martes, abril 21, 2009

Calmo caos

Giornata strana, quella di oggi. Mi sono ritrovato a fare lezione davanti a due alunne. Non era mai capitato, prima. Io ero imbarazzato; loro non davano l’impressione di essere sorprese. Forse è già successo altre volte. Forse a loro è già capitato di fare lezione con un docente in due. Per me non è proprio un buon segno. Tutto questo vuol dire solo due cose: a) che ho perso la voglia di fare lezione; b) che gli studenti lo intuiscono quando il prof. non ha voglia e se non ha voglia lui figuriamoci loro! Che tristezza!

Poi passo davanti a un ristorante. E’ sera fonda e i lampioni sono accesi; dall’interno del ristorante si sentono persone che cantano “happy birthday to you, happy birthday to you!” e mi domando se sono inglesi o italiani quelli che fanno gli auguri in inglese.

Nel treno ho letto un articolo di un collega dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che parlava di un romanziere contemporaneo le cui opere erano intrise di nichilismo. Non ci ho capito molto, ma c’erano troppi riferimenti a Nietzsche, ad Heidegger e a Gadamer. Devo proprio dirla tutta? L’articolo non mi è piaciuto, era “esatto”, ma l’ “esattezza”, alle volte, è sgradevole, sembrava un compitino svolto su comando e ben fatto. Non c’erano sbavature. Ma a volte mi piacciono le sbavature, le cose che non tornano, i buchi o i vuoti che si aprono all’improvviso durante la lettura e tocca a te, lettore, riempirli…

Mi viene in mente una scena da Caos calmo di Sandro Veronesi. E’ quella in cui Pietro Paladini viene invitato a pranzo da un signore che vive nei pressi della panchina in cui lui, Pietro, novello vedovo, passa le giornate in apprensione per la figlia decenne. Ricordo vagamente la descrizione della casa dell’anziano. Sta traslocando. Ci viene detto che è di Roma, e che presto lascerà Milano. Capiamo che l’anziano signore ha perso la moglie e che, dopo quel lutto, si è sentito troppo solo per stare fermo. Passava le giornate a spazzare  la casa. Ma non ricordo se è davvero quello il motivo del trasloco. Ricordo solo che gli spaghetti al sugo al basilico che prepara per Pietro sono buonissimi.

Poi mi chiama mio fratello: a Roma è nuvoloso, è appena rientrato dopo una giornata di merda e voleva sentire che combinavo. Evito di parlargli della mia disavventura universitaria e gli dico che non vedo l’ora di tornare nella capitale. Voglio informarmi sul prezzo dei biglietti dello spettacolo di Fiorello a Piazzale Clodio.

 “Accendi la tv, metti su Rai2”.

Lo faccio subito; puntata speciale di “La storia siamo noi” di Minoli su Fiorello.

“Ci sentiamo in settimana, fratè”.

Riaggancio e mi godo le battute di Fiorello. Per un po’ la depressione svanisce.

Poi vado in studio e mi prendo la copia di Caos calmo per scoprire com’è che finisce la storia del vedovo che invita Pietro Paladini a mangiare due spaghi.

Niente, l’episodio occupa le pp. 238-248. Ma il narratore non ci dice perché l’anziano lascia Milano per Roma (dopo 36 anni passati là con la moglie). Forse non ce la fa più a sopportare la solitudine. Forse, senza la moglie, quella casa non è più accogliente.

“Si mette a riempire i piatti: prima il mio, una porzione enorme, poi il suo, una porzione enorme. So di cosa si tratta: è il culto tutto romano dell’abbondanza, la quantità che diventa qualità. A Milano non la praticano, pensano che sia volgare”.

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