lunes, septiembre 25, 2017

Il Fu Mattia Pascal (o della forza delle abitudini)




Dopodomani dovrò chiacchierare (per così dire) de Il Fu Mattia Pascal all'Università; non sono un esperto di Letteratura Italiana e tanto meno un profondo conoscitore dell'opera di Luigi Pirandello. E però due cose sono certe e le ho capite: a) è vero, Pirandello è un autore complesso, anche solo per quel continuo e costante ragionare dei suoi personaggi (qui Anselmo Paleari è tra i più riusciti, in quanto a stravaganza e tendenza al grottesco); b) è vero, Pirandello potrebbe a tratti peccare di “pirandellismo”, ma ci sono brani, all'interno di quest'opera, che riescono a scavalcare questo ostacolo con brillantezza e un certo senso di leggerezza che non guasta affatto, all'interno di una trama in cui la pesantezza sembra avere la meglio (anche quando cambia nome e passa a chiamarsi Adriano Meis, il povero Mattia Pascal continua a restare attaccato alla sua identità; hai voglia a viaggiare, lontano, lontanissimo da quella casa in periferia in una città di provincia in cui la suocera e la moglie fanno il bello e cattivo tempo; hai voglia a vincere somme ingenti di denaro al casinò di Nizza; hai voglia a vivere in affitto presso pensioni decadenti! Mattia Pascal non può re-inventarsi davvero un destino nemmeno indossando la maschera di Adriano Meis...ed è tutto qui il dramma (anche il nostro dramma...ahinoi!).

Uno di questi brani in cui Pirandello sembra riuscire a salvarsi dal pirandellismo è proprio quello in cui, verso il finale, Mattia Pascal torna a casa, sotto le vere spoglie (non è morto, come credevano moglie e suocera, ma ha solo fatto finta di impossessarsi della morte di un altro per scappare e rifarsi una vita). Ebbene: ormai, a distanza di tanto tempo, la moglie si è rifatta una vita (come si suol dire), è diventata sposa di Pomino, uno dei vecchi amici e soci in affari di Mattia, ha avuto dei figli da lui e, quindi, come rimediare? Dove collocare questo “morto in vita” che torna dall'aldilà?

Si tratta di una scena drammatica, ricca di tensione, proprio perché ci obbliga a pensare e a domandarci: cosa faremmo noi con un nostro caro morto se tornasse a bussare alla nostra porta? Se tornasse alla vita, essendo creduto morto per tanto tempo? Come trattare un risorto, quando le nostre condizioni di vita sono cambiate? Dove metterlo? Cosa dirgli? Come giustificarci di fronte ai suoi occhi increduli? Cosa fare con i soldi che noi credevamo di avere ereditato? Cosa?

E allora, a un certo punto, Romilda, la ex-moglie ed ex-vedova ora non più vedova di Mattia Pascal, si mette a fare il caffè e, qui, in questo momento, Pirandello s'inventa questo dialogo:

Nel porgermi la tazza, mi guardò, con su le labbra un lieve, mesto sorriso, quasi lontano, e disse:
  • Tu, al solito, senza zucchero, vero?
Che lesse in quell'attimo negli occhi miei? Abbassò subito lo sguardo”.

Ecco che in questa scena il lettore avverte tutta l'irresistibile forza, la potenza inevitabile delle abitudini. La viva chiede al presunto morto se il caffè lo prende sempre uguale, come quando vivevano insieme, sotto lo stesso tetto, e lei era sua moglie legittima e lui suo marito e non c'era Pomino né dei figli nuovi appena nati...

La scena va avanti e il tono familiare continua in questo nuovo dialogo:
A proposito, Romilda: avresti ancora, per caso, qualcosa di mio...abiti, biancheria?”.
No, nulla...”, mi rispose dolente, aprendo le mani. “Capirai...dopo la disgrazia”.
Chi poteva immaginarselo?”, esclamò Pomino”.


Ed è qui che noi capiamo il dramma di un revenant, di uno zombie, di un morto in vita che torna alla vita quando ormai la vita è andata avanti, il tempo non si è fermato, sua moglie si è rifatta una vita, e il morto vivo non ha più vestiti o biancheria da riciclare... I nostri vestiti, una volta dati per morti, non li indosserà più nessuno; al massimo, verranno riciclati o dati in beneficenza. Ed è così che Mattia Pascal – in una scena ricca di pathos – riceve l'ennesima riprova del fatto che non si può scappare ai fili che ci legano alla vita; che chi si finge morto poi la paga cara; che chi torna alla vita dopo essere stato in fuga dalla stessa non ritroverà più né la moglie ad attenderlo né i vestiti ad aspettarlo affinché vengano riutilizzati. Resta solo quella abitudine di sempre di prendere il caffè senza zucchero. Sono trascorsi, in realtà, due anni dalla fuga di Mattia Pascal e dal suo presunto decesso; eppure, Romilda, sua moglie vedova ormai solo ex-moglie e non più vedova, si ricorda ancora di come suo marito prendeva il caffè... Ci sono fili che sembrano non spezzarsi mai, sembra suggerirci Luigi Pirandello. Ci sono fili e rapporti che durano anche dopo che si sono interrotti o spezzati.

No hay comentarios:

Publicar un comentario

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...