viernes, abril 18, 2025

 In Italia

Sono in Italia dal 12 aprile e non mi sembra vero. È da Natale che non torno, due o tre mesi non sono nulla, eppure, appena uno atterra a Fiumicino respira nell'aria l'aria di casa. Gli italiani sembrano sempre gli stessi: stress, faccia arrabbiata, cellulari onnipresenti, fretta senza senso, ingorghi, traffico della capitale invasa sia dai turisti che dai pellegrini per il Giubileo... I prezzi di alcuni alimenti basilari sono alle stelle: è quasi impossibile comprare un pacchetto di caffè che costi meno di 4 euro (il Lavazza è alle stelle: due pacchetti quasi 12 euro!); ma anche il latte, il pane, insomma, non so se ci sia l'inflazione, ma sta di fatto che è tutto aumentato (anche i libri; ormai 20 euro è il loro prezzo medio).

Arrivati in Abruzzo, le cime delle montagne sono ancora innevate. Una pioggierella insistente e minuscola rende il paesaggio davvero invernale. Fuori fanno 9 gradi e non potrò uscire in bici a perdermi tra le mie montagne, le mie radici, la natura di questi posti meravigliosi.

Leggo l'intervista che mi ha fatto la settimana scorsa una giornalista che lavora per un quotidiano online di cui non conoscevo l'esistenza. Come diceva Proust, fa sempre un effetto strano, appare sempre "alientante", ritrovare la propria voce plasmata nelle parole trasformate in testo stampato. Chi leggerà mai questo giornale? Chi sono i suoi lettori modello? Nell'intervista parliamo delle mie origini, di come, da un paesino delle montagne abruzzesi, sono finito a insegnare Letteratura Spagnola in Spagna agli studenti spagnoli (in effetti, è un po' paradossale). Giro l'intervista ad alcuni amici e colleghi ben selezionati. Molti mi rispondono con messaggi vocali d'affetto; altri con l'emoticon dell'applauso.

Sulla scrivania mi attende l'ultimo libro di Antonio Moresco, Lettera d'amore a Giacomo Leopardi (Milano, Solferino, 2025). Quest'anno ho avuto l'enorme fortuna di conoscere Antonio Moresco, d'invitarlo alla mia Università a dare una lectio magistralis sulla letteratura per l'infanzia e su quanto sia importante che questo tipo di letteratura faccia conoscere il Male ai bambini; non si può edulcorare la realtà e togliere il lupo cattivo da Cappuccetto Rosso (gli studenti lo guardano con gli occhi aperti, silenzio nella studio televisivo dove facciamo la tavola rotonda, a bocca aperta anche qualche collega che è venuto a sentirci). Non vedo l'ora d'immergermi nella sua scrittura, anche perché, ora che so come suona la voce di Moresco, nel leggerlo mi sembra di ascoltarlo. Di sentire quella voce un po' strascicata, un po' ironica, leggermente malinconica...

Stasera, invece, torno a Roma, per andare a prendere un amico che torna da Bruxelles e andare a cena tutti insieme, vicino a casa di mio fratello. Roma, che letta al contrario, in spagnolo, dà luogo alla parola che, secondo Joyce, "tutti conoscono", Amor... ovvero Amore...

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