miércoles, julio 14, 2021

 Il 14 luglio del 2021


È passato più di un mese dall'ultima volta che ho scritto su questo diario di bordo ai confini della realtà (virtuale e reale: ma le due tendono a mescolarsi, diventa complicato, a volte, distinguerle in modo netto).

È passato tanto tempo da quel dì e sono successe cose che hanno stravolto la mia vita: come se un terremoto l'avesse scossa dalle fondamenta (fondamenta che io credevo ben salde, e invece? Può crollare - sempre - tutto da un giorno all'altro; dovremmo esserci abituati a camminare lungo il filo del rasoio, dovremmo saperlo che tutto questo potrebbe scomparire da un momento all'altro, o no? Siamo esseri mortali che fingono di non ricordare che la morte è onnipresente e sempre dietro l'angolo).

Ieri, dopo più di un anno, una ventina (o trentina) di colleghi, alcuni uniti tra di noi da amicizia vera e profonda (tante le battaglie combattute l'uno al fianco dell'altro) siamo riusciti a riunirci e a vederci in un ristorante nella periferia dotato di un numero impressionante di kilometri quadrati per permettere il distanziamento sociale.

Ed è stato bellissimo vedere come tutti avevamo la stessa identica voglia di respirare la libertà e di divertirci e di staccare dagli orrori della realtà quotidiana, dallo stress estremo del lavoro, in un anno orrendo per colpa del virus e delle morti a milioni in tutto il pianeta, tutti con un'incredibile desiderio di dimenticare il passato e di vivere il presente al massimo, come se il futuro non ci fosse o fosse ancora tutto da scrivere.

E io mi sono lasciato andare e ho detto qualche parolina di troppo e fatto forse troppe battutine a sfondo sessuale e cantato Juanes, Volverte a ver, quando non era il caso di farlo davanti a certi colleghi oltremodo politicamente corretti.

E poi c'era lei. E con lei il fuoco della passione arde, ogni volta che ci vediamo gli sguardi parlano senza bisogno di linguaggio verbale, i corpi dialogano a distanza, la passione si trasmette attraverso le vene senza che nessuno se ne accorga o almeno è questo ciò che entrambi pensiamo: circondati da persone adulte, io e lei ci isoliamo dal branco per vivere l'uno nel cervello dell'altra, mentre le mani si divincolano e si cercano, si stringono e si baciano...e i corpi ballano a distanza la stessa danza...

Un mese e passa dall'ultimo "post" intitolato "La meraviglia e la vita (di tutti i giorni)", perché la vita è meraviglia da vivere ogni giorno (tutti i santi giorni), se soli si è disposti a cedere al suo incanto (e all'incantesimo di certi sguardi che ci permettono d'intravedere l'infinito).

Il 31 luglio tornerò in Italia, atterro a Bari, in Puglia, con l'emozione enorme di scoprire una terra che mi ha sempre affascinato. E oggi, il 14 luglio del 2021, io penso a lei e alla gente che ci ha fatto festa, al limoncello di Sorrento bevuto in una terrazza di un attico in pieno centro così bello e accogliente ed elegante da sembrare di essere a Madrid, o a Barcelona, o a Roma, o a Parigi...la città ai nostri piedi, l'orizzonte sconfinato e pieno di stelle.

Siamo tornati a casa alle 3, tutti ebbri di felicità, tutti felici di aver vissuto questa giornata così lunga e densa e piena di risate e di misteri irrisolti e di bocche che si cercano per darsi baci che ubriacano d'estasi e di gioia (a quando il prossimo? Ci sarà davvero una prossima volta?).

Sono troppo poetico, ultimamente. Ma la vita è anche questo: essere troppo poetici, vedere sempre il lato poetico del quotidiano, farsi trasportare dai ritmi e dalle rime interne della lingua, come se non esistesse la prosa (del mondo).

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