viernes, enero 03, 2020


La bambina con la palla


Dunque, è cosa nota a tutti: la cinefilia ci spinge a vedere cose che altri non vedono; è una sorta di malattia visiva o di malformazione ossessiva che colpisce chi, quando guarda un film, non può non notare certi dettagli, non può non soprendersi per il taglio di certe inquadrature, non può non applaudire la bravura del regista di turno nei piani-sequenza o nell’uso creativo della fotografia; è una mania che spinge a rapportare il film che si sta guardando al resto dei film che si sono visti nel corso della propia esistenza…

E così, l’altra notte, colto da insonnia e mentre ero intento a colmare una grave lacuna e guardavo per la prima volta Operazione paura (1966) del geniale Mario Bava, ecco che m’imbatto nelle prime apparizioni di Melissa, una bambina di 7 anni, morta in circostanze misteriose, e che appare ai protagonisti del film (un medico e una giovane fanciulla originaria del paesino dimenticato da Dio in cui il medico è stato chiamato dalle autorità per fare lumi sugli strani suicidi di alcuni compaesani) e che, ogni volta che appare, si diverte a far rotolare una piccola palla bianca (vera e propria metonimia dell’infanzia perduta – o corrotta o violata – dipende dal punto di vista di chi s’ingegna ad attribuire un significato simbolico alla palla stessa).



Ecco, è facile fare il paragone, anzi, diciamo pure che il paragone viene quasi spontaneo: anche Federico Fellini, nel 1968, due anni dopo il film di Bava, dunque, utilizzò (mise in scena) una bambina simile con una palla simile, nella sua versione di un famoso racconto horror di Egdar Allan Poe (intitolato Never bet your head to the Devil) nel mediometraggio Toby Dammit, apparso nel film ad episodi Tre passi nel delirio…(prima di Fellini, Louis Malle e Roger Vadim, coi loro rispettivi esperimenti e perlustrazioni nell’ambito del genere horror).

In realtà, se uno guarda bene, si accorge del fatto che le scene della palla del film di Fellini si configurano quasi come un omaggio a Mario Bava e alla sua grandissima capacità di spaventare lo spettatore… Ma potrebbe anche trattarsi di plagio (e non c’entra nulla il fatto che le due bambine abbiano la stessa capigliatura e siano entrambe bionde e indossino quasi la stesse veste - sottana o grembiule da bimba, appunto).



Ma torniamo a Fellini: se uno si ferma a riflettere un po’, si renderà conto del fatto che Ringu è un film giapponese (diretto da Hideo Nakata nel 1998) che, pur eliminando la palla, sembra ispirarsi proprio alla bambina dai tratti fisici inquietanti “copiata” da parte di Fellini da Operazione paura di Bava. Certo che la somiglianza potrebbe essere del tutto casuale; ma quell’effetto distorto e perturbarte creato dalla chioma di capelli lisci che ostruiscono il viso della bambina, impedendo allo spettatore di vederla in modo chiaro e senza veli, non potrebbe ricordare proprio Toby Dammit? (entrambe le bambine indossano la stessa veste bianca).



La mente inizia a creare collegamenti strani: “Después” s’intitola il racconto che chiude Nunca llegarás a nada, una raccolta di nouvelle dello scrittore spagnolo Juan Benet (di cui scrissi anche qui tempo fa). Ebbene, come si conclude questo racconto, dal titolo ambiguo (“Dopo”, in italiano)? Con l’apparizione fantasmagorica di una palla di un qualche bambino che galleggia sull’acqua che sta per inondare una strana casa abitata da strani vecchi che passano tutto il tempo a bere e a contemplare un’orologio che non funziona…Un altro bambino, presente nel momento in cui l’acqua inizia ad invadere il pavimento, si getta in mezzo alle pozzanghere per accalappiare proprio questa palla che sembra venire dal mondo dei morti…C’è anche una mano che – non si sa bene come né perché – fuoriesce dall’acqua e fa scampanellare un campanello di una porta di un giardino di non si sa più bene quale casa…

Juan Benet scrisse il racconto nel 1956 (o 1958 o giù di lì). In teoria, se ci atteniamo alla lista degli artisti citati, lui dovrebbe essere il primo; poi c’è Mario Bava; poi c’è Federico Fellini; infine c’è Hideo Nakata.

Come spiegare tante coincidenze? Cosa rappresenta davvero per noi una palla bianca che rotola sul pavimento (o che vi rimbalza, producendo il noto suono) e che sembra rotolare (o rimbalzare) a prescindere dal bambino (o dalla bambina) che dovrebbe metterla in moto?



Freud di sicuro qualcosa avrebbe da dirci in merito…Io non lo so. Io so solo che la cinefilia è una brutta bestia, a volte…e che Mario Bava è meglio vederlo di giorno, perché di notte, fa davvero paura.



1 comentario:

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