viernes, mayo 23, 2025

 Chi viaggia verso Roma

Siamo dal dentista. L'odontotecnica ha un sorriso bellissimo, i capelli riccioli, l'atteggiamento gentile e professionale. Mi riconosce dall'accento: "Lei non è spagnolo, vero?". Le svelo le mie origini e ora capisce anche perché vado in giro con una maglietta della Roma. "Ah! Roma! Caput mundi! Io ci sono stata otto volte! Ma voglio tornarci! Ci si può andare ora che c'è il Giubileo?". Le spieghi che forse è un po' stressante andarci quest'anno, perché c'è davvero una gran massa di turisti e di sicuro i prezzi degli hotel sono alle stelle. L'odontotecnica sorride e annuisce, sì, forse meglio aspettare il 2026, quando tutto questo caos si sarà calmato un po'.

Sono all'Università. Fuori piove. Si avvicina Pilar, una collega che ha dimenticato l'ombrello vicino alla mia scrivania. "Piove anche a Roma", dico, così, tanto per dire qualcosa e Pilar: "Ma sai che lunedì parto per Roma?". 
"Vai a vedere il nuovo papa? Ci vai per il Giubileo?"
"No, per fare un soggiorno di ricerca. Starò via due mesi, fino a fine luglio, mi sa che ci rivediamo a Settembre". 
Le fai i complimenti, le dici che ti fa invidia, che ti piacerebbe tornare a Roma per un soggiorno di studio di due interi mesi... E poi Pilar gira i tacchi e se ne va, con un sorriso splendente, simile a quello dell'odontotecnica... E pensi che in Spagna tutti viaggiano o stanno per viaggiare alla volta di Roma - che letta al contrario, in spagnolo, diventa "Amor" - e che tu, da italiano che vive in Spagna, devi aspettare almeno l'8 agosto prima di rivedere Fiumicino...e che strana invidia ti fanno questi colleghi, queste ragazze, queste persone che non vedono l'ora di tornare a Roma. La città eterna perché uno non se la dimentica finché vive...

jueves, mayo 22, 2025

 Una traduzione da El lago en las pupilas (2012) di Luis Goytisolo



Romanzo strano, come molti dei romanzi di Luis Goytisolo, scrittore che non legge quasi più nessuno, in Spagna, e che non è mai stato tradotto in italiano e la cui opera principale s'intitola Antagonía, una tetralogia scritta tra il 1973 e il 1981 (ma ideata a partire dal 1960, ergo, trattasi di un'opera che occupa quasi 20 anni di vita dello scrittore prima di vedere la luce e di venire pubblicata in 4 parti e prima che l'edizione completa e compatta uscisse solo nel 2012).

Di cosa parla El lago en las pupilas? Di quattro personaggi, una donna - Gloria - che prova a rifarsi una vita dopo due cocenti delusioni amorose; un uomo - Marcel - che lascia Berna per andare in un oscuro paesino spagnolo in cui sembra sia vissuto suo padre; un uomo - Richard - che fa il giornalista economico e che si trova a Locarno per un summit delle grandi potenze mondiali; un uomo - il Moro - che scrive le proprie memorie legate ai tempi di un'oscura guerra che sembra avere tratti in comune con la vera guerra civile spagnola del 1936-39...

I quattro personaggi e le quattro linee narrative s'intrecceranno in modi inaspettati per il lettore fino a un finale che lascia tutto com'è, ovvero, nel buio e nel mistero più assoluti. 

Questa è la p. 149 tradotta in italiano (siamo ormai verso la fine del romanzo):

"Considerare, ad esempio, non la vista bellissima, ma le bolle di schiuma che animavano la superficie del lago, una qualsiasi di quelle bolle. Bolle che io percepivo - ognuna di esse - come replica infinitamente piccola di un universo in espansione simile al nostro. Bolle sperse in un numero infinito di altre bolle da un estremo all'altro del lago, acque che sfociano nei mari, mari che si aprono verso gli oceani, infinitamente infinito il numero delle bolle, per rendere ancor più espressiva la ridondanza, metafora tanto perfettamente illustrativa quanto indimostrabile di ciò che, a mio giudizio, è il mondo, un universo di universi, infinito nel tempo e illimitato nello spazio. Sant'Agostino, nella parabola del bambino che gioca con la sabbia in una spiaggia, prova a spiegare qualcosa di simile quando parla di eternità, del carattere eterno del Creatore. Il punto è che ci risulta molto più facile dimostrare l'esistenza di un Creatore increato che quella di un mondo ugualmente increato, illimitato e infinito".

Luis Goytisolo: o di uno stile in cui l'elemento lirico si unisce a (e accompagna sempre) la riflessione filosofica su chi siamo...e in che mondo viviamo.

lunes, mayo 19, 2025

 Domenica 18 maggio del 2025





È domenica mattina e hai proprio voglia di uscire in bici, fare almeno 2 ore di corsa, tutta pianura tranne la salita sul monte da cui si vede tutta la città del Sud del Sud della Spagna in cui ormai vivi da più di 10 anni. È domenica mattina e il sole splende già alto in cielo, quando qualcuno ti avvisa via Whatsapp: "Questa notte è venuto a mancare M. Ne danno il triste annuncio la moglie e i due figli". 

Non te l'aspettavi. Tu ed M. avete cenato insieme poche settimane fa, dopo un incontro letterario in cui hai conosciuto uno scrittore interessante e un critico che ti sta subito simpatico. M. si lamentava del fatto che non digeriva più bene come una volta. 82 anni e un fisico asciutto, M. era solito fare 10 chilometri a piedi tutti i giorni, anche se fumava, non era proprio riuscito a togliersi il vizio (una sigaretta al giorno, non di più, ma da sempre, da quando era un giovane promettente poi diventato Ordinario di Teoria della Letteratura e Letterature Comparate).

