martes, agosto 11, 2020

 Approdi (italiani): Antonio Moresco e il suo ultimo canto (quello degli alberi)


E così, dal 2 agosto del 2020 fino al 28 agosto dello stesso anno, avrò la certezza di stare (di sostare, di vivere temporalmente) in Italia, il mio paese, la mia nazione, la base da cui tutto è cominciato, includendovi in questo tutto anche il virus (l'altro giorno l'ho spiegato ai miei ospiti spagnoli, dopo aver oltrepassato Piazza della Repubblica: "Lo vedete quell'hotel lì? Si chiama Grand Hotel Excelsior e lì pernottarono i primi 2 casi di coronavirus della capitale, due cinesi che sono stati poi ricoverati allo Spallanzani e si sono salvati, sapete?". Qualcuno mi chiede cosa significhi "Spallanzani". Fingo di non aver sentito la domanda, propongo di tornare indietro, di prendere Via Nazionale e di scendere fino ai Fori Imperiali).


Ricalpesto i prati, le strade, gli asfalti delle città in cui sono stato felice (come la capitale, appunto, che conosco a memoria, ma anche come la città sui monti abruzzesi in cui ho passato l'infanzia e l'adolescenza e parte della prima giovinezza, o la città sulla costa adriatica in cui ho assaporato per la prima volta il sapore della salsedine sulla pelle e l'odore della brezza sulle labbra) e mi risento subito a casa, subito felice, gioioso, allegro, energico, con il cuore davvero ricolmo di gratitudine (e dobbiamo essere tutti davvero grati, di poter essere ancora vivi, di averla scampata bella, dopo tanto dolore e dopo il confinamento).


Poi smetto di fare da guida turistica e in libreria acquisto l'ultimo libro di Antonio Moresco, Canto degli alberi (Sansepolcro, Aboca, 2020), mentre in edicola acquisto l'ultimo albo della serie regolare di Diabolik e Eva Kant. Io sono Eva, che è un numero speciale dedicato alla dolce metà del famoso criminale in calzamaglia.


Mi riservo per i momenti di calma la lettura dei due fumetti, mentre apro subito la prima pagina del libro di Moresco, un libro che è difficile definire "romanzo", ma non è neppure un "reportage" del confinamento da covid-19, ma nemmeno una sorta di "autobiografia" scritta in diretta dal confinamento, no, è tutte queste cose insieme e nessuna di esse...


E leggo a p. 70 qualcosa che mi fa pensare sia al mio ultimo post (sulla mia ossessione nel fotografare le rovine o i luoghi abbandonati e in rovina) sia alla tremenda esplosione di un deposito di grano nel porto di Beirut che ha causato centinaia di morti e che potrebbe causare una nuova guerra civile nel Libano e nelle zone limitrofe:


"Le borse crollano. Le economie collassano. Solo poche settimane di epidemia hanno mostrato tutta la fragilità del sistema economico su cui si regge la vita della nostra specie su questo pianeta, la sua feroce astrazione, la sua follia. Ciò che si riteneva invincibile, che si poneva come dimensione unica che fagocitava e annichiliva tutte le altre, a cui ogni altra cosa era e doveva essere sottomessa, è tenuto in scacco da un microscopio invasore chimico che ha lo stesso andamento virale della nostra specie e delle sue strutture psichiche, sociali e mentali" (id., p. 70).


Un'amica libanese mi spiega che è proprio a causa del confinamento (imposto dal governo per frenare l'espansione dei contagi) che ci sono stati così tanti morti: moltissimi i suoi amici e parenti che si sono ritrovati sbattuti contro le pareti di casa, di un ufficio, di un supermercato con le mascherine ancora addosso, a causa del "lockdown"...E si domanda cosa sarebbe successo se la gente non fosse stata colta da questa nuova bomba atomica in perfetto stile Hiroshima rinserrata nelle proprie case, ma a spasso e in giro per le strade di Beirut...


Poi continuo a leggere ed è incredibile come Moresco sia capace di ribaltare il Mondo e le prospettive che crediamo di avere sullo stesso: l'anonimo narratore (che sembra coincidere con l'autore) si ritrova bloccato nella sua casa di Mantova, la sua città natale, e cammina per le strade deserte di notte interrogando gli alberi. Che cos'è un albero? Come fanno gli alberi a crescere perfino dai muri e sulle statue? Cosa fanno le radici, mentre i rami e le foglie si diramano nello spazio aereo? Che connessione c'è (o ci può essere) tra lo spazio aereo di queste parti dell'albero e le radici, che sono le proboscidi più nascoste e più caparbie nella lotta di espansione nel - e attraverso il - sottosuolo?


Sono arrivato a p. 124. Ma non ho le forze per andare avanti, oggi, nella lettura. Ripenso al post scritto qualche tempo fa, ispirato a una frase di Maurice Cousins, e ripenso al disastro di Beirut. Ripenso ai miei, che hanno sofferto anche loro il confinamento, esattamente come Moresco a Mantova, e penso che io a Mantova non ci sono mai andato. Il virus è ancora tra di noi, circola, come si suol dire. E l'Italia è ancora un paese meraviglioso in cui poter viaggiare e contemplare una natura e dei paesaggi davvero da film. Gli alberi pensano e sono saggi. E chissà che noi non si debba apprendere qualcosa anche dagli alberi, oltre che dallo stesso Antonio Moresco.


Domani, però, leggerò Diabolik. Non posso continuare a deprimermi in questo modo.

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