martes, abril 22, 2025

 Il folle di Dio alla fine del mondo di Javier Cercas

La vita è piena d'ironia teatrale. Circa un paio di settimane fa, un importante giornale italiano (di cui, per ora, non farò il nome) mi chiede una recensione dell'ultimo libro di Javier Cercas, autore acclamato da critica e pubblico nel 2001, quando pubblicò Soldati di Salamina, un romanzo strano, ma affascinante su un oscuro episodio dell'atroce guerra civile spagnola. Di questo autore, nel corso degli anni, ho letto anche altri libri, ma nessuno è riuscito a farmi entusiasmare come quello che gli diede giustamente fama internazionale.

Mi appresto, dunque, a leggere Il folle di Dio in viaggio alla fine del mondo (Guanda, 2025, nella sempre scorrevole ed ottima traduzione di Bruno Arpaia) e...il libro mi cade dalle mani. È davvero difficile arrivare alla fine di questa sorta di cronaca di viaggio in Mongolia, in compagnia di alcuni vaticanisti e stretti collaboratori di Papa Francesco. Non nego che il libro abbia un qualche valore didattico, soprattutto grazie a determinate domande "scomode" fatte da un ateo a dei fedeli legatissimi al Vaticano. Ma mi domando dove sia il guizzo dell'immaginazione e della creatività letteraria. Mi domando dove finisce la letteratura in un "reportage" così "realista"...

Ovviamente, a lettura finita, scrivo la recensione. La mando l'altroieri; ieri muore Papa Francesco; non so se e quando uscirà la recensione. Di certo Cercas è idolatrato in Italia (non ho ancora letto una critica negativa o non elogiativa) e di sicuro il libro si venderà di più ora che Jorge Bergoglio è morto.

Scherzi del destino? Ironia della sorte? Misteri della fede...

sábado, abril 19, 2025

 La Lettera d'amore a Giacomo Leopardi di Antonio Moresco: un inno alla gioia, in un mondo che crolla a pezzi





Nessuno me l'ha chiesto, ma se qualcuno, oggi, 19 aprile del 2025, in procinto di vivere la Pasqua e la Pasquetta (si sia credenti o meno), mi chiedesse di scrivere una recensione dell'ultimo libro di Antonio Moresco, io non saprei da dove partire, mi metterei le mani nei capelli e risponderei solo con un sorriso, un applauso e un salto.

Sono anni che leggo tutto ciò che pubblica questo scrittore anomalo, inclassificabile, tenero e crudele, spietatamente realista (quando occorre) e incredibilmente lirico (in modo spontaneo, mai affettato). Sono anni che mi lascio sorprendere dalla scrittura di quest'uomo che non ha mai smesso di credere nella letteratura come strumento d'indagine della verità, cosciente del fatto che non esiste la Verità, ma tanti modi d'intenderla, d'intravederla, di approssimarcisi. Sono anni che mi lascio sorprendere perché per Moresco la vera letteratura deve fare proprio questo: aprire nuove strade, nuove ipotesi, nuovi percorsi di conoscenza. Ed ecco, allora, che la lettura di quest'ultima Lettera d'amore a Giacomo Leopardi (Milano, Solferino, 2025) mi permette di godere di nuovo di tutta la bellezza che impregna lo stile di Moresco, la sua lingua italiana piena d'ironia e d'invenzioni neologische pazzesche, la sua visione lirica e ironica e tremenda del mondo...

"Caro Giacomo,
è da tanto che volevo scriverti una lettera, scavalcando d'un balzo lo spazio e il tempo, che volevo mettere tutto ciò che in questi anni oscuri sento e penso dentro una lettera indirizzata a te. Ma non una lettera qualsiasi: una lettera d'amore" (id., p. 7).

Ecco: è così che comincia questa lettera che è un atto d'amore verso un poeta ammirato, letto, studiato, riletto e che è anche, al contempo, un viaggio. All'interno delle opere più famose e importanti del poeta di Recanati (i Canti, ma anche lo Zibaldone; le Operette morali, ma anche gli epistolari); ma anche all'interno del mondo contemporaneo in cui sia Moresco che il suo lettore si ritrovano a vivere e a sperimentare le crisi che, oggi, da più parti, ci circondano, ci preoccupano, ci fanno paura.

Questa lettera d'amore ci fa sentire la voce di Leopardi come una "vera presenza", nei termini di George Steiner, ovvero, come una persona reale che continua a parlarci e che ha saputo anticipare di due secoli molti dei problemi sociali, filosofici, esistenziali, culturali che stiamo vivendo in questi primi 25 anni del XXI secolo. Questa lettera d'amore ci permette di riascoltare la potenza dei versi de L'infinito e il senso profondo, spietato, delle molte riflessioni che il poeta con la gobba ha saputo sviluppare con la sua mente da ventenne isolato da tutti e "incarcerato" dal padre nella sua "prigione dipinta". Questa lettera d'amore sa farci ridere come pochi altri testi letterari di questi ultimi vent'anni, perché Moresco è capace d'infondere ironia, umorismo, comicità perfino a una lettera che poi diventa favola che a sua volta diventa operetta morale buffa piena di colpi di scena indimenticabili. 