Tu ed M. avete condiviso anche un'esperienza molto bella l'estate scorsa, ad agosto: una sorta di tour letterario tra l'Abruzzo e il Lazio, con una visita e lettura pubblica di Memorie di Adriano, lo splendido romanzo di Marguerite Yourncenaur, presso la Villa Adriana di Tivoli.

Tu ed M. non avevate gli stessi gusti letterari, ma vi rispettavate, lui leggeva le tue recensioni con interesse e tu leggevi le sue e glielo facevi sapere, quando lo trovavi sul giornale. Su uno scrittore "rosso" non eravate per niente d'accordo: per lui era un estremista, per te un poeta, un romanziere dotato di uno stile più vicino alla poesia che alla narrativa.

M. è morto e bisogna prendere la macchina per andare a dargli l'estremo saluto all'obitorio del suo paesino d'origine, in campagna, accanto al cimitero. Siete tra i primi: non c'è ancora la fila dei parenti più stretti, solo la moglie, in lutto, con le occhiaie e il dolore inconcepibile di chi ha perso la sua anima gemella, e i due figli, uno frastornato, mentre beve un caffè appena prelevato dal distributore automatico, l'altro in maglietta e jeans accasciato su una sedia d'ospedale. 

Ti dici che no, non vuoi vedere M. nella camera ardente, non vuoi, non t'interessa proprio vederlo da morto, non ci pensi neanche, e, invece, la tua compagna d'avventure e di viaggi ti spinge a entrare. C'è un divano e in un angolino un tavolo pieno di pastarelle e fiori (chissà chi li ha portati fin qui a quest'ora del mattino, una domenica soleggiata di fine maggio di primo mattino) e poi, girando l'angolo, c'è lui, è M. anche se non lo vorresti vedere, è M. sfigurato dalla malattia, dimagrito così tanto da non sembrare lui, fai fatica ad associare quel volto, il volto del cadavere, con quello di M. quando era ancora un professore vispo, intelligente, attento e pieno di senso dell'ironia.

Il giornalista che scriverà il necrologio te lo manda in anticipo sul cellulare: dice di M. che era un uomo buono, un ricercatore instancabile, un docente amato dai suoi allievi e dai colleghi, una persona stoica, che amava la vita, ma che sapeva che la vita ha una fine...

La neovedova ti abbraccia. Vi abbracciate e uscite fuori, a prendere una boccata d'aria. Poi lei rientra perché arrivano i parenti, altri membri della famiglia, gli amici di una vita, i vicini di casa, tutti sorpresi dalla notizia, nessuno si aspettava una malattia così fulminante...

Tu resti fuori, guardi un cartello: "Si cerca gestore del bar dell'obitorio; urgente; chi fosse interessato chiami a questo numero...", e ti fermi a riflettere sullo strano paradosso e constrato tra un obitorio (luogo di dolore e pianti) e un bar (luogo di vita e sorrisi). Chi mai avrà voglia di prendere in mano la gestione di un bar all'interno di (o adiacente a) un obitorio che si trova a pochi metri dal cimitero del paese? Chi potrebbe averne il coraggio o il fegato? E cosa diavolo c'entra un bar in un luogo come questo?

La vita va avanti, mentre la morte ha portato via un amico, un professore universitario che ha avuto molteplici riconoscimenti accademici e umani da parte di chi lo ha considerato un "maestro". La vita va avanti, la donna delle pulizie ti dice che puoi stare, sei seduto sulla panchina antistante il bar chiuso, le dici "Non si preoccupi, me ne sto andando" e solleciti la tua compagna di viaggi e d'avventure, "non ce la faccio più a stare qui, andiamo via".

Quando torni a casa, ti prepari un piattone di pasta con il pesto di Giovanni Rana. Poi la prendi la bici e fai davvero 50 chilometri. Arrivi davvero in vetta, lì  da dove si vede tutta la città. E poi viaggi in macchina nel paese sulla costa in cui si trovano le tue figlie, saluti tua suocera, parlate di M., lei non lo conosceva, ma l'aveva sentito spesso nominare in alcune conversazioni. 

Alle 20:00, presso la Cineteca, danno "8 e 1/2" di Fellini. Ci vai perché hai voglia di non pensare alla morte, ma dopo pochi minuti ti rendi conto che Fellini ha girato quel film proprio per parlare di morte, o di morte dell'ispirazione, di crisi d'ispirazione, di morte dello spirito di un regista che non sa più cosa raccontare. Il finale ti fa piangere, non puoi evitarlo: sarà la sesta volta che vedi "8 e 1/2" e per la sesta volta non trattieni le lacrime davanti a quel balletto finale, con quella musica incredibile di Nino Rota che ti fa volare, ti trasporta dentro il film e dentro i ricordi che conservi del finale, quel bambino che è Guido da piccolo e che con quel mantellino bianco diventa un puntino luminoso in mezzo all'enorme oscurità di un circo (e un cerchio) che si chiude proprio quando sembrava che ormai tutto fosse perduto, che la sfida era persa, che la crisi non era superabile, e invece sì, Guido la crisi la supera accettando i suoi difetti, convivendo con tutti quei personaggi che sono le persone più importanti della sua vita, una vita fatta di menzogne, di tradimenti, di salti temporali, di ricordi e di oblio, di tanta voglia di raccontare e di crisi d'ispirazione, di un balletto che è la danza della Morte e la danza della Vita...

 I compromessi "letterari" Un amico regista. Ho il "privilegio" e l' "onore" di avere un amico regista. Sp...