Cicatriz, di Sara Mesa: internet e l'inferno delle relazioni sentimentali
L’altro giorno, la mia compagna di sventure mi
ha esortato a leggere un libro: “Questo romanzo lo devi assolutamente leggere!”,
ha esclamato con perentorietà. Ed è raro che qualcuno mi dica la famosa frase,
anche perché, in genere, sono io quello che la pronuncia e rompe le palle al
prossimo: “Guarda, non puoi non leggere questo libro!”; oppure: “Ma come? Non l’hai
ancora letto?”; o ancora: “Non ci posso credere! Ma come fai ad andare in giro
per il mondo senza aver letto questo libro?!”.
E così, le ho dato retta, ho ascoltato il consiglio della mia consorte e non si sbagliava. Il
libro s’intitola (in spagnolo) Cicatriz,
l’autrice si chiama Sara Mesa, l’editore è Anagrama e l’anno di pubblicazione
il 2015.
Di che parla un libro che in italiano suona come
“Cicatrice”? Di un tema attuale e piuttosto inquietante: le relazione
pseudo-sentimentali (o pseudo-passionali) che possono nascere grazie ad internet e all’uso della
rete.
Un uomo (sui cinquant’anni) e una ragazza (sui venticinque) s’incontrano
in una chat in cui si parla di letteratura. Siamo ancora agli albori di quello
che diventerà la realtà virtuale di oggi; e però, internet comincia a fare i
suoi primi passi, le persone cominciano a conoscersi grazie al “chattare” con
uno sconosciuto che sta dall’altra parte dello schermo del pc.
Sonia (così si
chiama la ragazza) si sente attratta da questo strambo individuo che sembra
suggerirle le migliori letture (per la sua formazione culturale e spirituale) e
che, non appena lei gli dà confidenza, inizia a mandarle dei pacchi-regalo a
casa. Prima libri (affinché poi possano commentarli insieme); poi vestiti e
scarpe; alla fine, profumi e lingerie di marca. Con una particolarità: che ogni
prodotto che lo sconosciuto regala alla sua “fiamma” virtuale è stato sottratto
dai grandi centri commerciali del centro. È merce rubata. Anche se regalata. E
ciò comincia a turbare anche Sonia, che non naviga nell’oro, e che, se all’inizio
si sente lusiganta da tante attenzioni, in un secondo momento comincia a
tremare sia perché si sente, in parte, complice dei molteplici e ripetuti
furti, sia perché non sa più come nascondere ai genitori e, poi, al futuro
marito, tutti questi doni...
La storia va avanti, tra alti e bassi, tentativi
di rottura (da parte di Sonia) e tentativi di riappacificazione (da parte di
Knut Hamsum – questo il “nickname” che adotta l’anonimo Don Giovanni
intellettuale nella chat letteraria: non è un nome a caso; si tratta dello
scrittore norvegese che vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1920; un
autore che influenzò anche Franz Kafka, che fu ammirato, tra gli altri, da
Thomas Mann, André Gide e H. G. Wells; anche se poi, allo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale, il suo aperto appoggio ad Hitler e al nazismo provocò non
poche critiche e ripensamenti anche da parte dei suoi fan).
La storia va avanti; la narrazione si struttura
attorno a vari salti temporali, fino a quando, seguendo i consigli di Knut,
Sonia non inizia a scrivere racconti, cercando di dare retta alla sua passione
e alle istruzioni per l’uso che le offre quest’uomo misterioso che,
addirittura, rifuggirebbe dal sesso, se si trattasse di metterlo in atto con
lei (una donna che ammira e che desidera solo dalla distanza, o in modo
feticista: più volte le chiede di contraccambiare i suoi tanti regali con foto
in cui appaia vestita con l'abbigliamento intimo che lui le ruba o con le scarpe eleganti
che sceglie per lei con il rischio di essere scoperto e denunciato).
Cicatriz
colpisce perché parla di una storia d’amore assurda e morbosa; perché riesce a
farci penetrare nella mente sia dell’ossessionato e folle Knut che dell’apparentemente
razionale e decisa Sonia; perché ci racconta la difficoltà di essere “noi
stessi” (di assumere una identità stabile) in un mondo (virtuale e reale
insieme) in cui questa assunzione è sempre più problematica; perché ci dice che
nessuno si salva quando si tratta di sesso, d’amore, di storie inventate e nate
da internet (ricettacolo del peggio e del meglio di cui siamo capaci); perché ci spinge a riflettere sul capitalismo (come forma di potere politico ed economico sulla massa) e sul consumismo (come forma "malata" di spendere la vita o di smarrirsi).
Lo stile è quasi piatto; la trama è sempre avvincente; la tematica fa paura.
Ecco perché (credo) Cicatriz sta
riscuotendo un successo notevole tra i lettori spagnoli; e chissà (chissà) che
non arrivi anche in Italia... E chissà (chissà) cosa diventerebbe un romanzo
del genere nelle mani di un regista come David Lynch (un altro che se ne
intende, di relazioni morbose e di tecnologia maniacale, di sdoppiamenti d’identità
e di ricerca – disperata – della felicità).
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