lunes, mayo 18, 2015

MEMORIE INVOLONTARIE (alla maniera proustiana)



Che cosa diavolo ci facevo io alle ore 15:51 a Pisa, in Via Matteotti 4, presso la mensa universitaria del Polo Piagge, il giorno 29 di Novembre del 2013? La domanda me la faccio mentre contemplo preoccupato e anche alquanto straniato uno scontrino fiscale che – non si sa bene per quale oscura ragione – ho conservato come fosse un segnalibro all’interno di un romanzo di Milan Kundera che s’intitola (bellissimo titolo, non c’è che dire) La vita è altrove...

E più contemplo e mi giro e mi rigiro tra le mani lo scontrino e più mi trovo d’accordo con l’autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere, perché, cari amici lettori di questo blog (ma chi siete? Possibile siate molti di più di quelle tre o quattro lettrici di lungo corso che mi sopportano sin dai tempi che videro la nascita del presente “diario” virtuale “di bordo” di uno che vive “ai bordi”?), è proprio così, accidenti: la “vita” è (sempre) “altrove”, o, come diceva non mi ricordo più chi (forse Oscar Wilde) la “vita” è “ciò che ti passa davanti mentre sei concentrato a fare altro” (o non sarà forse una mia citazione originale? No, non credo di essere così tanto originale, non sono mica un Oscar Wilde, io! Sono solo uno che legge molto e, quindi, deduco che questa cavolata la devo aver letta da qualche parte).

Ma torniamo a Bomba: che cazzo ci facevo io a Pisa quel giorno della fine di Novembre del 2013?

Provo a fare mente locale; provo a chiedere aiuto alla mia memoria. Dal 2004 al 2007 io ci ho vissuto a Pisa e ci passavo quasi tutti i giorni, davanti a Piazza dei Cavalieri, vuoi perché dovevo raggiungere la Facoltà di Lingue vuoi perché mi immergevo – una volta varcata la soglia – negli anfratti sotterranei della mitica Biblioteca della Scuola Normale Superiore... E giorno sì, giorno no, io ci passavo spesso, davanti alla mensa universitaria del cosiddetto Polo Piagge (anzi, quando avevo ancora il tesserino in quanto schedato come “studente dottorando”, io ci mangiavo in quella mensa, per 2,50 euro avevi diritto a un primo, un secondo e un contorno con dolce, se non vado troppo errato e non idealizzo troppo quei mitici tempi in cui s’era davvero “giovani di belle speranze” – o di Great Expectations, come direbbe Charles Dickens...).

E poi, cosa è successo “poi”? Poi, intendo, dopo il 2007? Dunque, vediamo: dal 2007 al 2011 incluso, mi sono trasferito a Firenze (un tiro di schioppo da Pisa, un’oretta di treno, o di macchina, tanto per intenderci con quelli che non conoscono la bellissima Regione Toscana)... E fin qui tutto bene: da Firenze, ero solito spostarmi a Pisa per congressi, per conferenze o – più semplicemente – per rivedere e riabbracciare prof. e colleghi e amici con cui ho mantenuti i contatti anche una volta che sono diventato “fiorentino”, per così dire... E poi? Poi dal 2012 ho vissuto a Salerno e dal 2013, prima di fare il salto dall’altra sponda (la Spagna, da dove attualmente scrivo queste fregnacce), di nuovo a Roma, da cui mi ero allontanato nel 2003 (alla fine del) proprio per trasferirmi a Pisa e fare il dottorato... 

Memoria? Mnemosine? Ricordi? Dove siete? Perché non mi schiarite le idee come Cristo comanda? Dove vi siete cacciate?

Insomma: se nel 2013 sono stato a Pisa deve essere stato per forza di cose per questione di poco, un viaggetto da Roma, magari in treno, magari con quel Regionale (tremebondo) che ci mette esattamente 4 ore e 30 minuti e che quando scendi alla Stazione Centrale di Pisa (provenendo dalla Stazione Termini della capitale) ti senti più vecchio di almeno 10 anni (e noti degli strani capelli bianchi che prima non avevi mai visto sulla tua nuca). Un qualche congresso? Una conferenza? Forse la presentazione di quel romanzo che traducesti e che venne presentato davanti a un pubblico piuttosto interessato presso l’Aula Magna di Giurisprudenza (perché quell’Aula Magna? E perché a Giurisprudenza?)? I segni interrogativi si moltiplicano. E ora capisco che è inutile invocare Memoria, o Mnemosine, o chi per loro... Se certi ricordi sono svaniti è perché così lo ha ritenuto opportuno il nostro cervello. 

O forse no, sono solo assopiti, dormono nella nostra coscienza e sono pronti a tornare in vita non appena quella che Proust chiamava la “memoria involontaria” riterrà opportuno farli resuscitare sul piano del presente (quanta importanza assumono, allora, l’immaginazione e il caso affinché questa “memoria” involontariamente ci permetta il lusso di riscattare e far risorgere certi ricordi del passato remoto...).

E ripenso a Kundera e mi ridico che sì, è proprio così, la “vita” è (sempre) “altrove”... E noi vaghiamo in questo altrove, a volte senza meta... consci che prima o poi s’arriverà in porto (e ci si capirà – forse – qualcosa di più).

2 comentarios:

  1. che facevi a Salerno?

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  2. Anonimo ! Se sei davvero l'anonimo che penso io, sai benissimo cosa ci facevo a Salerno !

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