Partiamo dal titolo, abbastanza ambiguo: come potremmo tradurre quell’aggettivo, “licuante”, in italiano? Piacere che “si liquefa”? Piacere che “si scioglie”? Oppure, in modo ancor più esplicito, “bagnato”? Sta di fatto che sin dal titolo il lettore può intuire che, quello che ha tra le mani, è un romanzo erotico, carico di erotismo, che parla di una storia di amore e morte secondo la migliore tradizione della letteratura erotica.
Placer licuante è, in effetti, proprio un romanzo sugli effetti che può avere l’immaginazione (e gli scherzi che può giocare) in ambito amoroso-sentimentale-sessuale. Pablo, scrittore di successo, sta scrivendo un romanzo che dovrà permettergli di fuoriuscire dall’etichetta di “best-seller” e di entrare nel Parnaso degli autori “impegnati”. Nel mentre, sua moglie Maica, gallerista, s’invaghisce e finisce poi a letto con Máximo, architetto e teorico dell’architettura venerato dagli esperti e sempre in vena di nuove esperienze.
Ciò che colpisce di questo romanzo è il modo in cui l’autore riesce a farci penetrare dentro l’anima dei tre personaggi invischiati nel più classico dei triangoli amorosi (e a proposito di “desiderio triangolare”, qui uno come René Girard avrebbe molto da scovare…cfr. R. Girard, Menzogna romantica e verità romanzesca, ottima delucidazione, senza troppa enfasi freudiana a disturbare il discorso critico, sui rapporti tra Eros e Romanzo).
Le scene di sesso più spinte lasciano un po’ a desiderare: l’ho già scritto a proposito di Antonio Moresco e lo ribadisco a proposito di Luis Goytisolo: quando si descrivono o si tenta di raccontare certe cose, si corre sempre il rischio (sia al cinema che in letteratura) di finire con il redigere una specie di saggio di anatomia comparata (o brano da enciclopedia ginecologica). Nemmeno Goytisolo sfugge a questo rischio.
Chi non ha mai avuto la tentazione di sbirciare nelle email del compagno o della moglie o fidanzata per scoprire magari verità che era meglio lasciare nell’ambito delle ipotesi più tristi e sconcertanti?
Il bello è che questo fenomeno di immedesimazione non avviene solo rispetto a Pablo (il tradito, il marito cornuto), ma anche rispetto a Maica (la traditrice che si lascia trasportare dalle emozioni forti) e a Máximo (l’amante focoso che agisce nell’ombra).
Certe volte, ciò che immaginiamo nel piano della finzione non solo può venire confermato da ciò che accade nel piano della realtà, ma addirittura grazie all’immaginazione possiamo anticipare anche la nostra stessa fine (soprattutto – aggiungerei - quando questa ha un esito nefasto per colui che si impegna a immaginarla).
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