viernes, marzo 27, 2009

Le "virgolette" (un errore che ho commesso anch'io - a volte, inconsapevolmente) secondo il filosofo Giorgio Agamben:

"Che significa, infatti, mettere una parola fra virgolette? Con le virgolette, chi scrive prende le distanze dal linguaggio; esse indicano che un certo termine non è preso nell'accezione che gli competerebbe, che il suo uso è stato stornato (citato, chiamato fuori) da quello abituale, ma non completamente reciso dalla sua tradizione semantica. Non si vuole o non si può più usare semplicemente il vecchio termine, ma nemmeno si può o si vuole trovarne uno nuovo. Il termine virgolettato è tenuto in sospeso nella sua storia, è pesato - quindi, almeno embrionalmente, pensato.
Di recente è stata elaborata una teoria generale della citazione ad uso delle università. Alla consueta irresponsabilità accademica, che chiede di poter maneggiare, estrapolandola dall'opera di un filosofo, questa pratica vischiosa, occorre ricordare che la parola chiusa fra virgolette aspetta solo il momento di vendicarsi. E nessuna vendetta è più sottile e ironica della sua. Chi ha messo una parola fra virgolette non può più liberarsene: sospesa a mezz'aria nel suo slancio significante, essa gli diventa insostituibile - o, piuttosto, è ora, per lui, assolutamente incongedabile [...]. Nel cerchio che le virgolette stringono intorno al vocabolo è rimasto chiuso il parlante".

Giorgio Agamben, Un'idea della prosa, Macerata, Quodlibet, 2002, pp. 89-90.

2 comentarios:

  1. Eh, su questo tema delle virgolette avremmo molto da dire, n'est pas? ;-)
    Io (che di virgolette ne uso un bel po' ma almeno lo faccio consapevolmente e sapendo quel che fo) dico molto tera-tera che usare le virgolette è solo questione di pigrizia. O di incapacità comunicativa.

    Si usano le virgolette quando non si ha il tempo/lavoglia/la capacità (soprattutto) di trovare "le parole giuste per dirlo" (ancora virgolette, come vedi ;-)

    E poi.

    Le virgolette sono un ammiccamento, un sorta di captatio benevolentiae, una sorta di strizzatina d'occhi per dire a quel qualcuno: "ci siamo capiti, nevvero?".

    Magari noi per primi sappiamo che la persona alla quale ci rivolgiamo non solo non ci ha capiti, ma non ci capirà mai.

    .... Ma è così comodo, usare le virgolette ;-)

    Ciao e grazie

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  2. Grazie a te per le ulteriori riflessioni attente su un argomento così spinoso e scivoloso! Ora, sarebbe divertente andarci a spulciare tutte le "Ricerche filosofiche" di Wittgenstein, per vedere cosa ne pensava "lui" delle "virgolette" (appunto)... Ma forse non se ne uscirebbe più (vivi). Ciao e a presto!

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