martes, marzo 20, 2018

Incubi a Teruel


Scrivo (come spesso succede, ultimamente) per non dimenticare (e scrivo ora, che sono le 19:27 di questo martedì 20 di Marzo e la casa è vuota e mi sento solo e, perciò, ben disposto verso la scrittura).

Scrivo per non dimenticare gli incubi che ho avuto durante una mini-vacanza con la mia compagna d'avventure a Teruel, nel regno di Aragón, nel Nord della Spagna...una piccola fuga romantica, una specie di luna di miele in miniatura, per ricordarci di quanta fortuna abbiamo avuto ad incontrarci.

Scrivo perché a volte non ne posso proprio fare a meno (anche se temo e tremo all'idea che questo "diario di bordo" virtuale lo hanno letto 167 persone solo ieri - e molti leggono dal Canada e dagli USA, non ci sono più solo i lettori russi...che poi chissà perché tanti dalla Russia, proprio non riesco a capirlo!).

Scrivo, dunque, di incubi, in particolare di due bruttissimi sogni che mi hanno angosciato e fatto svegliare quasi di soprassalto...

Incubo nº 1:

Siamo in alta montagna, in un posto esclusivo e pieno di bella gente (tipo Cortina d'Ampezzo): un ragazzo scia con lo snowboard, fa delle acrobazie davvero micidiali, ed io ad ogni curva, ad ogni ostacolo, penso: "ora si ammazza, ora si schianta contro un albero, ora muore!". E invece no, il ragazzo continua a fare la sua folle dimostrazione di acrobazia volante, ci salta sopra le teste, ci sorride da lontano, poi, all'improvviso, sparisce da un dirupo e la ragazza (forse la sua fidanzata) si gira di scatto e mi fa: "È caduto!", con un'espressione di dolore e di stupore che non so rendere a parole...mi sento svenire, vorrei sporgermi ma l'abisso è troppo profondo per me, gli alberi innevati sembrano finti da quanto sono minuscoli, non si avvista il cadavere, ma, ripeto, siamo tutti convinti che per il ragazzo con lo snowboard non c'è più nulla da fare e la ragazza (la fidanzata) scoppia a piangere e io non so proprio cosa fare e come fare a consolarla...

Incubo nº 2:

Siamo a Fiumicino (o a Ciampino) e tra poco s'imbarca. La mia compagna d'avventure è stesa su un letto (sì, un letto, matrimoniale, con le lenzuola tutte sparpagliate alla rinfusa) e mi chiede gentilmente di prendere il biglietto che abbiamo appena stampato. Io poggio lo zaino per terra e lo apro e solo allora mi rendo conto che quello non è il mio zaino ma la sua (di lei) valigia: è piena di fon, di gingilli, di regali, di trucchi e attrezzi per il trucco, di foulard e cianfrusaglie varie, di libri e di quaderni pieni zeppi di appunti che non riesco a decifrare, e comincio ad annaspare nel buio, il tempo passa, l'orologio segnala implacabile i minuti e le ore e io mi rendo conto che non ci vedo, o meglio: che non vedo bene, gli occhiali sono come appannati, allora la mia compagna d'avventure torna a farmi la stessa domanda: "Vuoi prendere i biglietti per l'imbarco, per favore?" e io le rispondo di sì, certo, ma che si dia una calmata, devono essere lì dentro, ma la valigia è un caos e io mi avvicino i libri e i quaderni pieni d'appunti agli occhiali, la vista è sempre più annebbiata, sto diventando cieco e l'aereo su cui devo salire sta per partire, la mia compagna d'avventure è sempre più arrabbiata, ma non si alza dal letto, la fila è lunghissima, la gente è nervosa e a me viene da piangere perché sto perdendo la vista e nessuno viene a darmi una mano...

Ecco: ora, se Freud (o qualche psicologo freudiano) fosse in ascolto, io gli chiederei, tranquillamente, serenamente: ma che cazzo vogliono dire questi incubi? Perché? Come? Quando? E perché proprio io? Proprio a me? Perché tante situazioni angoscianti? Perché la morte? E se quel ragazzo che scivola e svicola gli ostacoli a tutta velocità fossi io? Se il morto in questione fossi proprio io? E perché la cecità? (certo è che non potrebbe capitarmi tragedia peggiore: perdere la vista, che orrore!).

Agli ardui il poster sentenzioso...

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