domingo, febrero 17, 2008

Di quante cose abbiamo veramente bisogno per vivere?



La domanda me la sono fatta l'altra mattina, quando sono andato a dare una mano ad Alyssa e le ho fatto i vetri (mi ha detto che mi pagherà per questa mano che le ho dato... le ho risposto che non se ne parla nemmeno, che è vero, per ora non ho molte entrate, ma ancora non sono sul lastrico e poi mi fa piacere darle una mano, una mano pratica, intendo, ogni tanto). E così, mentre io m'improvvisavo lavavetri e m'impegnavo a pulire a lustro una delle vetrate dell'ingresso dell'agenzia mi si è avvicinato un barbabone, uno che il lavavetri lo fa di mestiere, lo fa sul serio, insomma, tutti i giorni. Sorrideva, mentre chiedeva qualche spicciolo agli automobilisti che erano costretti a fermarsi (semaforo rosso) e che puntualmente lo guardavano incazzati prima di sgommare e partire (semaforo verde).
Il barbone mi si è avvicinato e ha riso: "Buono!", mi fa. E indica lo spruzzino che ho in mano.
"Buono profumo! Ottimo!", mi spiega. E ride. Immagino che si stia riferendo al profumo di lavanda che emana il prodotto che fuoriesce dallo spruzzino. E penso: caspita, è vero, non ci avevo fatto caso.
"E' una bomba, questo qua, contro lo sporco", gli dico, tanto per avviare il dialogo (e nel mentre mi do del cretino, ho appena detto una frase da spot pubblicitario di quelli proprio dementi).
"Si fa bene con quella carta", mi fa, indicando il rotolo che ho poggiato su una delle scrivanie. Ha il giubbotto sporco e strappato, un paio di Nike nere consumatissime e una barba sfatta di mesi. Non puzza. Non dà l'impressione di essere pericoloso. Alyssa lo avvista e mi fa cenno di smettere di stare lì a dargli confidenza, potrebbe tornare quando io non ci sarò a farle compagnia, e lei ha paura ("e se poi, presa confidenza, entra in agenzia?"). La capisco.
Ma in quel momento il barbone torna a farsi sotto: sorridendo mi fa: "Alza, alza musica, amico!". Sto facendo i vetri e intanto ho acceso una radio scassata dell'agenzia su RDS. Il barbone accenna anche qualche passo di ballo. In questo momento stanno cantando I gemelli diversi. Rido anch'io per un po' e penso: è la seconda cosa cui non dò importanza e che questo poveraccio nota e dallo sguardo quasi mi invidia. Oltre al profumo del prodotto che uso (faccio le pulizie e ho l'olfatto titillato dal sapore della lavanda), il barbone mi fa capire quanto sia piacevole il fatto che lavori con la musica in sottofondo (lui che l'unica musica che sente è quella che magari, a sprazzi, proviene dalle auto dei potenziali clienti cui chiede qualche spicciolo). Continua a chiedere l'elemosina. Io finisco, Alyssa chiude a chiave l'agenzia. E ce ne andiamo. Torno in macchina, il barbone probabilmente se la sogna, un'automobile. Salgo le scale e prendo l'ascensore: quando sarà stata l'ultima volta che il barbone è salito su un ascensore? Entro in camera e accendo il pc e mi metto a scrivere di lui e penso: il barbone non ha un computer. Forse non l'ha mai avuto e non sa nemmeno a cosa serve, nè come si accende. E penso: di quante cose abbiamo veramente bisogno, oggi, per vivere? Di quante se ne può fare a meno? Quante ne abbiamo, ogni giorno, sotto gli occhi, e non sappiamo che farcene, non ce ne accorgiamo nemmeno che sono lì, sotto i nostri occhi, o non le usiamo o non le apprezziamo per quello che sono?

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