lunes, noviembre 12, 2018

2001: A Space Odissey: 50 anni e non li dimostra


Ieri, Domenica, 11 di Novembre del 2018, sono andato al cinema a vedere 2001: A Space Odissey di Stanley Kubrick e - come immaginavo - è stata un'esperienza incredibile, dall'impatto emotivo fortissimo.

Era la quarta (o forse quinta) volta che vedevo il film, ma è inutile dire che contemplare la danza delle navicelle spaziali sul grande schermo è tutta un'altra storia. Idem per le musiche: ascoltare Il bel Danubio blu di Johann Strauss in dolby surround è un'altra musica, in effetti...

E uno che ha visto il film in passato, che già conosce la storia, che sa a memoria alcune scene, ebbene, questo qualcuno resta comunque a bocca aperta dinanzi alle nuove scoperte che può fare ri-guardando e ri-contemplando il film...

Ne ho parlato anche in passato in questo blog, 2001 ti cambia il modo di guardare il cinema e di guardare la realtà fisica in cui ti trovi e questo solo pochissimi film riescono a farlo. E quando ti abbandoni a una nuova, ulteriore visione e tale visione avviene all'interno di una sala cinematografica, ecco che 2001 ti svela "pezzi" di sè che non avevi mai notato prima, come il "selfie" ante-litteram che si fanno gli astronauti mentre una navicella sta portando il Dr. Floyd sulla Luna (e la macchina fotografica che usano all'uopo si assomiglia molto a quelle che sarebbero state fabbricate di lì a poco per scopi scientifici); o come il silenzio siderale assoluto che - proprio in contrasto con la musica che fa parte della colonna sonora - risuona ancora di più nella mente dello spettatore (come nella scena in cui Bowman ha appena riacciuffato il collega Poole, ma Hal 9000 si nega ad aprire il portellone della base spaziale in cui la fa da padrone e obbliga Bowman ad una manovra azzardata al fine di poter riprendere il comando della situazione; c'è un silenzio che atterra nello spazio, un silenzio immenso ed assurdo che fa venire letteralmente i brividi, al di là dei rumori dell'armamentario informatico e tecnologico di cui l'uomo si è dotato per arrivare fino alla Luna, a Giove ed oltre...); o come la voce assurdamente ironica di Hal 9000 che, nel doppiaggio italiano, non genera lo stesso effetto quasi comico: Hal 9000 parla come un gentleman, come un aristocratico, come un nobiluomo che quando si mette in testa di fare le bizze non c'è verso di frenarlo né di farlo ragionare...(e la cantilena che emette quando Bowman lo disattiva è una cantilena dell'orrore, sembra davvero che il computer abbia vita autonoma e indipendente dall'essere umano, sembra quasi morire davvero in diretta davanti ai nostri occhi umani).

Per non parlare della video-chiamata del Dr. Floyd a sua figlia (che, nella realtà, è la figlia di Kubrick), una telefonata via webcam che anticipa di diversi decenni l'invenzione di Skype; per non parlare delle due "tablet" che consultano Bowman e Poole quando hanno finito di fare ginnastica e si mettono a guardare il servizio della BBC che parla del loro viaggio e della loro missione intergalattica (Steve Jobs doveva ancora inventarla la Apple; e così pure l'IPad, ma quei due rettangoli da cui i due astronauti guardano il tg è davvero quello che noi oggi chiamiamo un IPad, anche questo ante-litteram).

E poi c'è il finale psichedelico, una delle scene più sconvolgenti di tutta la storia del cinema: quando Bowman (l'arciere, come Ulisse, che quando torna ad Itaca dovrà affrontare, tra le altre, la prova dell'arco) si addentra in un fantasmagorico vortice di colori e forme e finisce "oltre l'Infinito", ovvero, all'interno di una stanza perfettamente illuminata e dallo stile settecentesco in cui s'imbatte in un "se stesso" invecchiato che, a sua volta, s'imbatte in un suo "doppio" sul punto di morire che, a sua volta, e allungando la mano verso il famoso (e misterioso) monolite nero si trasforma in un feto o neonato che galleggia rilassato e quasi sorridente all'interno di una sfera luminosa o utero materno che, a sua volta, si libra nello spazio siderale osservando a distanza la sfera terrestre...

Come spiegare un finale del genere? Come superare quei minuti infiniti di caduta verso l'ignoto (coloratissimo) e poi di apparente morte all'interno di quella stanza rococò? Perché il bambino sembra sorridere? Verso chi è rivolto il suo sorriso?

2001: A Space Odissey ci fa viaggiare nei meandri più segreti e occulti e inspiegabili dell'animo umano e ci fa intuire quanto Infinito c'è non solo là fuori, nell'Universo, ma anche dentro di noi, in quel magma amorfo e ingovernabile che è l'anima umana.

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