sábado, marzo 20, 2010

Francesco Orlando docet

L'altro giorno, per ammazzare il tempo, mi sono ritrovato all'interno della Feltrinelli di Corso Italia (Pisa) e mi sono imbattuto nel primo (e finora unico) romanzo dell'Esimio Prof. Francesco Orlando (le cui lezioni sul "sovrannaturale in letteratura" ho avuto il piacere di seguire l'ultimo anno del mio Dottorato). Per chi non conoscesse il soggetto, possiamo dire che: Francesco Orlando si inizia agli studi letterari seguendo le lezioni private di un maestro d'eccezione, quel Giuseppe Tomasi di Lampedusa che, negli anni 60, pubblicherà Il Gattopardo; nel corso degli anni, Orlando si dedicherà alla critica letteraria, e, dopo aver lasciato Palermo per Pisa a 25 anni (nel 1959), comincerà a dedicarsi alla docenza, spaziando dallo studio della Letteratura Francese allo studio della Teoria della Letteratura, passando per l'applicazione delle teorie freudiane alla letteratura stessa e dedicandosi con profitto allo studio della musica di Wagner...

Ebbene, a 75 anni, e dopo tanti studi critici che "hanno lasciato il segno", Orlando manda in libreria un romanzo che scrisse intorno ai vent'anni. Titolo: La doppia seduzione (Torino, Einaudi, 2010).

Orlando mi ha insegnato molto. Non so se sia bravo anche come "narratore" (e sono curioso di scoprirlo); di certo, quando faceva lezione lui era un piacere ascoltarlo (avrei potuto passare ore a sentirlo scandagliare i segreti dei principali romanzi della storia della letteratura occidentale) e non volava una mosca in aula.

Per chi volesse sentirne la viva voce, posso segnalare questo link:


Per chi non ha mai letto due righe di questo critico, cito due frasi a caso (ma nemmeno tanto) da L'intimità e la storia. Lettura del "Gattopardo", Torino, Einaudi, 1998:

a) personaggi come "fantasmi":

"Mi sono addentrato nel labirinto della sua psicologia non senza circospezione, perché un personaggio è un fantasma che vive di parole, e c'è sempre il pericolo di reificare al di là delle parole la psicologia d'un fantasma" (id., p. 64);

b) letteratura come "risposta":

"La letteratura non è un riflesso, certo, però è una risposta; non ha mai a questo mondo la prima parola, però quella parola seconda che le appartiene è spesso la sola a rompere l'opacità dei silenzi incombenti sul mondo - dove le parole d'uso che si prodigano hanno spessore e durata troppo minori" (id., p. 94).

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