viernes, diciembre 20, 2019

S-variare



A volte la vita ti sorprende: vivi come se fossi all'interno di un film, di una sceneggiatura scritta da un regista schizofrenico o poco attento alla verosimiglianza, un'opera teatrale in cui saltano le fasi di "inizio-sviluppo-risoluzione finale" e tu ti senti come un burattino nelle mani di un Dio crudele, sadico e con un dubbioso sense of humor.

Un raffreddore molto forte e fastidiosissimo può essere il motivo scatenante di questa vita che uno vive come se ogni sera dovesse pirandellianamente recitare a soggetto: un'amica ti scrive da Madrid e ti confessa che oggi ha alzato un po' il gomito e che "dovevi vedermi a pilates, mezza ubriaca, sbandavo e l'insegnante non sapeva che mi stesse succedendo, temeva fosse lei a spiegarsi male e, invece, no, cazzo, non era lei, ero io che tremolavo e sbandavo". Te la immagini così come si descrive al telefono e poi t'immagini in sua compagnia, due ubriachi fradici, intenti a percorrere per intero la Gran Vía mentre rimembrano il passato (un passato fatto anche di alcol e droghe leggere, di gelati e lunch nei pressi del Museo del Prado, di confessioni "hot" e di battute sconce).

Nel mentre, devi comunque finire di correggere gli esami e presentarti alla Cineteca per presentare un collega che presenta L'attimo fuggente (titolo originale: Dead Poets Society, del lontano 1989, diretto da Peter Weir; titolo in spagnolo: El club de los poetas muertos, molto più fedele all'inglese della versione in italiano) nell'ambito di un ciclo che inventasti un anno fa insieme ad un'altra tua collega cinefila; e gli starnuti e il mal di gola  e il mal di testa e l'impossibilità di ascoltare in modo chiaro e netto la voce del professore che presenta il film e che tu presenti agli spettatori non t'impedisce di captare dei ragionamenti molto interessanti, come, ad esempio, quello che il professore fa attorno ad Alphaville di Jean-Luc Godard, un film distopico e di fantascienza del 1965 e di cui tu non ricordi quasi nulla... Il professore tuo collega molto cinefilo afferma che il film è pieno di citazioni dai versi delle opere di Paul Éluard; e ti sembra tutto molto scioccante: ma come? un film di fantascienza (ambientato in un futuro oscuro) che parla dei versi di Paul Éluard? Ma come diavolo ti è sfuggito un dettaglio simile? E non ricordava, piuttosto, 1984, il film di Godard (che è in bianco e nero, quello sì, lo ricordi benissimo)?

La proiezione è un successo; ragazzi e adulti, anziani e uomini di mezza età che si esaltano ad ascoltare i discorsi di Robin Williams in piedi sui banchi (scene topiche e, non per questo, prive di quella potenza retorica che ci ammalia sempre al cinema, quando il cinema ruota attorno alle idee "forti" e - come in questo caso - esalta il potere trasformatore e rigeneratore della poesia).

Traballi all'uscita dalla Cineteca e i dialoghi che capti per strada sono altrettanti scampoli di conversazioni assurde ripotarte in quella stessa sceneggiatura teatrale (o cinematografica) scritta da un Dio cinico e senza pietà: sballotti tra coppie che si giurano amore eterno e mamme e papà con le carrozzine piene di bimbi urlanti. Le illuminazioni natalizie contribuiscono ad accentuare il senso d'irrealtà.

Poi ti butti sul letto stranamento vuoto (perché tanto silenzio in casa? Dove sono i miei figli? Dove mia moglie?) e pensi che con tutto questo silenzio potresti finalmente finire di scrivere quel racconto che iniziasti il 25 Giugno del 2019...

Poi ti svegli in un'altra città. Un gruppo di alunne (tutte molto carine) ti chiedono di farsi una foto con loro; una foto per immortalare un anno accademico nel corso del quale ti confessano che hanno imparato molto grazie a te e alle tue impeccabili lezioni di letteratura.

Poi sogni di proiettare "This is water", il discorso che David Foster Wallace dedicò ai laureandi di un'Università americana (di prestigio) nel 2005, pochi anni prima di suicidarsi; lo mostri loro in originale, con i sottotitoli in spagnolo; qualcuno prende appunti e t'ispira tenerezza; quando lo scrittore parla di "scegliere cosa pensare" ti viene in mente il film di Peter Weir sui "poeti morti"; quando poi descrive la ragione in quanto signora e padrona dei pensieri di alcuni di noi, quando Foster Wallace afferma che i suicidi sono soliti spararsi alla testa proprio per zittire per sempre questa padrona e signora che tanto può arrivare a renderci suoi schiavi, ti viene da piangere (noi sappiamo cosa è successo dopo, noi conosciamo la fine amara di Foster Wallace - anche se non ha usato un'arma da fuoco per farla finita, o questo ti sembra di ricordare quando leggesti la triste notizia sul giornale, per puro, purissimo caso, prima di diventare un lettore vorace di tutto ciò che Foster Wallace scrisse quand'era ancora in vita).

Infine, ti svegli a casa di tua suocera; tua moglie ti manda una foto da Barcellona; si vede l'ingresso dell'Università e un'enorme bandiera repubblicana (ma la Spagna è una monarchia parlamentaria, lo sanno anche i sassi).

Il raffreddore non migliora; l'udito sì. Ci senti meglio. E ripensi al fatto che il primo quadrimestre si è concluso e che da domani, 20 di Dicembre, sarai in vacanza. Magari prostrato a letto e con 38 di febbre, ma, finalmente, per Dio, in vacanza...

Chi ha scritto queste ultime puntate? Dov'è la parola "Fine"?

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