martes, septiembre 22, 2009

Cambiamenti epocali

Oggi, 22 Settembre del 2009, ho messo il mio primo 30 e lode a un'alunna meritevole da quando faccio questo "mestiere" (docente precario all'Università). A differenza di quanto possano immaginare gli studenti, fa piacere anche ai docenti premiare chi studia e si impegna e sa dimostrarlo dando prova di aver "digerito" e fatte sue le letture affrontate durante il corso, lezione dopo lezione.

Come capire se uno studente ha studiato davvero e si merita la lode? 1) Lo si può intuire subito anche dal tono di voce e da come si esprime: alla cosiddetta "proprietà di linguaggio" si unisce un tono di voce naturale; chi parla perché sa di cosa sta parlando non divaga, non ha la voce tremante, ti guarda dritto negli occhi, non scosta la vista dal prof., anzi, sembra quasi sfidarlo in un gioco di sguardi come a dire: "vediamo chi li abbassa per primo"; 2) Chi sa il fatto suo è capace di argomentare le sue affermazioni: i ragionamenti, da semplici e lineari, possono diventare arguti e complessi e, soprattutto, spaziare tra campi tematici e materie diverse (dalla letteratura alla filosofia alla storia dell'arte, per fare un'esempio); 3) Chi ha studiato non teme le domande più difficili, anzi, sembra sfidare il docente affinché questi gliele faccia e gli dia quindi modo di dimostrare a se stesso e al prof. quanto è bravo.

Marta è entrata in aula con il suo solito caschetto tricolore (bionda, mora e rossa) e un paio di jeans attillati dal colore indefinito; indossa una maglietta a quadri e ai piedi porta le famose Converse (tutte consumate). Ha il viso sorridente e ricorda vagamente Audrey Hepburn. Nel corso del suo esame orale, parliamo di tante cose; la sua riflessione su che cosa sia veramente un'autobiografia (e cosa distingua questa da una pseudo-autobiografia o da una "autobiografia romanzata"), ci porta a ragionare entrambi su un cambiamento epocale: nel 1554 scrivere in prima persona una sorta di "lettera pubblica" su un presunto "ménage à trois" poteva essere solo uno strumento, un sotterfugio letterario per titillare la fantasia del lettore e invogliarlo a leggere l'intera opera come opera non di finzione, ovvero, come una vera e propria "lettera reale"; nel 2009, invece, c'è gente che si sente in diritto di parlare di sé (di mettere in mostra il proprio "io" narrante) soprattutto se ha fatto esperienze negative di cui, in generale, ci si dovrebbe vergognare (o di cui, comunque, si fa fatica a parlare pubblicamente). E' cambiata la percezione della vergogna, questo è evidente. Così come è lampante che dal Cinquecento a oggi il concetto di pudore, di morbosità, di virtù interiore, di fama abbiano subito un capovolgimento totale. Oggi basta aver avuto un passato da drogato; da calciatore con problemi legati alla droga; da prostituta; da studentessa che, per mantenersi agli studi, si vende (a Parigi o magari a Berlino); da cubista che cambia partner e droghe ogni sera; da "escort" (come direbbe oggi Berlusconi); da ex-serial killer o ex-cacciatore di serial killer; da transessuale operato in seguito a violenze sessuali; da "fenomeno da baraccone", in sintesi, per sentirsi in diritto di scriverne e di fare della propria vita personale un "romanzo da leggere", ovvero, un best-seller che venderà (non milioni di copie; e però venderà).

Se prima si scriveva di sé soprattutto per rinnegare gli errori del passato e attribuire alla scrittura autobiografica una funzione edificante ("guarda gli sbagli che ho commesso io,caro lettore, e impara la lezione affinché tu non li commetta nella tua stessa vita"); se prima si poteva parlare di sé fingendo scandali e vergogne che erano inventate solo per catturare l'attenzione morbosa del lettore (vedi l'incipit mitico di Moll Flanders di Daniel Defoe, vero manifesto di come si può parlare di sé in termini ironicamente spregiativi); oggi si usa la prima persona per riscattarsi socialmente, fare soldi e vendere una propria immagine mitizzata soprattutto se si è tanto peccato e si è tanto vissuto "al limite". Più sei "freak" più sai che qualcuno vorrà sapere come te la sei passata a vivere da drogato, prostituta, cubista, ballerina, escort, etc etc.

P.S.: speriamo che Patrizia D'Addario (si scrive così? O era Daddario tuttattaccato?) non prenda spunto per rifilarci anche lei la sua "scottante verità"... perché mi sa che ci sarà sempre il lettore morboso e curioso pronto ad acquistare e leggere con avidità l'autobiografia "ufficiale".

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