martes, marzo 10, 2009


Magic moments (o moments of being)

E' inutile, mi ricapita sempre, ogni volta che torno a Roma mi viene voglia di restarci per sempre, è una città che ormai mi ha conquistato "de por vida" (vita natural durante), non ci posso fare niente, è così, l'accetto, è un dato di fatto che (lo) si può (solo) accettare... (Roma non è una città, ma uno stato d'animo)...

Ascoltavo un brano di Bob Dylan l'altra sera, un pezzo che fa parte della colonna sonora di The Big Leboswki (dei fratelli Coen e con il bravissimo Jeff Bridges nel ruolo più "freak" che ad attore sia mai capitato), una canzone che parla di "take a woman like you", sdolcinata e melodica, anche un po' triste, per quanto riuscissi a capirne, "what a wonderful feeling, just to know that you are here", insomma, roba così, che poi a me Bob Dylan nemmeno mi fa impazzire più di tanto, comunque, ero lì, che camminavo dalla Stazione Termini, saranno state le 23,30 quando, alla fine di via Gioberti, mi ri-imbatto nella facciata maestuosa di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche di Roma (insieme a San Pietro, San Giovanni in Laterano e San Paolo Fuori le Mura) ed è sempre una sensazione di meraviglia quella che mi coglie, davanti a tante statue in marmo su in cima alla facciata, gli apostoli o i papi bloccati per l'eternità in atto di preghiera o con le mani stese a benedirti (anche se magari te non sei credente, perchè "Grazie a Dio sono ateo", come disse Luis Buñuel prima che la frase venisse sputtanata e stampata sulle magliette), con quelle teste piccole che sorreggono la mitra enorme, con quegli sguardi che, anche a distanza, non possono che apparire leggermente incazzati e fin troppo austeri... Ah, Santa Maria Maggiore...
...una volta, tanti anni fa, ci entrai per pregare, pregai un padre nostro o un'ave maria, ora non ricordo con esattezza, il punto è che ci entrai, mi feci il segno della croce per invocare l'aiuto divino, pregavo Dio affinché mi facesse passare il primo esame difficile, era il primo scritto d'inglese, sì, era lui, era difficilissimo superarlo, e me lo sentivo ed era per quello che, addirittura, arrivavo a scomodare gli Stati Maggiori, pur sapendo di essere un peccatore, volevo chiedere ipocritamente la grazia e, ovviamente, l'esame andò male, mi bocciarono e per lo sconforto volevo suicidarmi, sì, e Roma mi accompagnava, mi cullava con il suo traffico caotico e stressante, con le sue strade sporche, mentre io avevo già deciso tutto, scesi alla fermata del laghetto dell'EUR, cioè, mi volevo buttare nel lago e morire per affogamento, che pensieri romantici, che giovane di belle speranze che ero all'epoca (e ovviamente anche il tentativo di suicidio andò in vacca, mi fermai al McDondald che stava nei pressi del laghetto e mangiai un gelato da poche lire (all'epoca c'erano ancora, quanto costava? 500 o 1000 lire?)...


Attraverso Via Merulana, passando davanti alla lapide in cui è scritto che "qui Carlo Emilio Gadda ambientò il suo Quer pasticciaccio brutto dell'omonima e famosa), e decido di farmi a piedi tutta Via Cavour per andare a rivedere il Colosseo, ah, il Colosseo, la maestà der Colosseo, la santità der Cupolone, le pietre secolari che giacciono placide nei Fori Imperiali, le varie chiese e chiesette che spuntano in mezzo all'antichità e agli alberi e alle palme (non capisco ancora come, ma qui intorno è pieno di palme), e i gabbiani, ah, i gabbiani che volano sopra l'Altare della Patria (sarà pure un monumento mussoliniano, ma quanto mi piace la geometria dell'Altare della Patria, questa grossa macchina da scrivere "fascista" che ispirò quel film assurdo a quel matto di Peter Greenaway, oddio, come si chiamava quel film, ambientato proprio "dentro" o "sopra" l'Altare della Patria di Piazza Venezia?). E quanto coraggio ci vuole per attraversare Piazza Venezia? E' immensa, è sempre trafficata, come ogni strada de Roma, d'altronde...

...E mentre Bob Dylan mi culla (ormai ascolto la canzone a ripetizione), faccio un salto a Largo Argentina, già che ci siamo, e poi cammino per Corso Vittorio Emanuele II, fino all'incrocio con Via del Paradiso, ah, Via del Paradiso (solo Roma poteva contenere dentro le sue viscere, dentro di sè, nel suo reticolato di strade, una via che si chiama Via del Paradiso), un po' stretta, piena di baretti, puzza anche un po' di urina e spazzatura, ma mi ci infilo dentro, e la percorro col sorriso sulle labbra, mentre quello canta "take a woman like you", perché so dove finisce, so che sbocca su Campo de' Fiori, ah Campo de' Fiori, quante birre ci ho bevuto da giovane, di sera, da giovane studente universitario fuori sede e fuori orario, e quanti gelati ci ho mangiato, quante gelaterie artigianali e quanti pub e pizzerie e gente che passeggia beata e tranquilla, a ogni punta estrema della piazza del Campo ci sono due fontanelle dalle quali è possibile bere, ah, le fontanelle pubbliche di Roma, ah, l'acqua di Roma, che è l'acqua più bona che c'è!

Sono qua, e che nun gliela faccio un salto a Trastevere? Non ci vado a guardare l'isola Tiberina? (Quell'isola mi fa venire in mente una delle scene più toccanti girate da Nanni Moretti, quando, in Aprile, passeggia da solo in su e in giù, sulle grosse piattaforme di marmo, davanti al Bambin Gesù, in attesa che la moglie metta al mondo il loro bambino, il primo figlio, e lui cammina in su e in giù, con tutta l'ansia del momento e poi, quando nasce, prende la solita vespa e mentre l'Italia festeggia la vittoria di Romano Prodi alle elezioni, lui urla, tra le bandiere rosse: "Quattro kili e duecento grammiiiiii!!!!")...


...e poi ci sarebbe Via della Conciliazione e le mura circolari di Castel Sant'Angelo, oddio, ma come si fa a riguardarla tutta, una città immensa come Roma? E piazzale Clodio (dove andavo a prendere i cornetti caldi per una matta con la fissa per i cornetti al cioccolato - ma caldi) e viale Mazzini, col cavallo della Rai, e dall'altra parte lo stadio Olimpico, e la salita della Via Gianicolense, ah, il Gianicolo, che vista che si gode da lassù, che aria, che cielo, che sole, che passeggiate nel verde dalla terrazza de Roma capoccia! E quanta, quanta nostalgia di questo locus...

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