Lettere incrociate
Allora,
questa mattina mi scrive una collega da Liverpool. Dice che lì fa ancora più
freddo che a Roma; che è appena uscita la recensione al mio libro (il tomo
pesante di quasi 400 pagine che non leggerà nessuno, tranne due o tre
specialisti); che l’apertura ufficiale dell’anno accademico sarà affidata a Pep
Guardiola (sì, lui, l’allenatore del Manchester United)…
Le
rispondo ringraziandola dell’informazione; della recensione; delle notizie sul
freddo polare del Regno Unito; e le mando la foto che mio fratello ha scattato
questa mattina all’alba ai Fori Imperiali innevati (uno spettacolo inusuale e
bellissimo, chi potrebbe negarlo?). Le faccio anche notare che, sì, in effetti,
siamo messi molto male se le Università (sia pubbliche sia private) ricorrono a
certi personaggi famosi per farsi pubblicità e per trovare fondi. Siamo messi
decisamente male…
Poi
mi scrive un medico, un dottore esperto di trapianti del cuore, con cui sono
venuto in contatto grazie alla mia compagna d’avventure. Il suo ospedale (l’ospedale
pubblico in cui prima di lui suo padre fu tra i primi chirurghi ad effettuare trapianti
del cuore) festeggia i 30 anni di vita (o i primi 40, ora non ricordo) e,
quindi, vorrebbe che io lo mettessi in contatto con uno scrittore molto in voga
da queste parti e che lui sa che io conosco in modo intimo e personale in modo tale da invitarlo a dare una conferenza in cui si parli di letteratura e malattia, o di letteratura e psicologia, o di letteratura e salute, nell'Aula Magna dell'ospedale stesso...
In
più, una collega mi chiede di scrivere a un’altra persona che conosco e che, a
sua volta, conosce una psicologa esperta nei traumi del linguaggio e che basa
tutta la sua ricerca sul…flamenco… La collega vorrebbe convincere la psichiatra
(tramite il mio contatto di prima mano) affinché venga da noi, presso la nostra
Università, a farci una bella lectio
magistralis sui benefici del flamenco nei bambini con deficit o alterazioni
dell’apparato linguistico-comunicativo…
Cosa
dedurre da tutto ciò? Che lezione trarne?
b) Che il
nostro lavoro e il successo sul lavoro dipendono dagli altri;
c) Che le
reti di relazione tra esperti non sempre sono frutto di strategie volte al
profitto e all’interesse particolare e di parte (o "egocentrico");
d) Che l’arte
può aiutarci a migliorare o a rendere leggermente migliore questo posto che
occupiamo tutti momentaneamente e che, prima o poi, saremo tutti condannati a
lasciare (la Terra, ovviamente, è ad essa che mi riferisco). Sia la letteratura
(nella figura dello scrittore famoso che conosco) sia il flamenco (nella figura
della psichiatra) possono avere la loro utilità. Quella che, giustamente,
Nuccio Ordine chiama (in un bellissimo saggio che consiglio a tutti di leggere) L’utilità dell’inutile…(Milano, Bompiani, 2013).
E
insomma…non è poco…visto come va il Mondo oggi...
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