La bambina con la palla
Dunque,
è cosa nota a tutti: la cinefilia ci spinge a vedere cose che altri non vedono;
è una sorta di malattia visiva o di malformazione ossessiva che colpisce chi,
quando guarda un film, non può non notare certi dettagli, non può non
soprendersi per il taglio di certe inquadrature, non può non applaudire la
bravura del regista di turno nei piani-sequenza o nell’uso creativo della
fotografia; è una mania che spinge a rapportare il film che si sta guardando al
resto dei film che si sono visti nel corso della propia esistenza…
E
così, l’altra notte, colto da insonnia e mentre ero intento a colmare una grave
lacuna e guardavo per la prima volta Operazione
paura (1966) del geniale Mario Bava, ecco che m’imbatto nelle prime
apparizioni di Melissa, una bambina di 7 anni, morta in circostanze misteriose,
e che appare ai protagonisti del film (un medico e una giovane fanciulla
originaria del paesino dimenticato da Dio in cui il medico è stato chiamato
dalle autorità per fare lumi sugli strani suicidi di alcuni compaesani) e che,
ogni volta che appare, si diverte a far rotolare una piccola palla bianca (vera
e propria metonimia dell’infanzia perduta – o corrotta o violata – dipende dal
punto di vista di chi s’ingegna ad attribuire un significato simbolico alla
palla stessa).
Ecco,
è facile fare il paragone, anzi, diciamo pure che il paragone viene quasi
spontaneo: anche Federico Fellini, nel 1968, due anni dopo il film di Bava,
dunque, utilizzò (mise in scena) una bambina simile con una palla simile, nella
sua versione di un famoso racconto horror di Egdar Allan Poe (intitolato Never bet your head to the Devil) nel mediometraggio
Toby Dammit, apparso nel film ad
episodi Tre passi nel delirio…(prima
di Fellini, Louis Malle e Roger Vadim, coi loro rispettivi esperimenti e
perlustrazioni nell’ambito del genere horror).
In
realtà, se uno guarda bene, si accorge del fatto che le scene della palla del
film di Fellini si configurano quasi come un omaggio a Mario Bava e alla sua
grandissima capacità di spaventare lo spettatore… Ma potrebbe anche trattarsi
di plagio (e non c’entra nulla il fatto che le due bambine abbiano la stessa capigliatura e siano entrambe bionde e indossino quasi la stesse veste - sottana o grembiule da bimba, appunto).
Ma
torniamo a Fellini: se uno si ferma a riflettere un po’, si renderà conto del
fatto che Ringu è un film giapponese (diretto
da Hideo Nakata nel 1998) che, pur eliminando la palla, sembra ispirarsi
proprio alla bambina dai tratti fisici inquietanti “copiata” da parte di
Fellini da Operazione paura di Bava.
Certo che la somiglianza potrebbe essere del tutto casuale; ma quell’effetto
distorto e perturbarte creato dalla chioma di capelli lisci che ostruiscono il
viso della bambina, impedendo allo spettatore di vederla in modo chiaro e senza
veli, non potrebbe ricordare proprio Toby
Dammit? (entrambe le bambine indossano la stessa veste bianca).
La
mente inizia a creare collegamenti strani: “Después” s’intitola il racconto che
chiude Nunca llegarás a nada, una
raccolta di nouvelle dello scrittore
spagnolo Juan Benet (di cui scrissi anche qui tempo fa). Ebbene, come si
conclude questo racconto, dal titolo ambiguo (“Dopo”, in italiano)? Con l’apparizione
fantasmagorica di una palla di un qualche bambino che galleggia sull’acqua che
sta per inondare una strana casa abitata da strani vecchi che passano tutto il
tempo a bere e a contemplare un’orologio che non funziona…Un altro bambino,
presente nel momento in cui l’acqua inizia ad invadere il pavimento, si getta
in mezzo alle pozzanghere per accalappiare proprio questa palla che sembra
venire dal mondo dei morti…C’è anche una mano che – non si sa bene come né
perché – fuoriesce dall’acqua e fa scampanellare un campanello di una porta di
un giardino di non si sa più bene quale casa…
Juan
Benet scrisse il racconto nel 1956 (o 1958 o giù di lì). In teoria, se ci
atteniamo alla lista degli artisti citati, lui dovrebbe essere il primo; poi
c’è Mario Bava; poi c’è Federico Fellini; infine c’è Hideo Nakata.
Come
spiegare tante coincidenze? Cosa rappresenta davvero per noi una palla bianca
che rotola sul pavimento (o che vi rimbalza, producendo il noto suono) e che
sembra rotolare (o rimbalzare) a prescindere dal bambino (o dalla bambina) che
dovrebbe metterla in moto?
Freud
di sicuro qualcosa avrebbe da dirci in merito…Io non lo so. Io so solo che la
cinefilia è una brutta bestia, a volte…e che Mario Bava è meglio vederlo di
giorno, perché di notte, fa davvero paura.
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