore come è Nanni Moretti…



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