jueves, enero 29, 2009


Liste

 

Dopo aver viaggiato dal Nord al Sud d’Italia, faccio una sosta di un paio di giorni dai miei, in terra d’Abruzzo. Il pomeriggio ho rivisto Marco, un amico d’infanzia, uno di quei vecchi amici che, anche se sono decenni che non vi vedete, poi è tutto come prima, come se non vi foste mai separati, come se il tempo non fosse passato e la distanza non contasse nulla…

 

Marco lavora in una ditta che rifornisce di caffè le macchinette automatiche che io e te (potenziale lettore che leggi) troviamo nelle Università, negli ospedali, e in un monte di altri locali pubblici. Marco lavora parecchio ed è già stanco (anche se sono solo le 17,36 del pomeriggio). Mi offre un campari corretto al gin (fin troppo forte, per le mie abitudini alcoliche) e mi dice che la fidanzata l’ha mollato per un altro. Convivevano da quasi due anni (davvero? Non lo sapevo mica che eri andato a convivere, accidenti! Il più grosso sbaglio della mia vita) e ora lei l’ha lasciato e Marco è dovuto tornare a stare dai suoi (e pensa che la consideravo la mia donna ideale, tu pensa, credevo perfino di farci un figlio insieme, con quella stronza! E che ci vuoi fare? E’ la vita, vagliò).

 

Mi conferma che qui la vita è sempre uguale (come se a Firenze, o Milano, o Catania, fosse diversa) e che si è rotto le palle. Sarà per Valeria (questo il nome della stronza), sarà per la routine o il lavoro (che lo stressa parecchio e che, economicamente, non lo soddisfa affatto), sta di fatto che Marco ha pensato anche alla fuga, si è arrovellato intorno all’idea più azzardata: lasciare tutto, casa dei genitori, lavoro sicuro e la nostra piccola cittadina arroccata sui monti, per costruirsi un futuro se non “migliore”, almeno “diverso” (è così che dice e me lo ripete, scolandosi il bicchiere dell’aperitivo con una rapidità estrema: “se non migliore, almeno diverso” e aggiunge: “cazzo!”, mi pareva strano che non mettesse il puntino).

 

Mi chiede di me. Se sto ancora con Alyssa, come mi va il lavoro all’Università (ma non sospetta che per campare me ne devo trovare un altro), se continuo a viaggiare (tanto, troppo, e aggiungo: “cazzo”, ovvio), se mi trovo bene con Alyssa e se lei è la donna della mia vita (grossa domanda, questa, vagliò: e chi lo sa per certo se quella con cui dorme tutte le notti e sotto lo stesso tetto è davvero la donna della sua vita? Chi? Già, hai ragione, non mi ci far pensare… Quella stronza, che troia, andarsene con un altro…).

 

Poi ci salutiamo. E mentre riesco a far uscire l’auto da un parcheggio troppo stretto senza fare danni alla carrozzeria, mi domando se Alyssa è davvero la donna giusta per me e se è quella della mia vita. E mi viene da pensare a un futuro remoto in cui saremo genitori. E a come ti cambia la vita avere un figlio. Marco ci avrebbe fatto anche dei figli con Valeria… se non fosse successo quello che è successo. E come si fa a mettere al mondo dei figli in un postaccio come il nostro, in una situazione come quella attuale?

 

Chiamo Alyssa e glielo chiedo: “tu sei tutto di fuori; cos’hai, bevuto?”. Le dico che ho solo sorseggiato un po’ di campari corretto con il gin. E le riassumo la chiacchierata che ho avuto con Marco, quel ragazzo, amico mio, che non vedevo da una vita. E mentre Alyssa prova a farmi ragionare, penso a come sarebbe bello, se avessi un bambino, fargli vedere tutti i film che hanno significato qualcosa per me, e a come sarebbe eccitante leggergli ogni notte (per conciliare il sonno) una delle tante pagine dei tanti libri che hanno segnato la mia vita di bambino (prima) e di adulto (poi).

 

Alyssa mi chiede di spiegarmi meglio. “Scegli dieci titoli di film e dieci dei libri che, a tuo parere, sono i primi dieci di un’ideale top-ten mondiale”. Alyssa mi richiede se ho bevuto. “Dai, su, quali sono secondo te i primi dieci film e i primi dieci libri più importanti della storia del cinema e di quella della letteratura?”. A me vengono in mente questi (ma riduco la lista della metà, non sta bene far vedere o scoprire tutto e subito, poi spetterà a lui, all’ipotetico bambino – o bambina – andare avanti da soli nella scoperta del meglio che, nonostante il postaccio in cui siamo, siamo riusciti a produrre nell’arco dei secoli):

 

I PRIMI 5 FILM:

 

1-Citizen Kane, ovvero: “Quarto Potere”, di Orson Welles;

2-Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola;

3-La febbre dell’oro, di Charlie Chaplin;

4-2001: Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick;

5-Sussurri e grida, di Ingmar Bergman.

 

I PRIMI 5 LIBRI:

 

1-Odissea, di Omero;

2-La Divina Commedia, di Dante;

3-Don Quijote, di Cervantes;

4-Ulysses, di Joyce;

5-Alla ricerca del tempo perduto, di Proust.

 

Ripasso mentalmente e velocemente le due liste, partendo dalla prima: forse ci sono troppi americani (ma come dare loro torto? Se è vero che i primi film li hanno girati i fratelli Lumière, è pur vero che il cinema inteso come “arte del sogno” e che “fa sognare a occhi aperti” l’hanno inventata loro); forse potevo metterci il Rossellini di Roma città aperta al posto di quel Bergman (o Umberto D., di De Sica, al posto di… boh?); e riguardando la seconda lista, m’accorgo che sono tutte e 5 opere-mondo, di narrativa, bene o male, e molto lunghe… Saranno adatte a una creatura nella fase della crescita? (Ma sì, basta leggerne dei passi, quelli “antologizzabili”, sono opere “smontabili” – come direbbe Umberto Eco…o no?).

 

Poi Alyssa riattacca, s’è stufata del gioco. A me verrebbe voglia di richiamare Marco e chiedere a lui le sue due belle liste. Ma Marco mi sa che è uno che lavora tanto e legge poco, non va quasi mai al cinema. Mi ha detto che l’ultimo film che ha visto è stato un horror, The Saw V, “l’enigmista” che sbudella le sue vittime con cinismo sopraffino. Forse Marco a quest’ora già dorme. O chissà se ancora non prende sonno, perché gli ho rinfrescato la memoria e starà ancora maledicendo la stronza…

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