jueves, agosto 01, 2019

La calma (piatta) delle vacanze (estive)


Se aprile è il più crudele dei mesi (secondo T. S. Eliot), agosto è il mese che (per antonomasia) dà l'avvio alle vacanze; la gente si prepara a godersi il meritato riposo; c'è chi carica la macchina di secchiello e paletta, di palloni da calcio e da beach-volley; c'è chi avvisa l'amante e la mette in stand by per tutto l'arco temporale che durerà l'assenza dalla città per il soggiorno in qualche località marinara in compagnia (forzata) della (legittima) moglie; c'è chi, più semplicemente, si prepara a stare più tempo coi figli, con tutti i pro e i contra che ciò implica; e c'è chi, anziano, si appresta ad affrontare un periodo buio, fatto di solitudine ancora più pressante, proprio perché i figli se la danno a gambe e scappano dal casino e dallo smog della città per andare a incasinarsi e a respirare merda in qualche paesello in riva al mare o ai piedi delle Alpi...

L'estate è come una grande parentesi: il tempo che uno vive d'estate è una sorta di tempo acronico o astorico, perché avulso dai ritmi giornalieri della nostra vita "normale", quella che scandiscono il lavoro, gli impegni familiari, il telegiornale...

E così anch'io m'appresto a vivere questa mia prima estate senza Italia e senza viaggi all'estero (anche se vivo all'estero, la Spagna è pur sempre estero, se sei italiano e non rimpatriato...), proprio per l'avvenuta nascita della prole...

Guardo Blob come fosse una droga (non c'è niente di più triste, angosciante e sconvolgente del guardare Blob vivendo all'estero; Blob è lo specchio oscuro in cui si riflette tutta l'assurdità del Bel Paese); leggo Sur, un romanzo-fiume di quasi 600 pagine, un libro straordinario, scritto da Antonio Soler con uno stile che è a metà tra la cronaca realista (e crudissima) e la liricità (più poetica e sentimentale); ausculto il battito del cuore della mia compagna d'avventure che, per contrastare la nostalgia dei viaggi non intrapresi, ha acquistato un abbonamento per andare a vedere gli spettacoli teatrali del teatro della città costiera in cui stiamo vivendo in questo periodo di caldo afoso e prole in progress; faccio zapping su Google, alla ricerca di qualche scrittore italiano che m'ispiri fiducia e curiosità (un caso a parte è quello di Juan Rodolfo Wilcock, un argentino che, una volta trasferitosi in Italia, ha scritto e pubblicato in italiano; un genio che ha scritto La sinagoga degli iconoclasti e un libro che debbo assolutamente avere, Il libro dei mostri, uscito postumo nel 1999 e ora appena ripubblicato da Adelphi, a 20 anni dalla prima apparizione); ogni tanto, evado dalle mura domestiche e dall'estremismo degli affetti familiari (paterno-filiali) afferrando la mia bici MTB semiprofessionale per correre alla velocità media di 34 km/h e respirare la brezza marina del vicino Mar Mediterraneo...

L'estate è il periodo della calma piatta; dell'assenza d'impegni impellenti; di questo meriggiare "pallido e assorto" che a volte mi strema e a volte mi strugge...

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