miércoles, abril 11, 2012

Roma (e ciò che ha da offrire la capitale italica)

Nell'ultimo post parlavo di Madrid, decantandone le bellezze e la grande ospitalità, oltre che l'incredibile vivibilità, rispetto a molte città italiane che conosco. Oggi vorrei spezzare una lancia a favore di Roma "capoccia", che è senza alcun dubbio la "città più bella del mondo" (checché se ne dica o ne dicano gli altri e malgrado i suoi mille difetti, il traffico, lo stress, lo smog e gli altri duemila "impicci" vari).

Da dove partire? Beh, potremmo partire dalla nuova (di zecca) e strabiliante (nonché quasi fantascientifica) Stazione Tiburtina:


La foto mostra chiaramente il nuovo "skyline" che crea la stazione; ma non fa vedere la biglietteria minuscola, i mille sottopassaggi e gli innumerevoli corridoi alternativi che si sono dovuti inventare per permettere ai poveri passeggeri di salire a bordo dei treni (i treni delle nostre FS, ah, che treni all'avanguardia! Meglio chiudere subito questa parentesi; sento già salirmi la bile in gola).

E da Tiburtina potremmo fare un salto in centro: Roma è una di quelle città che ti permette di contemplare i fasti del passato (a gratis!) e d'imbatterti nei protagonisti del Presente (politici, attori, giornalisti, cantanti famosi oggigiorno). A me è capitato proprio questa mattina, all'uscita dalla Feltrinelli della bella (ed elegantissima) Galleria Alberto Sordi. Indovinate un po' chi ho incontrato? Lui:


Sì, è proprio lui, lo avrete riconosciuto tutti, è Andrea Occhipinti, il "padre" della Lucky Red, una delle case di produzione e distribuzione di cinema più valide, quotate e apprezzate d'Italia (prima che la Fandango di Domenico Procacci cominciasse a farle concorrenza, ovvio). 

Fa sempre effetto vedere dal vivo persone che ci si è abituati a vedere dentro uno schermo cinematografico: sì, perché Andrea Occhipinti, oltre che produttore cinematografico, ha fatto anche l'attore (negli anni 80 in qualche filmaccio di Lamberto Bava o Lucio Fulci; nei 90, facendo qualche cammeo o ruolo da co-protagonista).


Io, personalmente, lo ricordo nel ruolo di uno sbirro burbero in quel curiosissimo esperimento di cinema d'azione (a metà tra il poliziesco e il western) che è R.D.F. Rumori di fondo, per la regia di Claudio Camarca (dell'ormai lontano 1996 - ricordo che era molto bella sia la fotografia che la colonna sonora; ricordo che c'era anche Licia Maglietta, la cui fama è poi "esplosa" con Agata e la tempesta, di Silvio Soldini, del 2004 - molto elegante, la Maglietta in quel film, molto attraente, anche):


[da N.B.: la Maglietta recita sempre con la sigaretta in mano o in bocca; sembra che ormai la sigaretta sia diventata parte integrante dell'attrice; come se i registi non se la sentissero proprio di farle girare scene senza nicotina].

E poi si può fare un salto nella Roma dei Parioli; non che sia la mia zona preferita; quel quartiere non mi entusiasma; però c'è Ponte Milvio, e la vista che si gode da là non ha prezzo, come dice la pubblicità, e poi se a invitarti a fare una passeggiata è una cara amica che non vedi da una vita, beh, come dire di no?

Erano anni, in effetti, che non ci andavo, a Ponte Milvio, e guardare i lucchetti mi ha fatto davvero molta, molta impressione. La mia amica dice che li hanno limitati (o proibiti?), perché il peso eccessivo ha causato cedimenti del ponte stesso; non so se dare retta a tutto quello che mi racconta F.L. (ama raccontare balle o farmi scherzi scemi), però una cosa gliela voglio dire a Federico Moccia:


"Un giorno lontano, quando Ponte Milvio sarà ferito a morte o, peggio, crollerà rovinosamente, avrai più di un peso sulla coscienza, caro il mio scrittore; pensaci e rifletti, Moccia, tutto questo è stato fatto a causa tua (e non venirmi a dire ora che ne valeva la pena, per stare e sentirsi davvero Tre metri sopra il cielo...)".

