jueves, marzo 04, 2021

Racconto nuovo in progress 


Dunque, dopo anni, mi è tornata di nuovo l'ispirazione e, dopo aver letto una novella di un'amica e cara collega, ho sentito l'impulso di mettere la parola FINE a un racconto iniziato circa 2 anni fa. 

La trama è la seguente: una coppia di professionisti (lei critica d'arte, lui psichiatra) va in crisi; lei approfitta dell'inaugurazione di una mostra di un giovane artista presso il MOMA di New York per tradire lui; lui è solito tradire lei ogni volta che viaggia per partecipare a svariati congressi e conferenze internazionali.

In questo triangolo, fin troppo banale, s'inserisce la storia di un paziente dello psichiatra, un aspirante suicida che non la smette di importunare il suo medico con telefonate e appuntamenti in ore impreviste ed imprevedibili.

La cosa più assurda è che tutta questra trama (che ancora non so come risolvere) nasce da un'immagine: lei che torna dal viaggio transatlantico e che dice a lui che è arrivata una strana lettera e lui che la apre e vi trova un proiettile. 

Se qualcuno mi chiedesse da dove mi è venuta in mente questa scena, non saprei rispondere. Certo, c'è una leggere allusione a David Lynch e all'inizio di Lost Highway (1997); certo, c'è il solito groviglio della coppia che si tradisce perché stanca della routine o di certi rituali quotidiani che portano allo sfinimento e alla rottura del legame passionale, visto e stravisto in mille altri film e letto e riletto in mille altri romanzi; certo, c'è perfino il tono sornione di Tony Soprano nelle parole che lui, lo psichiatra, rivolge a lei, l'esperta di arte contemporanea.

Ma se dovessi dire davvero da dove ho pescato quest'immagine del proiettile, non saprei proprio cosa rispondere.

Come finisce la storia? Ecco un'altra domanda importante. 

La trama, per quanto scontata o poco originale, è totalmente frammentata; fatta a pezzi; con salti costanti tra passato e presente e viaggi continui tra Fiesole, Madrid, Atlanta e New York. A Madrid ci vivono, i due protagonisti; a Fiesole ci vanno per staccare la spina e allontanarsi dallo stress dei rispettivi lavori; ad Atlanta lei conosce lui, il giovane artista di cui dovrà presentare l'opera al MOMA; a New York ci viaggiamo insieme perché è lì che si trova il MOMA, tra Quinta e la Sesta...

Ci sarebbe anche una breve scena a Senoia che, a dispetto del nome italianeggiante, è un paesino più o meno vicino ad Atlanta e set in cui sono state girate diverse puntate di The Walking Dead, la serie di zombies ambientata proprio ad Atlanta, Georgia, Sud degli Stati Uniti d'America...

E poi frammenti di foto di carcasse di animali morti; una breve citazione da Un chien andalou di Luis Buñuel; diverse riflessioni sulla morte e sul suicidio; la guerra civile ormai scoppiata tra gli indipendentisti catalani e il resto della Spagna...

E il finale? Ecco. Non c'è ancora un finale. E non so se applicherò il detto di Strindberg (o forse era di qualcun altro) secondo cui: "Se a p. 1 appare una pistola, alla fine della trama quella pistola dovrà esplodere un colpo" o "da quella pistola dovrà uscire una pallottola".

Il bello (o il brutto) della questione è che, proprio perché ancora in progress, si aprono mille alternative e possibilità; il mio sogno: fare in modo che il finale sia inevitabile ed inequivocabile, ovvero: "non può non finire così".

E vediamo che fine farà la pallottola arrivata per posta a Fiesole e spedita da chissà chi e per quale motivo...

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