lunes, septiembre 11, 2017

8 Settembre del 2017 (o anche: “che ne è della mia vita?”)



Oggi è l'8 Settembre del 2017; oggi è il giorno del mio compleanno, il quarantesimo, per essere precisi...

Come mi sento? Che cosa provo a compiere 40 anni? Com'è la mia vita, oggi? Che ne è (stato e sarà) della mia vita di neo-quarantenne?

Non so darmi risposte di sorta. Penso alla mia compagna d'avventure (che mi ha festeggiato omaggiandomi con un balletto sensazionale a suon di Raffaella Carrà - “Tanti auguri”, la canzone, del 1978, se non erro, ovvero, dell'anno dopo la mia venuta al mondo...). E mi viene da sorridere ripensando al fatto che, quella notte, nessuno di noi due avrebbe mai pensato che saremmo finiti qui, a questo punto, in questo luogo...

Ripenso alle fotocopie che mi ha regalato una collega che vive vicino a Napoli e che mi ha fatto conoscere l'antro della Sibilla Cumana e l'ingresso del Lago d'Averno (quello che – secondo la mitologia pagana – consentiva l'ingresso nell'Inferno).

Fotocopie del Prof. Giancarlo Mazzacurati sul romanzo più noto di Luigi Pirandello, Il Fu Mattia Pascal, che dovrò presentare a un gruppo di lettrici ultrasessantenni presso l'Università pubblica della città levantina (nel Sud del Sud del mondo dell'Europa occidentale) in cui vivo...

Uno dei tanti impegni accademici, essendo l'intervista ad uno scrittore contemporaneo l'altra mia grande sfida del mese d'Ottobre. Intervista? Io? A uno scrittore vivo? Mai fatto prima, non so nemmeno da dove cominciare... Eppure mi sento di accettare la scommessa, anzi, questo ennesimo impegno accademico mi stimola e mi spinge a fare sempre meglio il mio lavoro (lascio stare la tipica: “Quali sono gli autori che più l'hanno influenzata?”, o quell'altra: “Perché scrive?”, o l'altra ancora: “ Crede che la letteratura potrà cambiare il mondo?” (ma quando mai la letteratura o l'arte cambiano il mondo? E però, spesso, ci salvano la vita...) e continuo a cercare domande più interessanti, sia per lui, che verrà intervistato, che per il pubblico, che si suppone assisterà all'evento...).

Poi vado a fare una piccola spesa, dopo aver passato la mattinata a mettere un po' d'ordine in camera da letto. E alla cassa, la cassiera mi sfiora la mano, mentre m'appresto ad afferrare la bottiglia di vino DOC di Ribera del Duero che ho in mente di scolarmi prima che torni da lavoro la succitata e mia cara compagna d'avventure... Il tatto. Sfiorarsi la mano in un gesto quotidiano come riempire i sacchetti della spesa, prima di pagare il totale dei prodotti acquistati per la sussistenza. Il sorriso (forse malizioso) di questa giovane donna (avrà al massimo trent'anni, ovvero, 10 meno di me, che oggi ne compio 40!). La mano calda. Le labbra carnose, con il rossetto rosso fuoco che le risalta il sorriso. Le curve che si indovinano (o s'intuiscono) da sotto la divisa d'ordinanza (maglietta a maniche corte gialla e pantaloni marroni, piuttosto stretti). E ripenso a quella citazione famosa di John Cheever, quando, nei suoi diari, allude all'“incessante sessualità dell'esperienza” e (cito verbatim, stavolta): “C'è sempre, da qualche parte, questo accenno di aberrante carnalità”.