Stordisco di chiacchiere la mia amica F.L., finché non mi propone di scattarmi una foto per immortalare il momento: non sono vanitoso, ma mi piace l'idea di farmi una foto su Ponte Milvio (e a debita distanza dai lucchetti): F.L. scatta, io poso, e questo qui sotto è il (modestissimo) risultato (F.L. ha scoperto la funzione "bianco e nero" e ora non la smette più di fare foto in bianco e nero):


La zona dei Parioli è piena di ristorantini chic, ma anche di trattorie dove sembra di poter saziarsi a prezzi umani e a base di cucina casereccia. La mia amica F.L. mi propone di goderci la bella giornata di sole primaverile sulla terrazza di un posticino tranquillo in cui servono piatti di trofie con zucchine, guanciale, panna e parmigiano come questo:


Diciamocela tutta: per 8,50 euro ci possiamo stare, anche perché la terrazza in cui ci servono i piatti è davvero portentosa, la cameriera è gentile (oltre che assai carina), la vista sul Tevere è fantastica, e il sole riscalda e abbronza che è un piacere (anche se bisogna mangiare con gli occhiali da sole se non si vuole stare tutto il tempo con lo sguardo in cagnesco).

Propongo a F.L. di cambiare aria e di andare a Piazza Vittorio per andarci a prendere il gelato da Fassi (noto anche come "il Palazzo del Freddo" - storica gelateria del quartiere Esquilino). F.L. tentenna (bisogna attraversare mezza città via tangenziale), poi si accende una sigaretta, una Camel Lights, me ne offre una (accetto), pensa e ti ripensa e, infine, e a testa bassa si avvia verso la sua macchinina per accontentarmi (per questo siamo amici: mi accontenta - quasi - sempre).

F.L. accende il motore, ma si dimentica di allacciarsi la cintura di sicurezza; le dico: "T'immagini, ci manca solo che ci fermino gli sbirri". 


Detto fatto, a pochi metri, appena svoltata la curva, una pattuglia di Carabinieri alza la paletta e ci blocca: patente e libretto, prego.


F.L. comincia a sudare freddo; io tremo (sempre avuta una paura irrazionale di fronte alle forze dell'ordine; le divise mi sono sempre state antipatiche; ogni simbolo d'Autorità mi repelle e mi provoca l'allergia, l'orticaria, l'ansia). 


Faccio un paio di battute per sdrammatizzare; F.L. ne fa una che fa ridere anche i Carabinieri:
"Vi assicuro che in macchina non porto niente d'illegale, tranne lui...", dice, con un sorrisetto isterico, segnalandomi col dito...

Uno dei due sbirri mi fissa. Poi sorride anche lui. Nemmeno mi chiedono la carta d'identità. Ci avranno scambiato per una coppietta di fidanzatini che ha appena appeso il loro lucchetto-promessa-d'amore-eterna su Ponte Milvio...

E mentre guardo dal finestrino il paesaggio che Roma mi offre (gratuitamente e a tutte le ore del giorno e della notte) penso: "Grazie, Roma!", come canta Venditti alla fine di ogni partita della "Magica"...

[P.S.: ecco, Roma offre questo e molto altro ancora; Roma ti accoglie, regalandosi, e se ne frega che tu sia bianco o nero, italiano o straniero, ricco o povero; è totalmente indifferente al tuo stato d'animo, perché Roma è uno stato d'animo, più che uno spazio fisico e geografico; è una condizione mentale che solo chi ci vive - o ci ha vissuto, come è il mio caso, fino a ora - può capire; Roma ti cattura e ti entra nell'anima ed è impossibile non amarla, anche se è casinara, caotica, follemente dispersiva e maniacalmente grande; Roma ci osserva, indifferente, perché sa già che siamo "suoi"]

No hay comentarios:

Publicar un comentario

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...