Letture a spizzichi (e bocconi)
In
questi giorni di letture a spizzichi e bocconi (ormai è da mesi, forse proprio
dall’inizio della pandemia, che non ho più modo di poter leggere in modo
continuo e disteso, senza interruzioni e senza strilli di fondo), mi è arrivata
un’email che mi ha risollevato un po’ la morale. Mi scrivono dagli USA (in
questi giorni incendiati dalle sacrosante proteste e manifestazioni
anti-razziste e in ricordo di George Floyd, il ragazzo nero ammazzato per
soffocamento da un poliziotto americano bianco che gli ha tenuto sul collo il
ginocchio per otto lunghi minuti e senza pietà) chiedendomi se me la sento di
valutare un saggio che sarebbero pronti a pubblicare nella loro collana
dedicata alla lingua e alla letteratura spagnola. Chi mi scrive è l’assistente
dell’editore e ha un nome strano, Clovis, una donna, deduco. M’invia in
allegato le prime 15 pagine del saggio in questione e le rispondo dicendo di
sì, che questo libro promette, che mi sembra un’ottimo libro, dall’impianto
serio e gli spunti interpretativi sul soggetto oggetto dell’analisi piuttosto
originali. Nell’email Clovis mi anticipa anche che, se dovessi accettare
l’incarico, mi verranno retribuiti 250 dollari da spendere in libri della loro
casa editrice (non solo quelli che fanno parte della collana dedicata all’area
ispanistica).
Ecco:
ricevere un messaggio del genere in un periodo come questo (Clovis mi chiede
anche come sto, augurandosi tutto il meglio per me e per i miei affetti più
vicini), venire contattato da un’importante casa editrice americana per
valutare e giudicare i contenuti di un saggio che parla di letteratura (e di
teoria della letteratura), non può non fare bene all’animo. Uno non può non
sperare che ci sia ancora una luce, in fondo al proverbiale e famoso tunnel.
Uno non può non pensare che, toccato il fondo, dovremo per forza di cose risalire,
lunga la scala dell’evoluzione culturale e sociale. Insomma, che certi
ingranaggi e meccanismi ancora funzionino, nonostante i morti per coronavirus,
e gli omicidi a sfondo razzista, e quelli a sfondo sessista, e quelli di
matrice terrorista, e le guerre, e le razzie, e le ingiustizie più impensabili
che tutti (più o meno) possiamo immaginare nel corso della nostra vita
quotidiana (più o meno) al riparo dal dolore più cocente e distruttivo, ecco,
che tutto ciò ancora accada, mi fa pensare che davvero non siamo giunti
all’Apocalisse, che ancora non siamo sulla via dell’estinzione. Perché fino a
quando l’uomo sentirà il bisogno di nutrirsi di libri, di cultura, di
letteratura, di bellezza, insomma, ecco, fino a quando l’uomo avvertirà questo
bisogno non commerciabile né pubblicizzabile come tutti gli altri oggetti che
ci circondano, allora ci sarà ancora speranza su questo pianeta. E chissà che
qualcuno non s’imbatta nel saggio su un autore spagnolo che io avrò valutato e
giudicato in questi giorni di caos, incertezze e finto ritorno alla normalità (o alla
“nuova normalità”, come dicono taluni con ipocrisia).
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