In questa lettera il lettore contemporaneo potrà sentire Leopardi dire le parolacce e districarsi con acume nei registri colloquiali (a volte volgari) del nostro italiano attuale; in questa lettera il lettore contemporaneo potrà letteralmente volare in compagnia dell'autore e del poeta in un viaggio aereo che lo porterà a scoprire chi c'è all'interno del parlamento italiano (Roma), dove si nasconde Putin (Mosca), chi comanda veramente oggi gli Stati Uniti d'America (Washington). In questa lettera, che fa ridere e commuovere, che fa riflettere e fa paura, c'è tutta la carica dirompente dell'immaginazione e della potenza creativa di uno degli scrittori italiani più originali che ci abbia mai regalato la letteratura che nasce prorio da Leopardi, e da Dante, ma anche da Omero, e da Shakespeare, da Cervantes e da Kafka.

Sì, Antonio Moresco ci fa ascoltare la voce di Leopardi con passione e trasporto, ci fa volare sulla realtà tremenda del mondo in cui viviamo, ci fa ridere e ci fa emozionare fino quasi alle lacrime, per ricordarci che, in mezzo alle rovine di un mondo che crolla a pezzi, c'è ancora spazio (forse) per la bellezza. Questa lettera d'amore a Giacomo Leopardi è (forse anche) un inno alla gioia. O alla gioia che solo l'immaginazione può creare all'interno del buio e del dolore. Un inno alla gioia dell'immaginazione che sa riaprire il discorso sul mondo, che sa ricreare il mondo, che sa staccarsi dal mondo per vedere cosa c'è dietro (o di fianco o sotto o sopra). Viaggiate con Antonio Moresco, cari amici lettori. Volate insieme a lui e a Leopardi.

viernes, abril 18, 2025

 In Italia

Sono in Italia dal 12 aprile e non mi sembra vero. È da Natale che non torno, due o tre mesi non sono nulla, eppure, appena uno atterra a Fiumicino respira nell'aria l'aria di casa. Gli italiani sembrano sempre gli stessi: stress, faccia arrabbiata, cellulari onnipresenti, fretta senza senso, ingorghi, traffico della capitale invasa sia dai turisti che dai pellegrini per il Giubileo... I prezzi di alcuni alimenti basilari sono alle stelle: è quasi impossibile comprare un pacchetto di caffè che costi meno di 4 euro (il Lavazza è alle stelle: due pacchetti quasi 12 euro!); ma anche il latte, il pane, insomma, non so se ci sia l'inflazione, ma sta di fatto che è tutto aumentato (anche i libri; ormai 20 euro è il loro prezzo medio).

Arrivati in Abruzzo, le cime delle montagne sono ancora innevate. Una pioggierella insistente e minuscola rende il paesaggio davvero invernale. Fuori fanno 9 gradi e non potrò uscire in bici a perdermi tra le mie montagne, le mie radici, la natura di questi posti meravigliosi.

Leggo l'intervista che mi ha fatto la settimana scorsa una giornalista che lavora per un quotidiano online di cui non conoscevo l'esistenza. Come diceva Proust, fa sempre un effetto strano, appare sempre "alientante", ritrovare la propria voce plasmata nelle parole trasformate in testo stampato. Chi leggerà mai questo giornale? Chi sono i suoi lettori modello? Nell'intervista parliamo delle mie origini, di come, da un paesino delle montagne abruzzesi, sono finito a insegnare Letteratura Spagnola in Spagna agli studenti spagnoli (in effetti, è un po' paradossale). Giro l'intervista ad alcuni amici e colleghi ben selezionati. Molti mi rispondono con messaggi vocali d'affetto; altri con l'emoticon dell'applauso.

Sulla scrivania mi attende l'ultimo libro di Antonio Moresco, Lettera d'amore a Giacomo Leopardi (Milano, Solferino, 2025). Quest'anno ho avuto l'enorme fortuna di conoscere Antonio Moresco, d'invitarlo alla mia Università a dare una lectio magistralis sulla letteratura per l'infanzia e su quanto sia importante che questo tipo di letteratura faccia conoscere il Male ai bambini; non si può edulcorare la realtà e togliere il lupo cattivo da Cappuccetto Rosso (gli studenti lo guardano con gli occhi aperti, silenzio nella studio televisivo dove facciamo la tavola rotonda, a bocca aperta anche qualche collega che è venuto a sentirci). Non vedo l'ora d'immergermi nella sua scrittura, anche perché, ora che so come suona la voce di Moresco, nel leggerlo mi sembra di ascoltarlo. Di sentire quella voce un po' strascicata, un po' ironica, leggermente malinconica...

Stasera, invece, torno a Roma, per andare a prendere un amico che torna da Bruxelles e andare a cena tutti insieme, vicino a casa di mio fratello. Roma, che letta al contrario, in spagnolo, dà luogo alla parola che, secondo Joyce, "tutti conoscono", Amor... ovvero Amore...

 I compromessi "letterari" Un amico regista. Ho il "privilegio" e l' "onore" di avere un amico regista. Sp...