Sì, c'è sempre, e gli anni non aiutano, non ho imparato nulla dall'esperienza, né dai molti libri letti, né dai vari amori finiti per caso, né da quelli che sono esplosi all'improvviso, continuo a peccare di lussuria, continuo a commettere errori madornali, continuo a pensare a quei due occhi da gatta che mi hanno mostrato l'ingresso dell'antro della Sibilla Cumana e immagino come sarebbe eccitante preparare il tiramisù con lei, che ha le mani inanellate e che quando cammina sembra che ondeggi, non riesce a camminare lungo la linea retta, forse sintomo della sua intelligenza curiosa, della sua curiosità intelligente, e mi dà l'idea di una donna passionale, una di quelle che quando la baci trema tutta, una di quelle donne che, sotto l'influsso della mia retorica ricercata e l'incanto delle mie proposte indecenti (posso essere davvero scurrile ed esplicito quando voglio), può arrivare perfino a bagnarsi...(mi successe, una volta, con Alyssa, la mia ex, a cui ancora voglio bene, in un ristorante di Genova, mentre si mangiava gli spaghetti con il pesto – ovviamente – alla genovese, e cominciai a dirle all'orecchio le sconcezze più crude e appetitose, e lei mi confessò che sì, che insomma, quelle parole avevano sortito il loro effetto, e dovette alzarsi di corsa per andare al bagno e rassettarsi un po' i pantaloni, come dimenticarla questa scena? Come poter dimenticare quel visino dolce tutto arrossito dalla vergogna? Che tenerezza mi trasmetteva Alyssa quando si comportava in quel modo...come fosse una bambina...).

Mi chiedono anche di scrivere la recensione a un libro che è la traduzione di alcune delle opere più difficili di uno dei poeti spagnoli più complessi di tutti i tempi (un classico del XVII sec. che oggi ed in Italia leggono davvero in pochi). E io ci provo, leggo il testo a fronte, comparo il tutto col testo d'arrivo, cerco di ricostruire i ponti semantici e sintattici che il traduttore ha dovuto costruire per restare fedele al testo di partenza... Quanta fatica, quante ore davanti al computer, quante parole scritte e inviate per la pubblicazione! Che poi chissà chi le leggerà codeste parole scritte col sudore della fronte...le mie e quelle del traduttore, siamo umanisti, ci lavoriamo con la parola scritta, eppure...(mi domando anche se mai la pubblicheranno la recensione, non sono un esperto in materia, e il traduttore è un pezzo grosso, un Professore Ordinario, uno di quelli cui, una volta morto, faranno di sicuro una serie di omaggi postumi, magari dedicandogli perfino una sezione della Biblioteca d'Ispanistica dell'Università in cui lavora...).

Ed intanto, per distrarmi un po' (sia dalle possibili domande per l'intervista allo scrittore vivo, sia dall'intervento su Pirandello), leggo un libro strambo e stranissimo, appassionante e appassionato: The Adventures of Sir Thomas Browne in the 21st Century, di Hugh Aldersey-Williams, un saggio del 2015 sulla vita e le opere - e l'influsso della vita e delle opere - del famoso scrittore inglese del 700 sulla cultura e la letteratura della nostra contemporaneità. Un libro anomalo, pieno di foto, di erudizione, d'invenzione, d'immaginazione, in cui l'autore – sotto l'egida di Browne – ci spinge a riflettere su che cosa è la morte, su quali sono le relazioni tra filosofia e religione, e tra religione e scienza, su che cos'è l'amicizia, e l'amore, e la malinconia... Un libro in cui l'autore immagina un dialogo con lo stesso Sir Thomas Browne (segno evidente del fatto che chi ha scritto il testo si è davvero innamorato del soggetto oggetto della sua biografia) e in cui si leggono perle come questa (che traduco al volo e sicuramente male):

TB: Molte cose ho visto e molte altre ancora avrei voluto vederne. Perché è certo che c'è qualcosa, oltre a ciò che riusciamo a vedere. Pensare che il mondo non offra altro che ciò che ci consentono di percepire i nostri sensi è sommo inganno, per quanto ci siano innumerevoli fenomeni che ci suggeriscano il contrario”.

E allora riascolto la colonna sonora di quel bellissimo film di Paolo Sorrentino che s'intitola Le conseguenze dell'amore e inizio a bere in un grosso calice il buon vino rosso di Ribera del Duero citato supra. Una delle canzoni s'intitola “Hello” ed è di un tale James, che non conoscevo. Non riesco a tradurre al volo il testo, ma mi evoca l'emozione di una bella storia d'amore e sesso selvaggio vissuta senza freni inibitori; e due occhi da gatta che, in modo malizioso, mi illustra le bellezze del paesaggio (la città che l'ha vista liceale); e un movimento sinuoso e ondeggiante, che mi fa pensare ai ritmi dell'amplesso quando è fatto senza fretta e senza secondi fini, solo per il gusto di stare a letto, a contemplare il mondo da un cuscino...


40 anni: che ne è della mia vita? Non ne ho idea. So solo che ho vissuto. Ed ho amato. E sono stato riamato. E spero di esserlo ancora in futuro...

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