lunes, octubre 23, 2017

U.S.A.: Atlanta, Georgia


Scrivo al volo, dal laboratorio linguistico della Facolta' di Lingue della "West Georgia University", a Carrollton, a un'ora circa da Atlanta, nello stato della Georgia (U.S.A.).

Sono le ore 13:30 locali (ovvero, le 19:30 in Spagna, o in Italia). Sono qui per una sorta d'intercambio tra professori di Lingua d'Europa e d'America: io e la mia compagna d'avventure siamo appena usciti da una lezione di Letteratura Spagnola a ragazzi americani, ispanoamericani e afroamericani. 

Uno si siede qui, accanto a studenti bianchi, neri, mulatti e si domanda: ma come si puo' essere razzisti negli Stati Uniti? Come? E la prima domanda che facciamo ai nostri colleghi e': ma chi l'ha votato Trump?

Basta porre la domanda e subito la faccia dei colleghi si rabbuia: diventano tristi, non sanno dare una risposta logica, qualcuno si strappa i capelli, qualcun'altro fa notare che molti votanti di Trump vengono da qui, dalla Georgia, dal Sud del paese, sempre piu' conservatore e tradizionalista del Nord...

Abbiamo gia' pranzato (alle 12:00) e stasera ceneremo tutti insieme in un ristorante messicano alle 18:00 in punto; il 'jet-lag' ci sta ammazzando, poco a poco; ci prende l'abbiocco quando dovremmo essere iper-svegli; ci viene fame quando dovremmo dormire; si fa lezione, quando noi, in Spagna o in Italia, stiamo gia' dormendo. E' tutto un grandissimo e bellissimo caos d'orari e di lingue e di stress mentale, ma sento, anzi, so benissimo, che questa sara' una settimana stupenda, di esperienze nuove e stimolanti, di interscambio reale e profondo d'idee di emozioni...

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