jueves, enero 21, 2010

Talismani

"Toccando un mosaico fatto con le diverse lave del Vesuvio e dell'Etna,
la sua anima si slanciava nella calda e fulva Italia: assisteva alle orge dei Borgia,
libero correva per le terre d'Abruzzo, ardentemente desiderava amori italiani,
si appassionava per i bianchi volti dai lunghi occhi neri".
Balzac, La pelle di zigrino

Ma quanta tristezza c'è nello sguardo di questa donna sui sessant'anni, quando mi confessa candidamente che oggi si pente di non aver saputo sfruttare al meglio il suo tempo, di non avere studiato e scritto di più (oggi è un'eminenza nel suo campo di studi; un luminare della Letteratura Spagnola del Siglo de Oro; ha pubblicato pochi saggi, ma quei pochi sono citati da tutti, sono diventati dei "pezzi" di critica letteraria imprescindibili, rispetto agli altri che trattano gli stessi temi...). Quanta nostalgia per gli anni che sono svaniti così rapidamente, mentre mangiamo un piatto di pasta alle vongole in pieno centro, in Piazza Dante, ricordando quello che è stato.
Ho 33 anni, le dico. E' ancora così giovane....lei, mi dice. Poi il cameriere porta il conto e lei paga al volo, ancor prima di darmi il tempo di rendermi conto che è stata lei ad invitare me, e non viceversa.

Giornata davvero pesante. Dopo aver parlato con la professoressa mi ritrovo in stazione per prendere il treno. Mi sento uno zombie; tutto mi spaventa; tutto mi repelle.

Treno (disastrato, maleodorante, vecchio, come tutti) Pisa-Firenze. Accanto a me sono sedute due giovani ragazze sulla quarantina. Entrambe molto truccate; vestite alla moda; con scarpe coi tacchi a spillo; e dei cellulari che non ho mai visto prima in vita mia.
Parlano una lingua che non riesco a riconoscere. Anche per effetto della stanchezza accumulata dalle 5 del mattino. Di cosa parlano queste due? E in che lingua? Sono italiane? E' italiano quello che sento? L'una dice all'altra che quel viaggio è stato del tutto inutile; l'altra è d'accordo, poi squilla il cellulare, risponde (in inglese), mi sembra che parli di scarpe, di sfilate, di import-export, poi riattacca mentre l'altra sbadiglia e chiede se era Kim, lei risponde di sì, era Kim, allora sbadiglio anch'io e, accavallando una gamba sull'altra, tocco sbadatamente il ginocchio di una delle due giovani donne (quella coi capelli neri, tinti, corvini) e chiedo scusa e finalmente m'addormento.

"Come poteva fare il pubblico a capire che erano trascorsi 5 anni dall'ultima azione rappresentata?". La domanda è rivolta all'intera classe. Il testo preso in esame è Don Giovanni. Prima silenzio di tomba; poi una mano (la mano di una morta vivente) si solleva.
"Passava una scritta che ci diceva: 5 anni dopo".
Il prof. fa cenno di no con la testa. Vorrebbe sbattere la testa contro il muro. Poi ride, per non piangere.
"No; avanti un'altra".
Un'altra zombie alza la mano, convinta:
"Passava una ragazza con una scritta che diceva: 5 anni dopo...".
Il prof. piange. L'aula, gelata, mantiene un rispettoso silenzio.
"No, prof., secondo me non è così che funziona. Forse c'era uno del gruppo degli attori, forse il regista, che con voce fuori-campo diceva: 5 anni dopo. Forse".
Il prof. piange e mugula ancora più forte. Prova a spiegare alla classe che la parola, a teatro, è veicolata soprattutto dai personaggi; che gli attori che interpretano i vari personaggi possono farsi carico (con estrema facilità) del compito di trasmettere allo spettatore un messaggio così semplice e, pure, così importante come quello: che dall'ultima volta che li abbiamo visti in azione sul palco sono trascorsi ben 5 anni. Ma non sarà tutto fiato sprecato?

