martes, agosto 13, 2019

Sur di Antonio Soler:
un romanzo iper-realista


Ho finito Sur (Barcelona, Galaxia Gutenberg, 2018), l'ultimo romanzo di Antonio Soler, uno scrittore di cui non avevo letto prima nemmeno una riga.

Sur è un'opera-mondo (secondo i parametri di Franco Moretti) perché, narrando le alterne vicende di 221 personaggi (tutti presentati per nome e cognome e, a volte, anche in base al loro soprannome) nell'arco di una sola, intensa giornata dell'agosto del 2016, e nello spazio di 472 pagine (escludendo la sezione in cui l'autore ci offre il "censimento" dei personaggi) ha l'ambizione di ritrarre la vita in tutte le sue contraddizioni, nella sua assurda bellezza e nella sua costante bruttezza, nelle sue pecche e nei suoi momenti di gloria e luminosità, nelle sue pieghe più inquietanti e nei suoi angoli più disperati e angoscianti...

Nella quarta di copertina si allude - giustamente - a capolavori classici della modernità come Ulysses di Joyce (che l'autore ammira, come si evince anche dal fatto che è uno dei pochi scrittori citati esplicitamente nel corso della trama), Manhattan Transfer di John Dos Passos, Mrs. Dalloway di Virginia Woolf o Under the Volcano del geniale e folle Malcolm Lowry. Ma si potrebbero citare anche esempi (o modelli) tutti ispanici, come Cien años de soledad, di Gabriel García Márquez, o La colmena, di Camilo José Cela...

E cos'è che accomuna questi titoli con Sur? L'ambizione dello scrittore, appunto, la sua intenzione di rappresentare la vita, in modo così realista da sfiorare l'iper-realismo, la visione ultra-realista della realtà (le scene di sesso o quelle più violente essendo i punti algidi in cui quest'ambizione si constata in tutta la sua irruenza).

Non saprei come sintetizzare un romanzo così ampio, così trascinante, così appassionante e anche, a tratti, disturbante. Il narratore esterno si presenta come un Dio che tutto sa e tutto può: penetriamo nell'animo di tutti i 221 personaggi, con movimenti dall'esterno all'interno sensuali di cui non ci si accorge subito. Bisogna stare attenti, all'inizio, perché i personaggi parlano ognuno il proprio idioletto, appartengono ognuno a una classe sociale distinta, vivono ognuno la propria battaglia personale (ed è inevitabile che poi queste battaglie s'intreccino, che i destini personali convoglino verso la stessa follia, gli stessi crimini, gli stessi incidenti che, all'inizio, sembravano viaggiare su binari paralleli che non si toccheranno mai).

Il romanzo inizia con la descrizione di un cadavere: un uomo ricoperto di formiche giace a terra in mezzo ai rifiuti di una zona disabitata piena di erbacce e di navate industriali. L'afa predonima su tutto, come una forza sovrannaturale che fa impazzire gli abitanti dell'innominata città in cui si svolgono i fatti. Il caldo permea ogni poro della pelle e il lettore si chiede chi sia quel cadavere, perché giace in quel modo ignominioso in quel luogo abbandonato e periferico, lontano dalla civiltà, lontano dagli affetti umani. Le formiche, invece, fanno il loro dovere, sono programmate per cercare il cibo, s'infiltrano nelle orecchie e nel naso della vittima, per portare a casa le scorte per l'inverno.

È così che inizia Sur, per poi svilupparsi come un magma che ci fa vedere l'interno delle case, delle camere da letto, dei bagni di personaggi che sembrano non sapere bene dove andare e come agire, a partire dalla dottoressa che poi scopriremo essere la moglie (e imminente vedova) dell'uomo ricoperto di formiche, per continuare con il ragazzo disoccupato che scrive un diario in cui riversa tutti i suoi dubbi, la sua voglia di diventare scrittore, il suo desiderio irrefrenabile verso la vicina di casa; o come l'imprenditore sessantenne, panciuto e ricco, che viaggia in compagnia di un'amante ventenne, francese e chic, persa anche lei all'interno di una vita in cui la recita inizia a perdere i pezzi, lui le confessa il suo amore, lei accetta i suoi regali da milionario ma non vede l'ora di mollarlo per tornare dal fidanzato...

Questa è una delle frasi che pronuncia l'imprenditore (ricco ma attento lettore; la francese gli chiede se per caso non scriva anche poesia):

"Sì, si tratta proprio di questo, del fatto che, per un giorno, la smettiamo di prenderci troppo sul serio e che ci dimentichiamo, o che almeno fingiamo di dimenticarci, di quella stronza linea della vita che ci detta dove dobbiamo andare, quale passo successivo dare, la parola seguente, la riunione seguente e la tomba seguente" (id., p. 148).

Sono parole che ci colpiscono perché riassumono, in parte, l'anelo di molti dei 221 personaggi che impareremo a conoscere lungo la trama mastodontica del romanzo; forse Sur ci attira proprio perché ci mostra come gli esseri umani (qui iperrealisticamente rappresentati) tentino in tutti i modi (ed ognuno a suo modo: chi con il sesso, chi con la droga, chi con il denaro, chi con l'elemosina, etc.) di svicolare dalla "stronza linea della vita" che sembra obbligarci a seguire dei passi pre-determinati. E nessuno si salva da questa rincorsa al rimpiattino: nemmeno il prete che plagia le fedeli più focose e traviate; nemmeno l'uomo comune (l'uomo medio) che ha sposato una donna dalle evidenti turbe psichiche; nemmeno la vecchia che soffre d'Alzheimer e ricorda un losco fatto di cronaca di quand'era una bambina...

Sur è un romanzo che colpisce per questo e per molti altri motivi (lo stile cangiante, plastico, flessibile; la carica visuale di molti brani, tanto che sembra di stare al cinema; la profondità delle riflessioni di questo narratore onnisciente che dirige il gioco con mano ferma e distacco). E sono certo che verrà tradotto anche in Italia. È un libro potente, un'opera che resta impressa (a lungo) nella memoria del lettore.

No hay comentarios:

Publicar un comentario

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...