sábado, mayo 05, 2007

Venezia. Dal telefono si sentono le campane. La voce, amica, lo rassicura: è in terazza, stava studiando. Chiede scusa, non voleva disturbare. Chiamava solo per alcuni dubbi rimasti tali dopo un lieto evento (celebratosi dopo tre anni di attente indagini). L'ispettore ha l'aria rispettosa; la donna, all'altro capo del telefono, sorride e ride, a volte, quando l'ispettore fa domande che avrebbe potuto risparmiarsi (tanto sono ovvie e scontate). Volo di gabbiani. L'ispettore ha un cordless, parla dalla cucina, dove un sole accecante riscalda l'ambiente (per fortuna è finito il temporale). La dama veneziana infonde coraggio. L'ispettore si accorge che la sta tirando per le lunghe. Sa che ora la telefonata volge al termine. La dama sorride di nuovo. Gli fa capire che è molto, molto indaffarata. L'ispettore capisce. Anche lui, d'altronde, deve tornare alle sue scartoffie (squadra omicidi, non sono bruscolini, come suolsi dire). Allora si salutano. Lui pensa al viaggio che lo aspetta (da Pisa a Roma); lei pensa al viaggio che farà tra poco (da Venezia a Oxford). Intanto, il tempo passa. A lui viene in mente un racconto di Calvino che s'intitola "Prima che tu dica pronto". A lei viene in mente un racconto di Edgar Allan Poe che s'intitola "La lettera rubata" (o qualcosa di simile "occultata", "nascosta"...). Poi tornano le nuvole, presaghe di pioggia. Entrambi, sia la dama veneziana che l'ispettore, sono stati sorpresi dal repentino cambio di stagione.

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