Il treno arriva puntualmente in ritardo. Di pochi minuti. E comunque: in ritardo, cazzo. Squilla il cellulare (e mentre solleva la cornetta si convince che quelle due sedute affianco a lui sul treno siano due rappresentanti di una marca famosa, di una grossa marca di moda per scarpe di alta qualità - roba tipo Prada, Max Mara, Geox, etc.). E' una sua amica. Silvia:
"Ciao, come va?".
"Ciao, Silvia, non mi aspettavo una tua telefonata?".
Lei gli spiega di un esperimento che sta cercando di portare a termine con la Tim. Lui non capisce bene cosa c'entri la Tim, né di quale esperimento si tratti. Un barbone gli chiede l'elemosina e lui ride sotto i baffi - non per il barbone, ma per una battuta che ha fatto l'amica. A Vercelli c'è nebbia fitta da quattro giorni. Non ci si vede più dalla nebbia.
"Hai ragione, dovremmo vederci più spesso. Ma lo sai, io sono metereopatico, a me la nebbia m'amazza!".
Fa battute idiote di cui, subito dopo, si pente. Si pente anche di quello che le ha appena raccontato: non sa bene nemmeno lui come ci sia riuscito, fatto sta che ha finito col parlare con Silvia di Annette Schwarz, la famosa attrice porno.
"Vedi, anch'io sono d'accordo con te: uno deve trovare la forza, il coraggio, la sfrontatezza anche, se vogliamo, di portare avanti il proprio talento, di farlo sviluppare al meglio e di farsi valere per esso. Qual è il mio talento? In cosa sono davvero bravo? E' questa la risposta cui bisogna dare una domanda".
Silvia, preoccupata, all'altro capo del telefono:
"La domanda cui bisogna dare risposta, semmai, scusa".
Lui si corregge e afferra la bici, sbatte contro un capotreno, chiede scusa (scusandosi in un sol colpo con l'amica al telefono e col capotreno, in diretta).
"Sì, e poi bisogna anche sapere come farsi pubblicità", aggiunge lei, immersa nella nebbia.
"Sì, hai ragione. Nessuno viene a cercarti a casa tua", aggiunge lui, sempre più in bambola.

Ci vorrebbe un talismano. Ai primi del Novecento c'era gente che credeva ancora nei medium; nelle sedute spiritiche. C'era gente che credeva di parlare col caro estinto. C'era gente che pensava davvero che fosse possibile trovare un varco per stabilire un contatto con i morti. E, soprattutto, ci vorrebbe un po' più di tempo per fermarsi a riflettere. Qui dentro corrono tutti. Non c'è pace. Non c'è requie. Nessuno si ferma più a guardare come brilla il cielo di notte (anche perché le stelle sono diventate più opache, a furia di gas tossici e smog). Che romantico che sei! Alyssa urla questa frase dal bagno. Mentre è intenta a fare i suoi bisogni e legge una rivista femminile che parla di problemi di cuore (nel senso sentimentale del sintagma, non in quello salutare - o salutista, o medico, che dir si voglia). Che romantico, ancora credi ai Re Magi!

In tv danno una replica di un vecchio programma degli anni 80. Un trio di comici scimmiotta la postura impettita di certi giornalisti dei telegiornali della RAI. E poi passano a fare la parodia delle telenovelas messicane che, anni prima, andavano così tanto di moda. Che fine hanno fatto quelle telenovelle? Che fine hanno fatto quelle casalinghe d'un tempo? Ci sono ancora o sono tutte emigrate in Messico?

Talismano o meno, qui è difficile trovare la strada giusta. Parcheggio la bici sotto casa. Mi scordo di metterci il lucchetto. La mattina alle 5 sono di nuovo in piedi. Faccio colazione al volo. Do un bacio sulla fronte ad Alyssa. Scendo le scale a quattro a quattro. E quando apro la porta e vedo che mi hanno fregato la bici bestemmio e impreco perché non è giusto, non si può punire così un onesto cittadino che paga le tasse e che usava la bici per andare a lavoro e per guadagnarsi il pane col sudore della fronte, cazzo! Sento un rumore forte, una frenata improvvisa, un fischio sull'asfalto...Prego. E penso: forse c'è un Dio, in questo mondo, che ristabilisce un minimo di giustizia civile...oltre che morale...

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