lunes, marzo 01, 2010

La breve vita della posterità

Javier Marías

Per quanto scetticismo, o anche cinismo, oggi possiamo attribuire all’idea di posterità, non è facile che gli scrittori, i pittori, i musicisti e i cineasti si allontanino da essa interamente nell’arco di due o tre generazioni. E’ un tempo molto breve, in rapporto ai molti secoli durante i quali questa speranza o nozione rimase vigente. Per definizione, chi mette per iscritto qualcosa ha una certa intenzione, anche se incosciente, del fatto che questo qualcosa rimanga o, per lo meno, possa essere scoperto in futuro. Chi si dedica a una qualche forma d’arte non ignora che esistono opere che si continuano a leggere, ad ascoltare, ad ammirare, dopo centinaia di anni dalla loro realizzazione e morte dell’autore, quando questi è ormai un’eternità che non è più “presente” né offre più alcuna “novità”. La durata di Cervantes, Shakespeare o Montaigne; quella di Bach, Mozart o Schubert; quella di Velázquez o Rembrandt o Leonardo; la minore, anche se pur’essa lunga, di Welles, Hitchcock, Ford o Lubitsch fa sì che qualsiasi artista venga animato, anche se non lo riconosce o addirittura lo nega, da una diffusa intenzione di lasciare una qualche traccia del suo passaggio sulla terra, oltre che da cose senza dubbio più urgenti e importanti, come guadagnarsi da vivere con ciò che sa fare, o divertirsi facendolo, o avere un lavoro che – come io stesso ho detto in numerose occasioni davanti alla domanda: “Perché scrive?” – lo dispensi dall'avere un capo e dal dover fare levatacce.

La brama di posterità oggi è molto malvista, per non dire che risulta piuttosto ridicola, oltre che – come sempre – pretestuosa. Il ridicolo deriva dal fatto che, per come è concepita e organizzata la produzione di opere artistiche nell’attualità, queste si portano dietro, all’inizio, una data di scadenza sempre più immediata. Non son pochi i libri, i film, i dischi per i quali questa data coincide di fatto con quella del loro concepimento. Nascono già morti, dimenticati prima di produrre memoria; esistono, ma è come se non fossero mai esistiti. Come tutti sanno, vengono rispediti in fabbrica prima che nessuno abbia potuto sentire curiosità per essi, ci sono film che non vengono nemmeno proiettati. L’unica cosa che sembra esistere davvero sono i grandi successi commerciali, quelli che restano innumerevoli settimane nelle liste dei più visti o venduti o ascoltati. Solo che la loro permanenza è tutto fuorché garantita. Anzi, questi prodotti si consumano in modo così rapido e massiccio (tutti insieme, per non restare “indietro” rispetto a ciò che spetta in ogni momento) che nessuno si ricorda più di loro dopo pochi anni, e quasi nessuno li vede o li legge o li ascolta, fuori del loro “tempo”. Chi si prenderebbe la briga di sciropparsi Il codice Da Vinci o Il bambino con il pigiamo a righe? Solo pochi ritardatari, che, a tutta velocità, assomigliano a quelli che oggi si appassionano a Via col vento o ad Addio, Mr Chips, per citare due degni romanzi che, nella loro epoca, vennero letti da tutti. Chi si azzarderà a dare un’occhiata alla trilogia di Stieg Larsson o a Avatar tra cinque anni, oltre ai patiti dell’una e dell’altra, coloro che s’installano a vivere in un mondo dal quale si rifiutano di uscire?

Non se la passano meglio coloro che creano opere che portano scritta sulla fronte la parola “durata”, quelle che non aspirano a un’accettazione istantanea e massificata e si giocano la carta della pazienza e scommettono sul futuro. Chi vede oggi il cinema di Bergman, Rossellini o Renoir, oltre ai quei pochi cinefili che comprano religiosamente i loro dvd? Chi legge oggi il grande Faulkner, o Fitzgerald, o Céline? In fondo, siamo patiti tanto quanto lo sono quelli che vedono Guerre stellari o Il signore degli anelli, anche se senza maschere né convinzioni. Questi autori non fanno più parte ormai della “cultura generale”, ma solo di quella degli specialisti o di minoranze. Il loro indubbio talento non basta per la loro piena permanenza, questa è solo di tipo parziale. Che bisogna fare, allora, per essere un vero classico a tutti gli effetti, come Hitchcock o Billy Wilder, dai quali passano ancora tutte le altre generazioni? O come Dickens, Flaubert, Conrad o Henry James ai quali ogni amante della letteratura finisce col dare un’occhiata, anche se solo di sfuggita? O come il sempreverde Elvis Presley? Tantomeno è nelle mani degli artisti la loro sopravvivenza. Sono passati i tempi in cui Joyce o Thomas Mann si sforzavano di raggiungere la posterità e finivano col riuscirci. Tutti i loro passi erano diretti a quel solo scopo, tanto quelli letterari quanto quelli che davano forma alla loro figura pubblica. Oggi non serve più. Fra noi, fu Cela lo scrittore che più di altri si preoccupò di “restare” e a questo scopo dedicò gran parte delle sue energie. Insicuro del suo valore, conservò, ordinò e archiviò i suoi manoscritti originali e le lettere, s’impegnò affinché nella sua collezione non mancasse nemmeno una delle edizioni di tutti i suoi titoli, per insignificante che questo fosse. Addirittura, arrivò a riscrivere a mano, e fuori tempo massimo, l’unico originale che aveva smarrito o regalato, quello de La famiglia di Pascual Duarte, divenendo così uno strano falsificatore di se stesso. Stando alle ultime notizie, quanto conservò con megalomania e ossessione presso la Fundación Cela, raccogliendo denaro pubblico per la sua costruzione, inizia a deteriorarsi e ad essere vittima dell’incuria e della bancarotta. E a quanto sembra quasi nessuno si prende il disturbo di visitare la sua sede. Morì solo otto anni fa, e inoltre, ricevette il Premio Nobel, ma non sono sicuro che lo si legga poi molto. Che oggi qualcosa duri dieci anni è già un miracolo, e forse – tranne eccezioni incomprensibili – la massima forma di posterità.

Articolo apparso su El País Semanal del 28/2/2010 e disponibile sul sito:

http://javiermarias.es/wordpressblog/

[La trad. it. – affrettata e di sicuro traballante – è mia; il tema si ricollega inaspettatamente con quanto andavo dicendo di Paranormal Activity e di Avatar nel “post” posteriore].

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